Una Chiesa “attenta” e “premurosa verso la sorte del suo popolo”. Con queste parole, papa Francesco ha descritto la realtà del cattolicesimo in Portogallo, ricevendone in udienza i vescovi, oggi in visita ad limina apostolorum in Vaticano.
Nella chiesa portoghese, il Santo Padre riscontra una “crescita della sinodalità, come scelta pastorale” delle diocesi, finalizzata ad un coinvolgimento dei fedeli nella “opera incessante di evangelizzazione e santificazione degli uomini”, si legge nel messaggio consegnato ai presuli.
Il Pontefice ha poi espresso apprezzamento per lo “zelo pastorale” e per le “numerose iniziative intraprese”, in particolare a partire dall’ultima visita ad limina, risalente al 2007, passando per la visita pastorale di Benedetto XVI in Portogallo, nel maggio 2010, fino ad arrivare alla Nota Pastorale per la promozione del rinnovamento pastorale della chiesa lusitana (2013).
Dai resoconti dei vescovi dell’ultimo quinquennio, il Papa ha dedotto “con grande soddisfazione”, che nella Chiesa portoghese, “pacifica” e “guidata dal buon senso”, “le luci superano le ombre”. Una Chiesa “ascoltata dalla popolazione e dalle istituzioni nazionali”, anche se “non sempre seguita”.
A fronte di un popolo “ospitale”, “generoso” e “religioso”, che “ama la pace e vuole la giustizia”, vi sono un “episcopato fraternamente unito”, “sacerdoti spirituali e culturalmente preparati”, “consacrati e consacrate fedeli al carisma dei loro fondatori”, “laici che esprimono con la loro vita nel mondo, l’effettiva presenza della Chiesa per uno sviluppo umano e sociale del paese”.
In questa linea di tentativi di vivere la comunione nella Chiesa e di contribuire alla sua presenza nel mondo, “si aprono più spazi per iniziative appropriate, in particolare per coloro che desiderano vivere l’esperienza del volontariato, nel campo delle catechesi, della cultura, della cura amorevole dei vostri poveri, dei fratelli emarginati, dei disabili, degli anziani”, ha sottolineato Francesco.
Al tempo stesso, il Santo Padre ha incoraggiato i vescovi portoghesi a “perseverare nell’impegno di evangelizzazione”, convinto che “una formazione veramente cristiana della coscienza è di estremo ed indispensabile aiuto anche per la maturazione sociale e per un vero ed equilibrato benessere del Portogallo”.
Di seguito, il Pontefice ha preso in esame i punti di debolezza della chiesa portoghese – con parrocchie in fase “stagnante”, bisognose di “ravvivare la fede” o troppo “centrate sul parroco” – esortando i presuli a non “perdersi d’animo per situazioni che provocano perplessità ed amarezza”.
Vi sono, poi, ha lamentato il Papa, “alcuni sacerdoti che, tentati dall’attivismo pastorale, non coltivano la preghiera e la profondità spirituale, essenziale per l’evangelizzazione”.
Altra nota dolente è rappresentata dal “gran numero di giovani che abbandonano la pratica cristiana, dopo il sacramento della Cresima”: una loro miglior cura pastorale, “potrebbe in futuro evitare situazioni di famiglie irregolari”.
Di fronte allo “sbandamento” di molti giovani, Bergoglio si è domandato: “la gioventù lascia perché ha deciso così? O decide così perché non è interessata all’offerta ricevuta? Non è interessata all’offerta perché essa non dà risposte ai problemi e alle questioni che oggi la turbano?”.
Secondo il Papa, molti giovani hanno da tempo “smesso di indossare il vestito della prima comunione”, mentre la comunità continua ad “insistere su cosa debbano indossare”.
Anche ai Dodici, Gesù domandò: “volete andarvene anche voi?” (Gv 6,67-69), tuttavia, a differenza di allora, “oggi la nostra proposta di Gesù è poco convincente”, anche perché “è difficile incontrarlo nella testimonianza di vita del catechista e di tutta la comunità che invia e sostiene”.
L’ostacolo più grande, tuttavia, è “il pensiero dominante che vede l’essere umano come apprendista-creatore di se stesso e completamente ubriaco di libertà”: in questo modo è “difficile accettare il concetto di vocazione nel senso più alto”.
L’invito del Santo Padre ai catechisti e alle comunità è quindi quello di “passare da un modello scolastico a un modello catecumenale”: non basta quindi la conoscenza “cerebrale” di Gesù Cristo ma è necessario l’“incontro personale” con lui, vissuto “nella dinamica vocazionale secondo la quale, Dio chiama e l’uomo risponde”.
Anche la chiesa portoghese ha bisogno di “giovani in grado di rispondere a Dio che li chiama, per tornare a formare famiglie cristiane stabili e feconde”.
Nonostante la nostra “indegnità totale” e la nostra “debolezza umana”, che era propria anche degli apostoli, secondo il Santo Padre, si tratta di obiettivi possibili: “Amati fratelli, non vi manca lo zelo apostolico, né lo spirito di iniziativa per ottenere questo risultato, con l’impegno dello sforzo umano, accompagnato dall’efficacia dell’ausilio divino”, ha poi concluso.