“L’eterno conflitto tra salvaguardia dell’ambiente e dei posti di lavoro non è più tollerabile. La produzione non può essere separata dal rispetto della dignità dell’uomo e dell’ambiente”. È quanto ha sostenuto monsignor Filippo Santoro, Arcivescovo di Taranto e Presidente della commissione CEI per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, intervenuto oggi al convegno Laudato si’. Rinnovare l’umano per custodire il Creato, svolto presso Expo Milano 2015 e promosso dalla stessa CEI e dal Padiglione della Santa Sede, in occasione delle celebrazioni per la Giornata nazionale per la custodia del Creato.
“Quanto accaduto a Taranto è l’esempio delle ferite inferte dalla corsa al profitto – ha proseguito mons. Santoro -. In questo senso, ritengo che l’Enciclica del pontefice possa rappresentare un respiro profondo per tutti quei territori martoriati da problemi ambientali e diventare altresì una sorta di laboratorio per le comunità che li abitano, trasformando quegli stessi luoghi in cantieri di speranza e in esempi virtuosi per la cura del bene comune». Superare l’individualismo, ricercare un nuovo stile di vita e andare oltre il dominio tecnocratico. Sono questi gli insegnamenti che possiamo trarre dall’Enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco e che dobbiamo tramutare in comportamenti concreti”.
“Tutto è connesso, tutto è in relazione – ha detto monsignor Santoro – non dobbiamo considerare i problemi in modo separato. Per questo la parola chiave è ecologia; un’ecologia ambientale, sociale e culturale, che parta dall’ascolto della realtà. Un’ecologia integrale, quindi, come ci richiama papa Francesco, che può aiutarci a superare l’individualismo e ad affrancarci dal dominio tecnocratico. Solo così saremo capaci di un nuovo stile di vita rispettoso del creato”.
L’incontro si è ispirato al magistero di Papa Francesco, che alla custodia del Creato ha voluto dedicare la sua nuova Enciclica e ha visto il contributo dell’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro, l’Ufficio Nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport e il Servizio Nazionale per il progetto culturale della CEI.
Al convegno è intervenuto anche il Ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti. “Io credo che l’appello del Pontefice alla “conversione ecologica”, ad una “ecologia integrale”, che sia ambientale, ma anche economica e sociale, si stia facendo strada. Le tematiche ambientali, quando escono dall’ambito della genericità e affrontano problemi concreti, di singole comunità, sono mosse spesso da logiche e interessi particolari: economici, politici. Sono territorio della tecnica, della scienza, e sovente purtroppo della propaganda. Il Papa, affiancato dall’impegno dei vescovi, ha avuto un effetto potente su questi argomenti perché giunge da una dimensione diversa, quella spirituale, e richiama un imperativo diverso, quello morale”.
Hanno impreziosito i contenuti del convegno le testimonianze di Simone Morandini della Fondazione Lanza, che ha evidenziato come l’Enciclica sia diventata occasione di dialogo anche interreligioso, Pierluigi Malavasi, che ha parlato del contributo dell’Alta scuola per l’ambiente dell’Università Cattolica da lui stessa diretta e da fra’ Roberto Lanzi, della comunità monastica di Siloe, che ha spronato ad “avere occhi nuovi per vedere il creatore nel creato”, cioè a riconsiderare ognuno il proprio stile di vita.
Infine, ha concluso i lavori monsignor Fabiano Longoni, dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della CEI. “Ci sono nel mondo – ha detto – ricchezze che non sappiamo considerare se non in termini di sfruttamento. Iniziamo allora a guardare il mondo come lo guarderebbero le altre creature e poi a “fare-verità” per una cultura ecologica che ci ponga dalla parte dell’ecosistema. Quindi ricostruiamo il nostro mondo a partire dalle fratture, dai disequilibri e dalle ingiustizie attraverso una forte azione educativa”.
Al termine del convegno, il ministro Galletti ha visitato il Padiglione della Santa Sede, accompagnato dal vice commissario Luciano Gualzetti.