“Lo Stato di Israele chiede con forza il ritorno ai negoziati diretti con la leadership politica palestinese. Ogni altro modo non porterà la pace e la tranquillità nella nostra regione. Il negoziato sia aperto, con ascolto reciproco e il rispetto della sicurezza reciproca. Questa è l’unica strada”. Sono le parole che il presidente Reuven Rivlin ha pronunciato ieri sera nella Sinagoga di Roma, dove si è recato dopo l’udienza con Papa Francesco, in Vaticano, e l’incontro con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al Quirinale.
Nel Tempio Maggiore, Rivlin è stato accolto calorosamente dalla comunità ebraica romana, in mezzo alla quale spiccavano la presidente della comunità ebraica Ruth Dureghello, il presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna, ed il rabbino capo Riccardo Di Segni. Anche l’ambasciatore di Israele Naor Glion è venuto a salutare il capo di Stato, che all’ingresso in sinagoga è stato accolto da lungo applauso, mentre sul fondo della sala sventolava una bandiera di Israele.
Accompagnato dalla moglie, il presidente ha risposto agli applausi ed al calore salutando e stringendo le mani di alcuni dei presenti. Al termine della cerimonia, ha poi scambiato con la comunità gli auguri di Rosh Hashanà, la festa del Capodanno ebraico. Nel suo discorso, il presidente ha rilanciato la via del dialogo; poi ha aggiunto: “Il nostro invito a venire a vivere in Israele non è una questione politica. E non mette in discussione il diritto degli ebrei di vivere da eguali in qualunque altro Paese. Siamo felici per ogni ebreo che decide di prendere parte attiva e far parte dello Stato ebraico: uno Stato democratico ed egualitario che rispetta ebrei, cristiani, musulmani, circassi e drusi. Tutti vengono rispettati”.
Commentando anche il recente accordo tra Stati Uniti e Teheran sul dossier nucleare, Reuven Rivlin ha sottolineato come Israele sia “fortemente preoccupato” a riguardo, in quanto “un vero cambiamento non può accadere in un attimo”, ma “la disponibiltà alla pace deve essere provata giorno per giorno, non con il rifiuto dell’esistenza di Israele e il sostegno al terrorismo”. Inoltre, essa “richiede educazione dei giovani, costruzione di fiducia, un dialogo prolungato”. “L’accordo con l’Iran è un segnale d’allarme”, ha quindi rimarcato. “Il fatto che finanzi il terrorismo in Libano, Siria, Iraq e Yemen significa che l’Iran è una minaccia non solo per Israele ma per tutto il mondo”. Parole forti, soprattutto se pronunciate a pochi giorni dal voto del Congresso Usa sull’intesa sul nucleare iraniano.