Un pomeriggio in chat con l’arcivescovo…

Monsignor Nosiglia ha risposto alle domande di 50 pellegrini giunte alla pagina #Sindone2015

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Mezz’ora di «chat» in diretta su Facebook per mons. Cesare Nosiglia: il Custode della Sindone ha risposto con grande cordialità e prontezza a oltre 50 domande pervenute in diretta alla pagina #Sindone2015.

Altre domande sono rimaste «in coda» fuori dalla chat, e ad esse l’arcivescovo di Torino risponderà indirettamente al più presto. Si è spaziato su tutti i temi della realtà Sindone: il significato del Telo per la fede cristiana, la presenza all’ostensione di tanti credenti di altre confessioni cristiane, di islamici, di non credenti: per tutti – ha osservato mons Nosiglia – la Sindone è prima di tutto un grande segno di speranza, anche nella rappresentazione del dolore e della morte che essa ci propone.

Uno spiraglio aperto per nuove ricerche scientifiche: il Custode ha detto, fra l’altro, che non si possono escludere studi non invasivi, che aiutino a conoscere sempre meglio la realtà del Telo. Nei mesi che hanno preceduto l’ostensione, e poi dal 19 aprile, gli account di Sindone 2015 hanno accompagnato la preparazione e la celebrazione dell’ostensione raccogliendo migliaia di sostenitori e contribuendo a diffondere la conoscenza della Sindone.

«Giovani: siate testimoni di gioia per i giovani»: l’invito di monsignor Cerrato La prima missione dei giovani è quella di essere testimoni di gioia per i giovani. È questo l’invito risuonato ieri sera in Duomo, durante la Messa davanti alla Sindone presieduta da monsignor Edoardo Aldo Cerrato, vescovo di Ivrea, insieme con monsignor Luigi Bettazzi, vescovo emerito. Di fronte a loro 300 ragazzi della diocesi eporediese a cui la celebrazione eucaristica era particolarmente dedicata e che in serata avevano già fatto il percorso di visita alla Sindone con altri 1500 fedeli provenienti da diversi vicariati della diocesi di Ivrea.

È stato un pellegrinaggio a lungo preparato, come ha avuto modo di sottolineare lo stesso monsignor Cerrato, con incontri in periodo di Avvento e poi durante la Quaresima. E tuttavia un’occasione di festa per tutta la comunità, che con un foulard giallo al collo ha coperto gli 800 metri di cammino facendo tappe di riflessione davanti ai pannelli dei Santi Sociali torinesi: primi fra tutti San Giovanni Bosco, nel bicentenario della nascita, e Pier Giorgio Frassati, torinese, morto a soli 24 anni, di cui ricorrono sempre quest’anno i 25 anni dalla beatificazione e il cui altare è proprio nel Duomo di Torino. La memoria e l’esempio di Pier Giorgio Frassati sono stati al centro dell’omelia di monsignor Cerrato nella Messa dedicata ai ragazzi: «Carissimi ragazzi, c’è, qui con noi Pier Giorgio Frassati, che, nelle parole di San Giovanni Paolo II, ci testimonia che la santità è possibile per tutti e che solo la rivoluzione della carità può accendere nel cuore degli uomini la speranza di un futuro migliore. Questo vostro coetaneo ha sicuramente molto da dirvi qui, davanti alla S. Sindone, e quando ritornerete a casa».

Il modello del beato Frassati risponde alla domanda che tutti i giovani si pongono: «Vuoi essere felice? – questa la provocazione di Mons. Cerrato – Eh sì, perché potresti anche avere tutto quel che ti pare e piace, ma non è questo a darti la felicità. E tu lo sai. La felicità che il tuo cuore desidera, la felicità a cui ogni uomo anela, è l’incontro con Uno che mi dice: Io sono il Tuo Dio; sono con te, sono per te, mi sono fatto uomo, io, l’infinito, il mistero che avvolge ogni cosa, mi sono fatto uomo perché tu possa essere partecipe della vita di Dio. Sono venuto a cercarti per darti la certezza che tutto ha un senso dentro il progetto grande di una vita che si svolge quaggiù, ma che è destinata a continuare eternamente nella pienezza di cui ora puoi intravedere soltanto un bagliore».

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ZENIT Staff

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