“Fermare la colonizzazione ideologica della teoria del gender nelle scuole e difendere i nostri figli, riaffermando il diritto dei genitori all’educazione come stabilito dall’articolo 30 della Costituzione”. Questo il tema della manifestazione nazionale del prossimo 20 giugno, in piazza San Giovanni a Roma, promossa dal Comitato Difendiamo i nostri figli.
L’evento è stato presentato oggi, nella Capitale, in una conferenza stampa presso l’Hotel Nazionale di Piazza Montecitorio. Hanno partecipato i principali promotori dell’iniziativa, fra cui il neurochirurgo Massimo Gandolfini, portavoce del Comitato, il giornalista Mario Adinolfi e l’avvocato Simone Pillon.
Bersaglio principale della manifestazione sono le linee guida educative promosse dal Ministero dell’Istruzione per combattere bullismo e discriminazione nelle scuole ma che, secondo il Comitato, finirebbero per sostenere l’idea di educare i bambini come se non esistessero differenze biologiche fra maschi e femmine.
“Difendiamo i nostri figli si è costituito pochi giorni fa – ha sottolineato il dottor Gandolfini – come risposta a una situazione di emergenza. Nasce dall’unione di persone provenienti da diverse associazioni che, organizzando conferenze, incontri e dibattiti in tutta Italia, hanno riscontrato l’ignoranza di tante famiglie su come sono educati i propri figli e la conseguente preoccupazione una volte che ne sono informate adeguatamente. Così abbiamo pensato di dare voce al disagio di chi, stufo di essere maggioranza silenziosa, vuole attivarsi contro lobby ideologiche e culturali le cui idee non sono realmente condivise dalla maggioranza della popolazione”.
Il Comitato si dichiara apartitico, aconfessionale e aperto anche al contributo del mondo ateo. Ha ottenuto adesioni non in ambito cattolico ma anche da soggetti facenti capo ad altre confessioni cristiane e alle comunità islamiche, ebraiche e perfino sikh. “Non siamo finanziati da nessuno – ha evidenziato Gandolfini – e ci sosteniamo da soli. Non abbiamo dietro partiti o gruppi di potere, ma puntiamo all’adesione di persone vogliose di dare vita a un nuovo movimento che parta dal basso, da Piazza San Giovanni come simbolo di tutte le piazze italiane. Una nuova forma di cittadinanza attiva. Per questo la nostra manifestazione è qualcosa di completamente diverso dal Family Day del 2007. Vogliamo anche lanciare un messaggio al Parlamento che sembra aver perso cognizione del sentire comune della gente. Ci aspettiamo che deputati e senatori lo colgano e che tutto possa essere l’inizio di un qualcosa di più grande. Ben venga l’aiuto di tutti”.
Prevedendo una nuova ondata di polemiche, il dottor Gandolfini ha precisato con decisione che la manifestazione “non ha nulla contro gli omosessuali né contro le politiche di lotta al bullismo e alla discriminazione nelle scuole. Quello a cui ci opponiamo – ha continuato – è l’ingresso surrettizio della teoria del gender nell’educazione scolastica”. Inevitabile un riferimento al disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili, sostenuto dalla maggioranza di Governo e in discussione al Senato: “Il ddl Cirinnà non è un tema della manifestazione del 20 giugno, ma certamente non possiamo non pensare all’istituto della famiglia naturale, garantito dalla Costituzione eppure così attaccato su più fronti. Dobbiamo riaffermarne il suo insostituibile ruolo sociale insieme al diritto di ogni bambino di crescere con una mamma e un papà”, ha quindi concluso il presidente del Comitato Difendiamo i nostri figli.