Seduto ai bordi del campo sportivo, guardavo la squadra di calcio allenarsi. Ma, prima della partita, l’allenatore con i giocatori attorno, suggeriva le tecniche, l’organigramma della partita, le varie strategie che lui, volta per volta, avrebbe suggerite dai bordi del campo.
E’ seguita subito la partita che li vedeva sfidare la squadra del paese.
Dalla panchina partivano perentori suggerimenti, severi richiami, esortazioni verso i giocatori già coinvolti nel fervore del gioco.
Mi meravigliavo che perfino un tono di voce contenuto arrivasse ai giocatori. Solo il centromediano sembrava scorribandare con troppa scioltezza e anarchia. Sembrava non obbedire, non sentire e non badare alla voce proveniente dal bordo campo.
Richiamato all’ordine…si scusò dicendo che la passione, la concitazione del gioco e il chiasso d’attorno lo avevano distolto, travolto tanto da non saper distinguere, tra le tante, la voce del suo allenatore.
Con maggior attenzione e impegno ha cercato anche lui a prestare il massimo ascolto a chi aveva in mano il gioco e la strategia della partita, memorizzando così il particolare timbro di voce che lo doveva guidare in campo e armonizzare con la squadra anche la sua prestazione.
Siamo chiamati a giocare nello stadio di Dio, chiamati al massimo rendimento, fino a giocarci la vita. E’ Gesù il dirigente della partita.
La vittoria è assicurata a chi, affinando l’udito, sa distinguere il timbro della sua voce, pur nella concitazione delle passioni, e sa ascoltare le direttive vincenti anche tra il vociare delle cose e delle persone all’intorno.
Ciao da p. Andrea
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