Non so se mai hai ascoltato in chiesa la recita dei salmi da parte di chierici, o di frati o di suore che dal coro fanno arrivare la loro voce salmeggiante. Avvertirai che il salmo inizia con una nota, ma termina con un’altra e per lo più calante.
Meno male che all’inizio del salmo seguente interviene il diapason del capo coro…per ridare il tono concordato.
Ricordo che in noviziato, il nostro capo coro, faceva sedere all’organo un confratello perché tenesse sempre la nota sulla quale basare la recita dei salmi. Senza questa nota tenuta in continuazione, anche non volendo, si cala di tono.
Mi sono accorto che questo calo di tono è normale anche nella vita di chiunque si impegni a tenere la tonalità di Gesù. Se vuoi non calare di tono, se non vuoi perdere questo accordo vitale, è necessario che qualcuno si impegni in continuazione a ricordartelo e tu ricordarlo a loro.
Il ricordarci sempre, in ogni momento, il tono della parola di Dio, crea l’accordo che fa gustare l’armonia di Gesù; e Gesù stesso assicura la sua presenza nella comunione di chi vuole vivere questa coralità ed è garanzia di profonda armonia che allieta e avvince chiunque ascolti o desideri partecipare.
Forse non sempre andare in coro a recitare salmi crea armonia; ma posso assicurarti che andare a pregare in armonia con i fratelli è il “coro” che arriva a rallegrare l’orecchio di Dio. E allora Lui ti rivela il suo Paradiso che è coralità tra il Padre e il Figlio nella comunione dello Spirito Santo.
Ciao da p. Andrea
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