Il sentimento del tempo, la nostalgia del tempo, lo spirito del tempo… La gamma di sfumature con cui l’essere umano è capace di declinare questa fondamentale dimensione della propria esistenza è quasi infinita. Legata com’è a variabili percettive che cambiano verso con le diverse stagioni della vita.
Giuseppe Ungaretti intitolò Sentimento del tempo una delle sue opere più conosciute. Una raccolta di versi che esprime da un lato una profonda malinconia nei confronti del tempo perduto, e dall’altro il manifestarsi di un anelito religioso, confermato dalla conversione del poeta al cattolicesimo.
Il grande psicoanalista Jean-Bertrand Pontalis sosteneva, a proposito della nostalgia del tempo, che il nostalgico non idealizza il passato, non volta le spalle al presente, ma a ciò che muore. E si augurava di poter ritrovare ovunque – anche cambiando continente, città, amore, mestiere – il proprio paese natale, quello dove la vita rinasce: “Il desiderio che la nostalgia reca in sé non è tanto il desiderio di un’eternità immobile ma di nascite sempre nuove. Allora il tempo che passa e distrugge cerca di mutarsi nella figura ideale di un luogo che resta. Il paese natale è una delle metafore della vita”.
Scriveva negli anni Novanta il grande critico letterario Giuseppe Petronio (1909-2003), sintetizzando il suo giudizio sullo spirito del tempo di fine secolo: “Siamo in un territorio di frontiera che non appartiene a nessuno e arranchiamo rischiosamente verso la riva che intravediamo appena, senza avere il tempo e il coraggio di voltarci e di guardare indietro, verso la riva che ci siamo lasciati alle spalle. Ecco perché i nostri ultimi trent’anni io non li racconto, e mi limito solo a tesservi intorno una mia ragnatela di impressioni e di sfoghi. A vedere e giudicare saranno i posteri: un domani lontano in cui quella che oggi è cronaca sarà storia, e sarà possibile, se ci si metterà d’impegno, capirci qualcosa e stenderne un ordinato racconto”.
La poesia è un esercizio creativo perennemente in bilico tra presente e memoria. Per confermare questo enunciato, abbiamo scelto, fra le numerose poesie inviateci dai lettori e dai poeti di ZENIT, una serie di componimenti tra loro diversi per soggetto e ispirazione. Ma accomunati da un medesimo segno poetico: il tempo.
Si va così dai ricordi di gioventù testimoniati da indimenticabili “icone” generazionali (Giovani beat di Fantino Mincone) all’indugiarsi nell’addio di un ultimo saluto (Sera d’inverno di Giancarlo Castagna). Dal sonno di una dolce tristezza (Il mondo analizzato di Pietro Pancamo) al fugace abbraccio con essenza d’eterno (Presenza di Pasqualina Di Blasio), al fuggitivo percorso del “treno bianco” di Lourdes (Corre il treno di Rita Nardon).
Sono componimenti molto belli. Li sottoponiamo, senza ulteriori considerazioni, all’attenzione dei lettori, invitandoli a un singolare “esperimento poetico”: leggere le poesie facendo emergere, attraverso la lettura, la loro personale percezione del tempo. Insieme al piacere della lettura, la poesia avrà assolto così alla sua fondamentale funzione di momento ricognitivo della psiche, di catalizzatore disvelante le ragioni del sentimento e, in ultima analisi, di strumento per una migliore conoscenza di noi stessi.
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GIOVANI BEAT
di Fantino Mincone
Nei prati
deflagrazione di colori
come onde erranti
e sciami di note a fior di pelle
a creare estasi ed illusioni.
Indomite vibrazioni
e nell’erba fruscii
strani di dischi in vinile
in giovanili stagioni
di respiri ansimanti
e muti abbracci
tra fiori e farfalle
cadenzando i palpiti
al ritmo della natura
che intorno esplodeva
in infinite inflorescenze
di primule innamorate.
La vita cullava i sogni
e noi (figli dei fiori)
felici del presente
contavamo nel progetto
globale di “peace and love”
proiettati in un avvenire
di ideali beat… frantumati
contro il muro del tempo!
Fantino Mincone è nato e risiede a Torrevecchia Teatina, in provincia di Chieti. Sposato da 35 anni, ha tre figlie e due nipoti. Ha frequentato studi classici e il primo anno di teologia al Seraphicum di Roma. Ha pubblicato un romanzo autobiografico. Come poeta ha avuto diversi riconoscimenti e le sue opere sono presenti in varie antologie.
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SERA D’INVERNO
di Giancarlo Castagna
Sera d’inverno, gelida e serena,
già l’aria chiara in cielo trascolora
ed a tramonto si fa rosso fuoco
il sole che pian piano se ne va.
S’en va pian piano, come in un sospiro
di saluto alla terra che abbandona,
s’en va pian piano come chi per mare
lascia la cara donna che innamora.
Un ultimo saluto: ormai la sera
è padrona del mondo e non perdona
più oltre l’indugiarsi nell’addio.
Ma io mi fermo ancora a ricercare
l’ultima luce e l’ultima speranza
né mi basta sapere che domani
ancora rivedrò l’astro splendente.
Sempre il timor m’assale ché il domani
incerto è ancora e l’attimo fuggente
certezza non mi dà dell’avvenire.
Sorge l’algida luna e pur le stelle,
spiragli aperti sopra l’infinito,
cercan darmi conforto, ma in Te solo
trovo la pace che tanto desìo:
in Te solo porrò la mia speranza
che sempre consolò l’animo mio.
Giancarlo Castagna è nato a Castelli Calepio in provincia di Bergamo. Ha fatto studi classici ed ho frequentato per alcuni anni l’Università Cattolica. Consulente amministrativo, appassionato di sport, è sposato ed ha tre figli e otto nipoti. Ha scritto molte poesie in gioventù e da qualche anno ha ripreso a scrivere per esprimere i suoi sentimenti e le sue sensazioni più profonde.
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IL MONDO ANALIZZATO
di Pietro Pancamo
Desideri esplosi nel cielo
mimano le stelle.
Regni abissali di vita,
fiorita nel respiro di Dio.
Leggende di anime affogate nel buio
sotto la volta di sentimenti castrati.
Malinconia: il pensiero animato di sole
rattrappito
nel sonno di una dolce tristezza.
E la morte vive all’inchinarsi del tempo
all’imbrunire della voce
in questa via del pensiero
ghiaiosa d’amore.
E gli uomini
(sogno di Dio, ossessione della morte)
spengono una scintilla
umida di storia;
ascoltano un nome
raggiato di follia.
Pietro Pancamo è redattore di Viadellebelledonne, uno dei blog letterari più seguiti in Italia, e ha collaborato come recensore col sito dell’edizione fiorentina del Corriere della Sera. Dopo aver dato alle stampe la silloge Manto di vita (Ed. Lietocolle) ed essere stato incluso in Poetando (antologia edita da Aliberti e curata da Maurizio Costanzo), si è visto pubblicare una breve raccolta di versi nel blog Poesia della Rai e dedicare una puntata del programma Poemondo della radio della Svizzera italiana. Di recente la Longanesi lo ha selezionato per un e-book antologico che sarà presto online.
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PRESENZA
di Pasqualina Di Blasio
Presenza viva
in una stanza ferma
in ombra-penombra.
Seppure Invisibile
quantunque spogliata
di carne e di sensi…
nel fugace abbraccio
ha sostanza di Bene
uguale a quello di sempre.
Con essenza d’Eterno.
Pasqualina Di Blasio è nata a Montesarchio (BN), ha conseguito la Laurea in Lettere presso l’Università Cattolica di Milano ed insegna Lettere all’Istituto Comprensivo “A. Manzoni” di Cormano (Milano). Ha due figlie. Ha pubblicato diverse sillogi poetiche ed ha partecipato a concorsi di poesia ottenendo menzioni speciali. Collabora con blog letterari.
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CORRE IL TRENO
di R
ita Nardon
Corre il treno,
lo chiamano il “treno bianco”.
Corre a Lourdes.
Madre,
tu vai ad incontrare un’altra Madre.
Due donne che si incontrano,
il loro silenzio si fa preghiera,
si fa contemplazione, si fa offerta.
Stai riposando sul treno che fugge,
la tua mano sorregge il volto tuo bello
che appena appena si piega,
no, non si spezza
sul calvario della vita
e dona i suoi ottant’anni.
Ammiro la foto che ti ho fatto:
il tecnico che chiede il “ciis” per sorridere
dice che il ritratto è sfocato…
ma tu hai il fuoco nel cuore.
In questo momento
la stanchezza ti avvolge…
sei serena… riposi…
pensi, certo, ai tuoi figli,
per loro brucia il tuo amore.
Perché Dio ha voluto renderti così bella
tanto che io
ti possa sempre contemplare?
Quei tuoi occhi così profondi,
i tuoi capelli imbiancati
sotto la spinta dell’età
che ti rende sempre più grande
e stupenda.
Sei mia madre!
Nardon suor Rita è nata a Lavis (Trento) nel 1946. Assistente sociale, risiede in Albano Laziale (RM) e appartiene alla Congregazione delle Suore di Gesù Buon Pastore.
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Inviando le loro opere alla Redazione di ZENIT, gli autori acconsentono implicitamente alla pubblicazione sulla testata senza nulla a pretendere a titolo di diritto d’autore.
Qualora i componimenti poetici fossero troppo lunghi per l’integrale pubblicazione, ZENIT si riserva di pubblicarne un estratto.