Perché tanti giovani rifiutano di sposarsi e scelgono la strada della convivenza? Che cosa spinge le nuove generazioni a non credere nella bellezza del matrimonio?
Forse le radici di questo triste fenomeno dovrebbero essere cercate nell’educazione che i giovani ricevono (o non ricevono) dalla famiglia.
Negli ultimi anni si sono venuti a creare troppi vuoti formativi nel corso della crescita dei figli. Sono il frutto dell’atteggiamento di genitori che rinunciano alla loro fondamentale funzione educativa, soprattutto nel momento dell’adolescenza.
Quante volte sentiamo dire: “Io lo lascio libero, deciderà lui quando sarà maggiorenne…”. Oppure: “Non voglio condizionarlo, deve essere lui a scegliere liberamente”.
Uno sguardo buonista potrebbe interpretare tutto ciò come un’opportunità ed un segno di rispetto della libertà dei ragazzi. In realtà, simili atteggiamenti non possono che generare disastri.
Oggi i giovani devono costantemente confrontarsi con il bombardamento di messaggi ingannevoli di certi mezzi di comunicazione, che spingono a coltivare la non-cultura del non-impegno.
Se mamma e papà creano un vuoto formativo, cominciano i guai. Il posto dei genitori potrà essere preso da “educatori supplenti” come la televisione, Internet o certe riviste per adolescenti che pretendono di spiegare ai ragazzi i segreti della vita.
Basta accendere la TV per trovarsi di fronte ai modelli imposti dalla dittatura degli indici d’ascolto. Pensiamo, ad esempio, a certi reality show in cui trionfano l’uomo donnaiolo e perditempo o la fanciulla disponibile a tutto pur di conquistare cinque minuti di celebrità.
Tanti ragazzi vengono “educati” dalle interviste di cantanti ed attori che passano da una love story all’altra, immergendosi nella cosiddetta “bella vita” dei festini in discoteca.
Certi esempi di non-cultura del non-impegno sono veramente dannosi per i giovani, che avrebbero bisogno, invece, di punti di riferimento precisi.
Sicuramente sarebbero molto apprezzati. I giovani non desiderano altro che trovare sulla loro strada valori forti, buoni maestri, indicazioni chiare di percorsi da seguire.
Purtroppo, oggi, i messaggi che i ragazzi ricevono da alcuni mass media contribuiscono a creare un terreno fertile per accogliere la non-cultura del non-impegno. Un inguaribile timore di sognare e di fare progetti.
Basta riflettere sull’uso sempre più frequente di una parola che viene utilizzata per definire i legami amorosi. Due persone che si amano, secondo il linguaggio comune, vivono “una storia”.
Questa parola, di per sé, rappresenta un inganno. Una “storia”, infatti, ha sempre un inizio ed una fine. Quindi, parlare di “storia”, significa automaticamente parlare di un rapporto incerto, non duraturo, racchiuso in un periodo di tempo. E’ qualcosa che, prima o poi, finirà.
Questa espressione, di fatto, rappresenta la negazione di ciò che dovrebbe essere il vero amore: un legame eterno, intramontabile, infinito.
Ma la non-cultura del non-impegno tende a trasformarlo in qualcosa di provvisorio, che si consuma e si distrugge nel tempo.
Aiutiamo i giovani a ritrovare la gioia di sognare e di scommettere sul futuro! Aiutiamoli a riscoprire la bellezza di un amore basato sulla fedeltà e sull’impegno! Ne hanno veramente bisogno.