Utero in affitto: una proposta di moratoria all'ONU

Il quotidiano “La Croce” si schiera a difesa dell’Italia sanzionata dalla Corte di Strasburgo e annuncia una grande manifestazione a Roma per il prossimo 13 giugno

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Una moratoria contro l’utero in affitto e un nuovo grande raduno per la famiglia e per la vita in programma per giugno. Sono le nuove iniziative lanciate tra ieri e oggi dal quotidiano La Croce, giunto alla terza settimana di pubblicazioni.

La prima delle proposte trae spunto dalla tragedia realmente accaduta – e pressoché ignorata dalla stampa mondiale – a Sushma Pandey, 17enne indiana morta a causa dei trattamenti ormonali di stimolazione ovarica propedeutici alla fornitura di ovuli per una procedura di maternità surrogata acquistata da due ricchi occidentali.

“Nella neolingua di chi pensa che esista un diritto ad avere un figlio – ignorando l’unico vero diritto che è quello di un figlio a non essere considerato un prodotto da acquistare tramite contratto di compravendita (oltre a quello di avere un papà e una mamma che non l’hanno ridotto a cosa) – alcuni governi hanno consentito al varo di normative che prevedono la ‘gestazione di sostegno’, la ‘gestazione per altri’ o, appunto, la ‘maternità surrogata’. Sono tutte espressioni che servono a mascherare la realtà dei fatti”, si legge nel testo della petizione indirizzata al segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon e, per conoscenza, al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e al presidente dell’Europarlamento, Martin Schulz.

Il bambino concepito artificialmente con tale sistema, da essere umano viene degradato a “prodotto”, oltretutto oggetto di un negozio a titolo oneroso, nel caso specifico la locazione dell’organo femminile finalizzato a custodire la vita prenatale.

“I firmatari di questo documento affermano che le persone non sono cose, gli esseri umani non possono mai essere considerati oggetti, meno che mai i bambini. I figli non si pagano”, si legge nella petizione.

“Il desiderio di avere un figlio – prosegue il testo – è un desiderio naturale che non può travalicare i limiti della natura stessa e mai e poi mai legittima l’attivazione di meccanismi di compravendita che reificano la persona umana”.

La Croce denuncia anche l’ipocrisia per la quale le donne definite “donatrici d’ovulo”, in realtà si sottopongono a pagamento alla stimolazione ovarica, tramite bombardamento ormonale, pratica medica che sovente cagiona “danni pesantissimi alle donne che vi si sottopongono (fino alla morte, come nel caso di Sushma Pandey)” e della quale i “veri lucratori” sono principalmente le “agenzie specializzate”, mentre le madri surrogate – quasi sempre donne in serie difficoltà economiche – ricevono solo una piccola percentuale della transazione.

Quando poi il bambino viene al mondo “viene adagiato solo per qualche secondo sul petto della madre partoriente per tranquillizzarlo, e viene poi brutalmente strappato non appena cerca di avvicinarsi al suo seno, per essere consegnato nel pianto disperato alla coppia di ricchi che quel bambino s’è comprato”.

I sottoscrittori chiedono dunque ai paesi (India, Cina, Bangladesh, Thailandia, Russia, Ucraina, Grecia, Spagna, Regno Unito, Canada e otto Stati degli USA) che lo consentono, di “aderire ad una moratoria immediata sull’applicazione delle proprie normative sull’utero in affitto e di impedire che a tale pratica possano accedere coppie di stranieri”.

Nel testo della petizione si fa anche notare un paradosso: se nella maggior parte dei paesi asiatici dove l’utero in affitto è legale, si sta andando verso delle restrizioni quando non (come in Thailandia) verso la totale abolizione della normativa, nella ‘civile’ Europa, l’Italia viene sanzionata dalla Corte di Strasburgo per non aver ancora legalizzato la pratica della genitorialità surrogata.

“Noi siamo italiani orgogliosi del nostro Paese che considera inaccettabile questa violazione plateale dei diritti elementari della donna e del bambino. Per questo diciamo e chiediamo a tutti i cittadini del mondo di dire con noi – in tutte le lingue per arrivare attraverso i governi nazionali e le associazioni interessate fino all’assemblea generale delle Nazioni Unite – che i figli non si pagano e gli uteri non si affittano”, si legge nella petizione, che chiederà all’assemblea dell’ONU di mettere ai voti la proposta di moratoria “nel rispetto particolare che si deve ai soggetti più deboli che più fatica fanno a far valere i propri diritti umani e civili come le donne in condizioni di bisogno e i bambini appena nati”.

La proposta di moratoria sarà sostenuta da varie iniziative, tra le quali un raduno, promosso sempre da La Croce, in programma per il prossimo 13 giugno, alle ore 15, al Palalottomatica di Roma (struttura dalla capienza di circa 15mila posti), al quale saranno invitate tutte le famiglie d’Italia, anche per manifestare il proprio appoggio ai diritti dei più deboli, nello specifico, le donne sottoposte per pochi soldi alla pratica dell’utero in affitto, mettendo a repentaglio vita e salute, e i bambini cui viene negato il diritto ad essere cresciuti da un papà e una mamma.

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Il testo della petizione, con relativo spazio per tredici firme, è ricavabile dalla pagina 3 de La Croce di mercoledì 28 gennaio 2015, e stampabile anche su questo link

La petizione andrà poi inviata a:

La Croce

Piazza del Gesù 47

00186 Roma

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Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

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