Vangelo
Mc 4,1-20
Lettura
Dopo un’accoglienza che era stata entusiasta, Gesù sperimenta nella sua Galilea l’abbandono da parte di tanti discepoli. Per rincuorare quelli rimasti, «parla loro in parabole», con immagini che invitano alla perseveranza. La prima parabola è quella della semente; spiegata in tutti i suoi particolari dallo stesso Gesù, il quale s’identifica con il seminatore e chiede al discepolo di verificare che tipo di terreno sia il suo cuore nel quale è seminata la Parola.
Meditazione
Anche noi che frequentiamo la chiesa quotidianamente, rischiamo di cadere nello sconforto. Siamo sempre di meno, sempre più anziani. A guardarci intorno, sembra che la Chiesa non abbia futuro. Eppure dobbiamo dar credito al Signore, egli sa come incoraggiarci. Facciamolo, partendo dalla finale della parabola e fermiamoci sul terreno buono che sono «coloro che ascoltano la parola, l’accolgono e portano frutto nella misura chi del trenta, chi del sessanta, chi del cento per uno». Un tempo l’assegnazione di queste percentuali era ben definita: a cento giungevano solo i consacrati alla vita contemplativa, perché si applicava loro la frase detta da Gesù su Maria di Betania che si era scelta la parte migliore. A sessanta arrivavano i sacerdoti e i consacrati di vita attiva, i quali, dovendo operare “nel mondo”, ne subivano, talvolta, le insidie. Il trenta era per i laici che erano rimasti “nel mondo”. Non a caso, per molti secoli le canonizzazioni della Chiesa sembravano dar ragione a chi divideva i cristiani in tre categorie ben visibili. C’è voluto il Concilio Vaticano II per affermare che la santità è vocazione che riguarda «ogni discepolo di Cristo, a qualsiasi condizione appartenga. È dunque evidente che tutti coloro che credono nel Cristo di qualsiasi stato o rango, sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità» (Lumen Gentium, 40), a quella santità che fa fruttificare la Parola al cento per uno. Gli ostacoli non mancano per nessuno, e sono quelli che, in modo figurato, Gesù descrive nella parabola, ma il rimedio ce lo suggerisce lo stesso numero della Lumen Gentium: «Poiché tutti commettiamo molti sbagli, abbiamo continuamente bisogno della misericordia di Dio e dobbiamo ogni giorno pregare: Rimetti a noi i nostri debiti». La santità, infatti, non coincide in un’impeccabilità impossibile, ma nell’accoglienza radicale e continua del perdono di Dio, ricevuto soprattutto tramite i sacramenti.
Preghiera
«Beato l’uomo che teme il Signore e trova grande gioia nei suoi comandamenti. Spunta nelle tenebre come luce per i giusti, buono, misericordioso e giusto. Egli dona largamente ai poveri, la sua giustizia rimane per sempre, la sua potenza s’innalza nella gloria» (dal Salmo 112).
Agire
Troverò un po’ di tempo per rileggermi la parabola e applicarla alla mia situazione concreta.
Meditazione a cura dei Monaci dell’Abbazia di Sant’Eutizio (Piedivalle di Preci – Perugia), tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it