Il cardinale Dziwisz ad Auschwitz: "La pace è l'ultima parola di Dio"

L’arcivescovo di Cracovia presiede una Messa in memoria delle vittime della Shoah in un Centro di Preghiera alle porte del lager, davanti a 300 sopravvissuti e alle autorità di 40 paesi

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Sono trascorsi 70 anni dall’abbattimento dei cancelli del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, cuore dell’orrore nazista in Polonia, da parte delle truppe sovietiche. Per ricordare questo capitolo buio della storia umana, in quella che dal 2005 le Nazioni Unite hanno proclamato come Giornata della Memoria, il cardinale Stanisaw Dziwisz ha presieduto una Santa Messa presso il Centro di Dialogo e Preghiera di Oświecim, in onore delle circa un milione e duecentomila persone morte nel campo, il 90% ebrei.

Alla funzione presieduta dal metropolita di Cracovia, storico segretario particolare di Giovanni Paolo II, erano presenti, tra gli altri, circa 300 ex prigionieri sopravvissuti di Auschwitz, il presidente polacco Bronislaw Komorowski, il Nunzio Apostolico mons. Celestino Migliore, il vescovo di Bielsko-Żywiec, Roman Pindel, i rappresentanti delle massime autorità di 40 paesi e della comunità locale e i dipendenti e volontari del Centro.

Durante la sua omelia, il cardinale Dziwisz ha sottolineato che “riguardo alle domande circa la presenza di Dio nell’inferno di Auschwitz, bisogna ricordare che l’ultima parola di Dio è la pace”. ”La pace è un dono di Dio – ha detto il porporato – che è necessario chiedere a Lui. È per questo che siamo riuniti qui oggi per pregare prima di fare il passo successivo. Ma il passo successivo si deve fare con la testimonianza sulla storia di quello che è successo”.  

Ricordando quindi “il grido delle vittime soffocato con terribile violenza”, l’arcivescovo di Cracovia ha esortato quindi “a prendere la questione della responsabilità dell’uomo insieme ad un atteggiamento di pentimento e cuore contrito”.

Uno dei momenti più alti della celebrazione è stata la preghiera interreligiosa ed ecumenica presso l’ex campo di Birkenau, che si è conclusa con l‘accensione dei lumi nel luogo delle esecuzioni dei prigionieri da parte dei nazisti.

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Mariusz Frukacz

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