La trascendenza e l'immanenza nel cammino ecumenico

Chiudendo la settimana dedicata all’unità dei Cristiani, il Papa indica la via da percorrere

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Quest’anno la settimana per l’unità dei Cristiani ha visto una fioritura di iniziative di base, specialmente da parte cattolica, anche nelle zone dove minore è l’insediamento delle altre Chiese: segno che lo spirito ecumenico, con il pontificato di Bergoglio, è ritornato a soffiare con forza.

Si attendeva la parola finale del Papa, che è stata pronunziata in San Paolo fuori le Mura, in occasione dei Vespri solenni.

La lettura del Vangelo era costituita dall’episodio della Samaritana: “Perché tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me che sono samaritana?”.

Gesù non si mette a discutere con la donna delle reciproche differenze dottrinali, ma parla soltanto di quello che unisce, del nucleo delle verità ultime e comuni tra i credenti.

Normalmente, in queste occasioni, si ripeteva – sia pure con sincerità – l’invocazione dello Spirito Santo, intendendo con ciò che le divisioni esistenti nell’immanenza sarebbero state un giorno miracolosamente superate da un intervento della Trascendenza.

Il Vescovo di Roma sembra rovesciare decisamente questa prospettiva, ma non si affida alla discussione tra i teologi: come egli stesso ha ricordato a Gerusalemme insieme con il Patriarca Bartolomeo, queste disquisizioni non approderanno mai a nulla.

Ed allora quale risorsa rimane per la causa dell’unità? Papa Francesco indica nella storia passata l’origine delle divisioni, ma la storia non è finita, e continua a svolgersi ed è proprio nel cammino della vicenda umana, e quindi in una prospettiva immanentistica che il Papa vede la soluzione delle differenze.

Se nella storia c’è un disegno di Dio, sarà nella storia futura che i nodi stretti nel passato verranno sciolti.

Papa Francesco non ha mancato di ricordare come l’umanità si rivolga oggi ai Cristiani: in cerca di che cosa? Certamente della verità, ma anche della giustizia.

Non è vero che soltanto i Musulmani, a prescindere dai crimini degli estremisti, si pongono il problema della ridistribuzione delle risorse tra i popoli del mondo, dato che l’Islam si colloca tutto nel Sud del pianeta, ma lo fanno anche i Cristiani, come dimostrano realtà quali l’America Latina e le Filippine, recentemente visitata dal Papa.

Ecco allora un impegno comune per tutte le Chiese e comunità cristiane. Il cammino ecumenico riprende dunque in pieno il significato che aveva all’inizio, negli anni del Concilio, quando si accompagnava, o meglio si poneva alla testa del processo di liberazione dei popoli.

Se il contributo dei Cristiani a questa causa sarà univoco, sarà concorde, se li vedrà accomunati – e non contrapposti o concorrenti – allora la causa della giustizia e quella dell’unità giungeranno ad identificarsi e ad affermarsi insieme.

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Alfonso Maria Bruno

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