Il Confessore di Santa Faustina Kowalska salvò 100 ebrei

Dagli archivi dello Yad Vashem le prove di come la Chiesa cattolica si prodigò per salvare gli ebrei

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L’immagine della Divina Misericordia con Gesù che irradia luce ovunque è una delle più diffuse al mondo. Un immagine che suor Faustina Kowalska descrisse e rivelò al suo direttore spirituale don Michał (cioè Michele) Sopoćko.

Suor Maria Faustina Kowalska, fu mistica e veggente, conosciuta come l’Apostola della Divina Misericordia. Nel 2000 papa Giovanni Paolo II l’ha dichiarata santa.

Don Michał Sopoćko, che fu professore di teologia pastorale nella Università Stefan Batory a Vilnius, in Lituania, è noto per essere stato il primo direttore spirituale di santa Faustina Kowalska, ed è stato beatificato nel 2008 da papa Benedetto XVI.

Pochi sanno che il beato don Sopoćko ha contribuito a salvare 100 ebrei dal ghetto di Vilnius, rilasciando loro certificati di nascita falsi, in modo che potessero lasciare il ghetto e fuggire in posti più sicuri.

Mons. Tadeusz Krahel ha trovato le note personali di Sopoćko, in cui è scritto: “Prima e all’inizio della guerra un sacco di candidati con istruzione superiore (medici, ingegneri, insegnanti e studenti) sono venuti da me per farsi battezzare. (…) Ho dato i certificati di battesimo sia a quelli battezzati che a quelli non battezzati, e ho indirizzato alcuni di loro verso i miei amici nel paese. Questi sono sopravvissuti alla guerra. Oggi non ricordo tutti i nomi perché l’elenco è stato perso. (…) Ricordo solo poche persone: il dottor Aleksander Steiberg (Sawicki, secondo il documento) con la moglie, che era rimasto a Vilnius come capo dell’ospedale di Wilcza Lapa, il dottor Erdman (Benedetto Szymanski, secondo il documento) con la moglie e la figlia, capo dell’ospedale di S. Elisabetta a Breslavia (…), il dottor Juliusz Genzel e sua moglie, che ora vive a Sidney (Australia)”.

Don Sopoćko aiutò gli ebrei fino al 3 marzo 1942, quando, per evitare carcere, trovò rifugio in Czarny Bór presso il convento delle Orsoline, dove rimase fino alla fine dell’occupazione nazista.

In precedenza aveva inviato ebrei da proteggere e nascondere alle suore Orsoline, dove anche lui trovò rifugio. Altre famiglie ebree che fuggivano dal ghetto di Vilnius, il beato le raccomandò a padre Dean Jan Władysław Sielewicz in Worniany.

Padre Sielewicz insieme al suo Vicario, padre Hipolit Chruściel, nascose gli ebrei nelle case dei loro parrocchiani di fiducia.

Dalle ricerche condotte su archivi diversi risulta che l’assistenza agli ebrei da parte del clero cattolico in Polonia era un fenomeno molto diffuso.

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Una raccolta di testimonianze da parte ebraica circa l’assistenza e la cura con cui vennero accolti da sacerdoti, monaci e monache è stato pubblicato da Mark Paul ed è disponibile al seguente link: http://www.kpk-toronto.org/archives/clergy_recue_kpk.pdf

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ZENIT Staff

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