“Non c’è unità senza conversione”. “Non c’è unità senza preghiera”. “Non c’è unità senza santità di vita”. Papa Francesco sintetizza in questi tre punti l’impegno della vita consacrata per l’unità dei cristiani, nel suo discorso ai partecipanti al Colloquio ecumenico di Religiosi e Religiose, ricevuti stamane in udienza in Vaticano.
L’evento è promosso e organizzato dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita e si svolge fino a questa sera all’Augustinianum di Roma, nell’ambito anche della Settimana di Preghiera per l’unità dei cristiani che – sottolinea il Papa – “ci ricorda che l’ecumenismo spirituale è l’anima del movimento ecumenico”.
La volontà di ristabilire un’unità tra tutti i cristiani – riflette il Pontefice – è insita in tutte le Chiese e riguarda sia clero che laici, ma per la vita religiosa è una vera e propria “vocazione”. Non a caso, in passato, “numerosi pionieri dell’ecumenismo” sono stati proprio uomini e donne consacrati.
Nel presente, invece, sono diverse le comunità religiose che “si dedicano intensamente a tale obiettivo” e che costituiscono “luoghi privilegiati di incontro tra cristiani di diverse tradizioni”. In particolare, Papa Francesco menziona le comunità ecumeniche di Taizé e di Bose, presenti all’udienza.
“Alla vita religiosa – aggiunge – appartiene la ricerca dell’unione con Dio e dell’unità all’interno della comunità fraterna, realizzando così in modo esemplare la preghiera del Signore perché tutti siano una sola cosa”. Questa unità, precisa tuttavia il Santo Padre, “non è frutto dei nostri sforzi, ma è un dono dello Spirito Santo” e può compiersi soltanto “se camminiamo insieme, se percorriamo la via della fraternità nell’amore, nel servizio, nell’accoglienza reciproca”.
“Non c’è unità senza conversione”, afferma quindi Bergoglio. “La vita religiosa – dice – ci ricorda che al centro di ogni ricerca di unità, e dunque di ogni sforzo ecumenico, vi è anzitutto la conversione del cuore, che comporta la richiesta e la concessione del perdono”.
Tale conversione si traduce pure nello “sguardo”, nel senso che spinge a “guardarci gli uni gli altri in Dio, e saperci mettere anche dal punto di vista dell’altro”. Una duplice sfida, questa, sia per le comunità religiose, che per i cristiani di diverse tradizioni.
“Non c’è unità senza preghiera”, rimarca poi Francesco: “L’impegno ecumenico risponde, in primo luogo, alla preghiera dello stesso Signore Gesù e si basa essenzialmente sulla preghiera”. In questo senso, “la vita religiosa è una scuola di preghiera”, afferma il Papa.
O, ancora meglio, essa è “un ‘monastero invisibile’ che riunisce cristiani di diverse Chiese, di diversi Paesi e Continenti”, come affermava padre Paul Couturier, pioniere dell’ecumenismo. “Voi siete i primi animatori di questo monastero invisibile”, ribadisce il Pontefice ai consacrati; incoraggia quindi “a pregare per l’unità dei cristiani e tradurre questa preghiera negli atteggiamenti e nei gesti quotidiani”.
Infine, lancia un ultimo monito: “Non c’è unità senza santità della vita”. “La vita religiosa – conclude – ci aiuta a prendere coscienza della chiamata rivolta a tutti i battezzati: la chiamata alla santità di vita, che è l’unico vero cammino verso l’unità”.
Il testo completo del discorso è disponibile qui.