Si celebra domani, domenica 25 gennaio, la 62° Giornata mondiale dei malati di lebbra, istituita nel 1954 dallo scrittore e giornalista francese Raoul Follereau. Ogni anno – spiega Fides – oltre 200mila persone, di cui molti bambini, contraggono questa malattia curabile. Non si conosce con esattezza il numero dei malati di lebbra nel mondo, anche perché alcuni Stati evitando la diffusione di dati circa la presenza di questa malattia nel loro territorio.
La causa principale continua ad essere la povertà, l’assenza di servizi sanitari, di igiene, la scarsa alimentazione ed i pregiudizi culturali, per i segni che la malattia lascia sul corpo. In molti paesi, infatti, è ancora grave la discriminazione verso questi malati, per la presunta incurabilità del male e per le tremende mutilazioni che provoca. Emarginati anche i malati di Hiv e Aids che, sempre più numerosi, vengono assistiti nei diversi lebbrosari gestiti dalla Chiesa.
Per l’esattezza, sono 648 lebbrosari guidati da organizzazioni ecclesiastiche in tutto il mondo, secondo i dati dell’ultimo Annuario Statistico della Chiesa. 81 in più rispetto all’anno precedente. 229 sono solo in Africa, 72 in America, 322 in Asia, 21 in Europa e 4 in Oceania.
Attraverso queste strutture la Chiesa missionaria porta avanti la tradizione lunga secoli di assistenza verso i malati di lebbra, spesso abbandonati anche dai loro stessi familiari.
Basti ricordare i tanti Santi missionari che hanno dedicato la vita ad alleviare le sofferenze dei malati di lebbra, come San Jozef Daamian De Veuster SSCC, conosciuto come “l’Apostolo dei lebbrosi di Molokai”; santa Marianna Cope, O.S.F., che trascorse 35 anni a Molokai coadiuvando con altre consorelle l’opera di p. Damiano; o ancora il beato Jan Beyzym, S.I., che svolse il suo ministero tra i lebbrosi del Madagascar. Come dimenticare poi la beata Madre Teresa di Calcutta e i Servi di Dio Marcello Candia e Raoul Follereau.
La Chiesa da sempre fornisce quindi ai malati di lebbra, oltre alle cure mediche, anche un’assistenza spirituale, garantendo possibilità concrete di recupero e reinserimento nella società.