Si celebra domani san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. Per scoprire la figura, le virtù e gli insegnamenti tramandatici da questo grande Santo ZENIT ha intervistato il salesiano don Giuseppe Costa. Oltre che direttore della Libreria Editrice Vaticana (LEV), don Costa è consulente ecclesiastico dell’Unione Cattolica della Stampa Italiana (UCSI) per Roma e il Lazio, e docente di giornalismo ed editoria presso l’Università Pontificia Salesiana. Di seguito l’intervista.
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Chi era Francesco di Sales?
Francesco di Sales è un figlio del suo tempo ed esprime la parte migliore del suo tempo, avendo ricevuto un’educazione classica e al contempo una formazione religiosa, soprattutto da parte della madre. Vissuto tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, proviene da una famiglia nobile e consegue una formazione raffinata, ma riesce a tradurre la sua raffinatezza educativa in operosità cristiana in un contesto, quello di Ginevra, lacerato dalle divisioni tra cattolici e calvinisti. Attraverso la sua capacità di mediazione, divenuto vescovo, riesce da una parte ad essere fedele al dogma cattolico, dall’altra a rintuzzare con determinazione gli avversari in materia di religione, cioè il mondo protestante e le sue accuse contro la Chiesa. Oggi Francesco di Sales costituisce un modello di capacità di dialogo e di relazione. Attento nei rapporti amicali, sia con uomini che con donne, la sua amicizia con la giovane vedova Chantal offre un esempio di guida spirituale, denotando un equilibrio psicologico perfetto tra umano e spirituale. Di lui ci restano inoltre varie opere di direzione spirituale e trattati di spiritualità.
Quali i suoi carismi?
I suoi carismi nascono dal tipo di educazione che riceve. Sua madre era molto affettuosa con lui e molto religiosa. Dalla sua “Introduzione alla vita devota” affiorano al contempo l’essere devoto egli stesso e il suo essere razionale. Esprime infatti un ottimo rapporto tra fede e ragione, in quanto la sua devozione nasce da una consapevolezza intellettuale. In lui spiccava anche la prudenza. Era solito dire: “Si prendono più mosche con una goccia di miele che con un barile di aceto”. E disponeva anche della sapienza di saper attendere i tempi di Dio e l’incontro tra Dio e le anime.
Don Giovanni Bosco decise di scegliere il nome di Salesiani proprio in riferimento al Santo. Può spiegarci meglio?
Don Bosco era molto devoto a Francesco di Sales, perché in quel tempo la devozione a questo Santo era assai diffusa in Piemonte, confinante con l’Alta Savoia e la Svizzera. Don Bosco lo scelse quale patrono dei salesiani perché potessero imitare la sua dolcezza nel relazionarsi con gli altri, la sua capacità di pazienza con i giovani e perché si ispirassero al suo umanesimo.
Perché, invece, san Francesco di Sales è stato scelto come patrono dei giornalisti?
Nella sua attività pastorale, mandato vescovo nel Chiablese, per contrastare la diffusione del calvinismo era solito stampare dei foglietti settimanali, veri e propri memoriali religiosi, che distribuiva casa per casa e affiggeva pure sugli alberi. Unita alla sua grande capacità di scrittura, questa sua attività ha fatto sì che quando si è dovuto scegliere un patrono per i giornalisti, si è pensato a lui.
Alla luce degli insegnamenti di san Francesco, quali sono, secondo lei, le sfide moderne per la comunicazione religiosa?
Indubbiamente, per quanto riguarda la comunicazione religiosa, sono cadute delle barriere. Oggi è possibile fare più informazione religiosa rispetto al passato. Ma ciò non significa che non ci siano difficoltà… Tutt’altro! Le difficoltà sono cresciute sia per via di un accentuato multiculturalismo religioso, non solo di religioni monoteistiche ma anche di tipo settario, sia a causa di una secolarizzazione in agguato, che tende a marginalizzare il sacro. Ciò impone un’attenzione professionale più profonda. L’informazione religiosa dev’essere la più qualificata possibile. Le nuove tecnologie sono infatti dei fattori moltiplicatori e acceleratori, che comportano il rischio che si diffondano, senza alcun controllo, stereotipi, esagerazioni e superstizioni.
Un altro Francesco, il Papa, con il suo stile essenziale e diretto sta rivoluzionando la comunicazione. Quali sono secondo lei i segreti della sua efficacia e popolarità?
I segreti sono anzitutto la sua immediatezza e semplicità in mezzo alla gente. La capacità di guardare in faccia le persone permette al Pontefice una comunicazione diretta che non passa da canali fuorvianti. Usare immagini ed espressioni proprie della gente comune, fa sì che la sua parola venga colta come un fatto immediato.