Scongiurato il pericolo di un colpo di stato, nello Yemen si calmano le acque dopo giorni di altissima tensione che hanno provocato circa 35 morti e 94 feriti. Il presidente Abdel Hadi Mansur, dopo un braccio di ferro durato ore, ha raggiunto una pacificazione con i ribelli sciiti Huthi che hanno assediato il palazzo presidenziale e le zone limitrofe.
La richiesta del presidente Hadi è di fermare le violenze a Sanaa, di sgombrare il palazzo e rilasciare il capo di gabinetto sequestrato. In cambio, promette di dare una risposta agli emendamenti alla Costituzione presentati dagli sciiti e di espandere la loro rappresentanza nel governo.
L’accordo sembra essere stato raggiunto, come riferisce l’agenzia di Stato Saba – anch’essa sotto assedio dei ribelli – tuttavia gruppi di insorti sono rimasti anche stamane stazionati anche stamani attorno all’abitazione del Capo di Stato. Da mesi i gruppi sciiti chiedono una spartizione più equa del potere, e di fatto si sono impadroniti dei vertici istituzionali del Paese.
Mentre il presidente è prigioniero nella sua abitazione circondata dagli insorti, il premier Khaled Bahhah, rimasto anch’egli da ieri assediato nella sua casa, è riuscito oggi a mettersi in salvo in un “posto sicuro”.
Intanto il Consiglio di sicurezza dell’Onu si è riunito ieri in seduta straordinaria per discutere della situazione nello Yemen, che – ha confermato il Segretario di Stato americano John Kerry – gli Stati Uniti stanno monitorando con grande attenzione.