Gentiloni: "Terrorismo, rischio infiltrazioni tra gli immigrati"

Il ministro degli Esteri italiano, a Londra per il vertice della coalizione internazionale anti-Isis, ha lanciato l’allarme ma ha anche precisato: “Idiota confondere terrorismo e immigrazione”

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È iniziato oggi, 22 gennaio, il vertice del “gruppo ristretto” della coalizione internazionale anti-Isis. Le diplomazione di Paesi occidentali e del mondo arabo si sono riunite a Lancaster House, a pochi passi da Buckingham Palace, a Londra. Presenti 21 ministri degli Esteri, tra i quali il segretario di Stato Usa, John Kerry, e il titolare della Farnesina, Paolo Gentiloni, oltre a rappresentanti di varie organizzazioni come Ue e Onu.

Tanti e tutti di drammatica attualità i temi toccati. Si è parlato del fenomeno dei “foreign fighters”, del contrasto ai sistemi di finanziamento dell’Isis e degli aiuti umanitari per le popolazioni più a rischio. Prima dell’inizio della riunione, il ministro degli Esteri britannico Philip Hammond ha detto che per sconfiggere il nemico comune serviranno “anni” e che “stiamo facendo le cose che bisogna fare per cambiare la corrente”.

In anteprima rispetto alla conferenza, ha parlato con la stampa anche il ministro degli Esteri italiano Gentiloni. Dopo le stragi in Francia ci deve essere “il rilancio di un impegno” nella lotta agli jihadisti “anche da parte dei Paesi a maggioranza islamica, pure loro bersaglio del terrorismo”, ha detto. Gentiloni ha poi assicurato che “in Occidente c’è un moltiplicarsi e un rafforzarsi dell’impegno contro queste nuove forme di terrorismo, un terrorismo che si fa Stato, con anche al-Qaeda che torna prepotentemente e con Boko Haram che in Nigeria fa cose terribili. Così ci si aspetta anche dai Paesi islamici”.

Il titolare della Farnesina parla inoltre di “battaglia culturale” e cita l’esempio dell’Egitto, dove “si sta lavorando sull’interpretazione del Corano”. Tuttavia “non è una cosa facile: questi governi hanno a che fare con un’opinione pubblica divisa sul contrasto al terrorismo”.

Terrorismo che – ha ammesso il ministro – può essere veicolato dagli immigrati. “Ci sono di rischi di infiltrazione anche notevoli di terroristi dall’immigrazione”. E ha aggiunto: “Per fortuna i nostri apparati di sicurezza sono allertati e funzionano ma questo non ci consente di abbassare minimamente il grado di preoccupazione”. Gentiloni ha però precisato che non si può generalizzare. “Confondere terrorismo e immigrazione è un’idiozia – ha chiarito -. Sostenere che tra le decine di migliaia di disperati che approdano con i barconi sulle nostre coste si annidano terroristi armati di kalashnikov non ha senso, il che non esclude che nella situazione odierna non ci possano essere rischi sui quali vigilano i servizi di intelligence e gli apparati di sicurezza”.

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ZENIT Staff

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