Altro che Chiesa misogina, maschilista e discriminante verso le donne. La nomina di suor Mary Melone, S.F.A.a Rettore Magnifico della Pontificia Università Antonianum, è un evento che segna la storia. Si tratta infatti della prima volta nella storia della Chiesa che una donna ricopra l’incarico di Rettore in una Pontificia Università. Nata a La Spezia il 16 agosto 1964, la professoressa Melone appartiene all’istituto religioso delle Suore Francescane Angeline. Già laureata in pedagogia presso la Libera Università Maria Ss. Assunta, ha conseguito il dottorato in teologia dogmatica presso la Pontificia Università Antonianum. Preside dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Redemptor Hominis” del medesimo Ateneo dall’anno accademico 2001-2002 all’anno accademico 2007-2008, il 2 marzo 2011 è stata nominata professore straordinario nella Facoltà di Teologia. Presidente della Società Italiana per la Ricerca Teologica, (S.I.R.T.) il 16 luglio 2014 Papa Francesco l’ha voluta come consultore della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata ele Società di Vita Apostolica. Nell’ottobre del 2014 è stata eletta Rettore Magnifico della Pontificia Università Antonianum. ZENIT l’ha intervistata.
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Come ci si sente ad essere ad essere la prima e unica donna nominata Rettore di una Università Pontificia?
La mia reazione emotiva é stata di grande sorpresa: come tutti, anche io non credevo possibile la mia nomina. È questo non perché sono donna, ma perché l’Universitá é espressione dell’Ordine dei Frati Minori, e per me era normale che l’Ordine volesse assicurarsi direttamente la gestione di una sua così importante istituzione. Invece l’Ordine ha dimostrato una grande apertura verso tutta la famiglia francescana, anche femminile, e una grande serietà e coerenza nel rispettare i criteri accademici secondo cui viene votato il Rettore da parte della comunità accademica universitaria. Questa apertura é stata poi condivisa da parte della Congregazione per l’educazione cattolica della Santa Sede, cui spetta la nomina definitiva.
Quali sono le sfide come Rettore e come donna che pensa di affrontare?
Credo che in sé il ruolo di rettore richieda fondamentalmente competenze accademiche, che prescindono dall’essere uomo o donna. Le sfide infatti riguardano le capacità di un’istituzione universitaria di aprirsi al nostro tempo mantenendosi ancorata alla propria tradizione. Tuttavia, é vero che l’essere donna porta alcune specificità, soprattutto nel modo di accogliere e affrontare tali sfide; mi sembra che la sensibilità femminile dia molta importanza alle relazioni, ai tratti dell’ascolto e dell’accoglienza che esse devono avere.
Si discute molto su come stia cambiando il ruolo della donna all’interno della Chiesa cattolica. Lei cosa ne pensa?
Sicuramente il ruolo della donna sta cambiando nella Chiesa, e le si aprono sempre più possibilità anche per ricoprire ruoli di responsabilità. Questo, anzi, è uno degli obiettivi più ribaditi da papa Francesco, che continua a sollecitare l’inserimento delle donne nella Chiesa a tutti i livelli, riconoscendone l’apporto insostituibile. Ma già i precedenti pontefici avevano iniziato ad affidare incarichi di ‘governance’ ad alcune donne. Come esempio per tutte, vorrei ricordare la nomina di sr Enrica Rosanna, fma, come sottosegretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica (CIVCSVA).
Nei mezzi di comunicazione e nel pensiero comune il ruolo della donna nella Chiesa è oggetto di molte incomprensioni e pregiudizi.Cosa può dire a proposito?
Bisognerebbe riconoscere maggiormente la grande capacità di riflessione e di gestione che le donne hanno e che può essere messa a servizio delle diverse comunità ecclesiali. Mi permetta un riferimento personale. Io sono una religiosa e conosco molto bene quanto sia grande e significativo il numero di opere che le religiose creano e gestiscono in ogni parte del mondo. Si tratta di opere semplici o grandiose, molte sono all’avanguardia e molte sono portate avanti con sacrifici, e moltissime tra queste opere assicurano la formazione culturale e intellettuale dei giovani.
Alcuni, anche tra i cattolici, sostengono che le donne dovrebbero avere più potere…
Non credo che le donne debbano alimentare una “mentalità” di conquista nei confronti della Chiesa e dei suoi ruoli di governo. Non deve essere questo il nostro atteggiamento: noi donne da sempre abbiamo contribuito a costruire la Chiesa in modo unico, prezioso e insostituibile, anche se spesso misconosciuto. Il mio augurio è perciò molto semplice: investire sempre più nella nostra formazione e preparazione, per continuare a collaborare fattivamente alla costruzione della Chiesa. In questo modo, ci assicureremo sempre più lo spazio che meritiamo!