Che cosa sappiamo dei musulmani? Quanti sono gli Islam, in che cosa differiscono? Questi sono alcuni degli interrogativi che saranno affrontati in un ciclo di incontri proposto dalla Diocesi di Milano ai propri sacerdoti.
Gli appuntamenti si tengono a Milano nel Salone degli Archi presso la parrocchia di Santa Maria Incoronata (corso Garibaldi 116, Milano) a partire da oggi, mercoledì 21, dalle 10 alle 12.30 e poi proseguiranno il 28 gennaio, 4, 11 e 25 febbraio, 4, 18 e 25 marzo, 8 e 15 aprile.
«Di fronte a quanto sta succedendo e che coinvolge in maniera tragica e disumana molte persone di fede diversa dalla nostra non possiamo evitare di porci alcuni interrogativi senza trincerarci dietro il politicamente corretto. Non si tratta banalmente di assumere un atteggiamento politicamente corretto: i pregiudizi e le precomprensioni fanno parte del gioco», osserva Paolo Branca, islamista dell’Università cattolica e responsabile dei rapporti con l’Islam per la Diocesi di Milano.
Il corso, riservato ai parroci e ai sacerdoti responsabili degli oratori, agli educatori, nasce dalla costatazione della presenza dei musulmani non solo nella società ma anche nelle stesse comunità cristiane della diocesi ambrosiana.
Secondo la ricerca, Educare generando futuro. I minori di origine straniera in Oratorio: dall’integrazione alla condivisione, realizzata lo scorso anno da Ismu, Fondazione Oratori Milanesi, Caritas Ambrosiana e dall’Ufficio Pastorale Migranti della Diocesi di Milano quasi un terzo dei bambini che frequentano le attività dell’oratorio nella Diocesi di Milano è di origine straniera; tra questi il 60% è di fede cattolica, il 25% è di fede islamica, il resto di altre confessioni cristiane.
«La Chiesa ambrosiana da 25 anni è impegnata nel dialogo con l’Islam e le altre fedi. Oggi proprio la frequentazione, a vario titolo, delle nostre comunità da parte anche di cittadini di fede islamica, può essere un’occasione storica preziosa per favorire quella comprensione e integrazione che sono la sola strada per una positiva e proficua convivenza a partire da una sempre più approfondita conoscenza», osserva don Giampiero Alberti collaboratore del servizio per l’ecumenismo e i dialogo della Diocesi di Milano.