I terribili attentati in territorio francese, dopo l’ondata di sdegno che ha unanimemente condannato la cieca brutalità di chi semina la morte in nome di una inumana “cultura della morte”, hanno innescato (come sempre avviene in queste circostanze drammatiche) contrapposte posizioni e divergenti giudizi politici.
Da un lato chi cerca di isolare gli estremisti e di compattare, in un fronte comune, tutti coloro che rifiutano l’orrore; dall’altro chi tende a generalizzare i problemi accendendo nella pubblica opinione un odio indistinto contro gli “islamici”, i “musulmani”, gli “arabi”, gli “immigrati”. Con ciò facendo il gioco di chi ha tutto l’interesse ad alimentare la strategia della tensione.
Sappiamo bene che la poesia non può cambiare il mondo, ma proprio per i motivi suddetti, riteniamo utile presentare, in questo particolare momento, l’opera letteraria di una importante poetessa araba recentemente pubblicata in lingua italiana. Perché? Ma perché la poesia è l’espressione, al massimo livello, di un sentimento dell’anima che – in quanto esseri umani – tutti ci accomuna in una stessa appartenenza. Ed onorare questa appartenenza significa contrapporre alla devastante energia del male la forza salvifica del bene e del bello. Anche attraverso la poesia.
La poetessa che presentiamo si chiama Nada El Hage. Nel 2014 è stato pubblicato in Italia il suo volume Veli di passione (Interlinea Edizioni), traduzione e cura di Valentina Colombo con testo arabo a fronte.
Nada El Hage è figlia del celebre poeta arabo Ounsi El Hage ed è nata a Beirut nel 1958 da famiglia cristiana. Si è laureata in filosofia alla Sorbona di Parigi. Ha pubblicato le sue prime poesie negli anni Settanta: ad oggi sono sette le raccolte poetiche date alle stampe. I suoi testi sono stati più volte messi in musica e cantati da compositori ed interpreti arabi.
Valentina Colombo, che abbiamo l’onore di annoverare tra le collaboratrici di ZENIT, è una delle più significative studiose italiane dell’Islam ed insegna all’Università Europea di Roma e all’Università La Sapienza. Ha tradotto molti autori arabi classici e contemporanei ed è una profonda conoscitrice della letteratura araba, come si evince dalla sua bella prefazione al volume Veli di passione, che utilizzeremo come filo conduttore di questa nostra piccola monografia dedicata alla poetessa Nada El Hage.
“Il valore e la specificità dei versi di Nada El Hage – scrive Valentina Colombo – si delineano nel momento in cui vengono collocati nel contesto libanese, e in modo particolare in seno alla comunità cristiana da cui scaturiscono. Il punto di partenza per meglio comprendere quanto appena affermato è, senza dubbio, la poesia La mia terra, che rappresenta un accorato, quanto disperato, inno d’amore per il proprio paese”.
LA MIA TERRA
Nel mio paese
Dove gli uomini per le nozze donano alle donne un giaciglio di fuoco
E donano ai bambini quando nascono un biberon di fuoco
Nel mio paese
Gli uomini costruiscono le dimore come gli uccelli
Sotto la volta del cielo
E sui rami pronti a essere arsi
Nel mio paese
Dove la morte indossa i panni della vita
l respiri vengono catturati al mattino
Gli uomini adorano il sapore della terra
E le donne dimenticano il sapore dei baci.
Nel mio paese
Dove è passato il Messia
Aerei sorvolano macerie e lamenti
Sangue purifica la terra dei Santi
Nel mio paese si distendono le mani
Temendo la separazione
Alla ricerca di calore
Nella speranza di incontrare Dio
Negli occhi
Nel sonno salutare
Distante dal peccato
Distante dall’uomo
Tra le braccia del settimo cielo.
*
“Non va dimenticato – spiega Valentina Colombo – che il Libano è l’unico paese in Medio Oriente in cui i cristiani hanno rappresentato, in passato, la maggioranza e in cui svolgono ancora un influsso notevole nella vita politica e sociale. l musulmani si attestano ormai tra il 50 e il 65 per cento e i cristiani tra il 35 e il 40 per cento. La legge libanese riconosce ufficialmente ben diciotto confessioni che animano, in positivo e in negativo, il caleidoscopio libanese. Attualmente il Libano rappresenta la principale vittima del conflitto siriano che vede il paese in preda a milizie, provenienti dal mondo islamico e dall’Occidente, schierate in una jihad globale pro o contro il regime di Assad. In Libano si assiste alla rinascita del settarismo sia in seno all’Islam che tra le varie comunità religiose. È in questo contesto martoriato e lacerato dal punto di vista politico, ma estremamente ricco e variegato dal punto di vista spirituale e culturale, che si colloca e che spicca la poesia di Nada El Hage”.
“La raccolta Foresta di luce (2002) – prosegue la studiosa italiana – illustra chiaramente come la poetessa consideri la poesia un mezzo per ritrovare la luce nelle tenebre della vita quotidiana e un antidoto al dolore, concetto cui aveva già accennato nel 1994 nella poesia Dita dell’anima”.
DITA DELL’ANIMA
I sogni dei poeti abitano le loro tasche
Li disseminano come ciottoli lungo il cammino
Che li conduce alla Luce.
I loro sogni sono un atto di fede
Canti che rimangono
Come eco delle dita dell’anima
Che scavano il viso del tempo.
*
“Nelle poesie di Nada El Hage l’amore è un punto di partenza che si libra verso l’Assoluto: gli occhi ardono di passione per la visione dell’Assoluto, il cuore divampa in preda a uno slancio d’amore che desidera abbracciare e fondersi con Dio. La vita intera ruota intorno all’amore per l’infinito. La produzione della El Hage può essere considerata un crescendo verso Dio laddove ogni raccolta rappresenta uno stadio che la distacca sempre più dalla materialità e dall’amore umano sino a culminare nella fusione e nell’annullamento mistico. Una sintesi della filosofia mistica della El Hage la si trova nella sua ultima raccolta Veli di passione”.
HANNO DORMITO SULL’ERBA
Hanno dormito sull’erba
Solo per sognare
Hanno dormito sulle pietre
Solo per abbracciarle
Hanno aperto le bocche
Solo per cantare…
Confusi se ne sono andati
Con i segreti nelle loro umide voci.
Confusi hanno sottratto i giochi dei grandi
Non ritorneranno più bambini a partire da oggi
Nemmeno nei quaderni del cielo…
Dio inventerà per loro nuovi nomi
Uno spazio che non ha mai creato prima
Rianimerà la Sua lira
Per intonare arie mai udite prima
Angeli nuovi saranno
E ciascuno di loro avrà ali di un colore nuovo
Una nuova fragranza
I nostri figli che han dormito confusi
Si desteranno nella gloria del Signore
Il loro sguardo nel Suo cuore
La loro polvere sarà oro
Le loro lacrime saranno vasi di rose che non appassiranno mai.
*
Quella di Nada El Hage, conclude Valentina Colombo, è “una voce che spicca per la propria autenticità e unicità nel panorama della letteratura araba contemporanea, una voce che si distingue dalla tradizione della poesia sufi perché descrive emozioni e sensazioni umane, così come vengono vissute, scrive della condizione profondamente umana che necessita della Luce ultima per poter vivere appieno il cielo sulla terra”.
Nel ringraziare la curatrice dell’opera per aver proposto all’attenzione degli appassionati italiani una così profonda e illuminata poetessa araba di
confessione cristiana, pubblichiamo per i nostri lettori un ultimo componimento, tratto dalla raccolta Veli di passione, nel quale Nada El Hage esprime il suo intimo pensiero sulla natura e il senso della parola poetica.
FILI
La poesia vive tra un istante e l’altro
Tra una separazione e l’altra
Tra un legame e un salto
Tra un’attrazione e un declino
Tra un abisso e l’altro
Sinché ti afferra una parola
Un vuoto
Una pietra
Un uccello
Sinché non ti riconduce dove siete tu
E un magico filo colorato…
Allontano delicatamente la mia azzurra nube
E la tesso per te con fili di pioggia
Per poi rannicchiarmi e riscaldarmi dentro di lei.
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