Dopo la Messa a Tacloban, Papa Francesco si è recato nella residenza arcivescovile di Palo, anch’essa semi-distrutta dal tifone Yolanda come la maggior parte delle strutture principali dell’arcidiocesi, tra cui la cattedrale e i diversi seminari. L’edificio è attualmente in fase di completamento e sorge su una collina alle cui pendici è in corso d’opera la costruzione del “Pope Francis Center for the Poor”.
Si tratta di un centro assistenziale per anziani, poveri e orfani, realizzato grazie ai contributi del Pontificio Consiglio “Cor Unum” e gestito dalla Comunità Carismatica coreana Kkottongnae Brothers of Jesus, la cui sede principale lo stesso Francesco aveva visitato nell’agosto scorso durante il viaggio apostolico nella Repubblica di Corea.
Il Papa avrebbe dovuto sostare nel Centro circa una mezz’oretta, prima di recarsi nella Cattedrale per l’incontro con il clero; tuttavia, una tempesta tropicale ha stravolto il programma della giornata, costringendo il Pontefice ad anticipare di 4 ore il ritorno a Manila.
Bergoglio è comunque passato davanti all’edificio amministrativo del “Pope Francis Center for the Poor”, e, senza scendere dalla papamobile per la pioggia battente, ha benedetto la nuova struttura e ha salutato una cinquantina di orfani e anziani, insieme ad alcune religiose e volontarie della Comunità.
Nella residenza arcivescovile di Palo, ha poi incontrato e pranzato 30 superstiti del tifone, familiari delle vittime della catastrofe del 2013.Dall’episcopio, il Papa si è poi trasferito di corsa in automobile – con diverse ore di anticipo sul programma – alla cattedrale di Palo dedicata alla Trasfigurazione del Signore e da poco restaurata. Qui avrebbe dovuto tenersi l’incontro con sacerdoti, religiose, religiose, seminaristi ed altri superstiti del tifone ma, a causa del maltempo, il Pontefice ha potuto rivolgere loro solo un breve saluto e consegnare il discorso preparato, che la Sala Stampa vaticana ha dato per letto.
Nel testo, il Papa trae spunto per la sua riflessione proprio dal luogo in cui si sarebbe dovuto svolgere l’incontro, ovvero la Cattedrale che – dice – “è segno eloquente dell’immenso sforzo di ricostruzione” intrapreso dopo la devastazione causata da Yolanda; nonché “un memoriale per tutti noi del fatto che, anche nei disastri e nelle sofferenze, il nostro Dio opera continuamente, facendo nuove tutte le cose”.
“Molti di voi hanno sofferto tanto, non solo per la distruzione causata dall’uragano, ma per la perdita di familiari e amici”, osserva poi il Papa. E affida alla misericordia di Dio le vittime del tifone, invocando consolazione e pace “su coloro che ancora piangono” e a cui “il dolore rende difficile vedere il modo di andare avanti”.
In mezzo a queste infinite sofferenze, tuttavia, c’è anche tanto per cui ringraziare il Signore. Ad esempio, “per quanti hanno faticato in questi mesi per portare via le macerie, per visitare i malati e i morenti, per confortare i sofferenti e per seppellire i morti. La loro bontà ed il generoso aiuto giunto da moltissime persone di tutto il mondo sono un segno reale che Dio non ci abbandona mai!”, afferma il Papa.
Uno speciale pensiero di gratitudine lo rivolge poi soprattutto a sacerdoti e consacrati, ai quali dice: “Con la vostra presenza e la vostra carità avete reso testimonianza alla bellezza e alla verità del Vangelo. Avete reso presente la Chiesa quale sorgente di speranza, di guarigione, di misericordia”.
“Le molte storie di bontà e di sacrificio personale emerse da quei giorni oscuri devono essere ricordate e trasmesse alle future generazioni”, sottolinea inoltre il Santo Padre. Tra queste anche i numerosi casi di bene che si verificano ogni giorno nel nuovo Centro per i Poveri, benedetto qualche istante fa, “che si erge quale ulteriore segno della cura e dell’attenzione della Chiesa per i nostri fratelli e sorelle bisognosi”.
Papa Francesco chiede quindi che, in questo luogo che ha sperimentato una sofferenza e un bisogno umano così profondi, “si faccia di più per i poveri”.In particolare, l’appello del Vescovo di Roma è “che i poveri dell’intero Paese vengano trattati in maniera equa, che la loro dignità sia rispettata, che le scelte politiche ed economiche siano giuste ed inclusive, che le opportunità di lavoro e di educazione vengano accresciute e che siano rimossi gli ostacoli all’attuazione dei servizi sociali”. Perché “il criterio con cui trattiamo i poveri sarà quello con il quale verremo giudicati”. La chiamata è soprattutto per i responsabili del bene della società, affinché “riaffermino l’impegno per la giustizia sociale e il riscatto dei poveri, sia qui sia in tutte le Filippine”.
Il Papa non dimentica infine di esprimere il suo sincero ringraziamento ai giovani presenti, compresi seminaristi e consacrati, i quali “hanno dimostrato una generosità eroica nella situazione causata dal tifone”. “Spero – dice – che vi rendiate sempre conto che la vera felicità viene dall’aiutare gli altri, offrendo loro noi stessi con sacrificio di sé, misericordia e compassione”.
Prima di concludere, affida tutti all’amorevole protezione di Maria, Madre della Chiesa, affinché “Ella ottenga per voi e per tutti gli amati abitanti di queste terre benedizioni di consolazione, gioia e pace del Signore. Dio benedica voi tutti!”.