Vangelo
Mc 1,7-11
Lettura
L’evangelista Marco narra il battesimo di Gesù al Giordano in modo essenziale. Ci dice ciò che Gesù vede: i cieli che si squarciano, lo Spirito Santo che discende su di lui; e ciò che egli sente, ossia la voce del Padre che gli dichiara: “Tu sei il Figlio mio, l’amato, in te ho posto il mio compiacimento”. In questa essenzialità è racchiuso tutto il secondo Vangelo: dal battesimo alla Croce, dove ritroveremo lo squarcio nel velo del Tempio, e sentiremo il centurione pagano riconoscere che il Crocifisso «è veramente il Figlio di Dio».
Meditazione
Molti di noi, almeno il giovedì, meditano il primo mistero della luce e, certamente, non si accontentano di contemplare l’umiltà di Gesù che scende nelle acque del Giordano per farsi battezzare da Giovanni, ma applicano a sé e al proprio battesimo tale evento. L’evangelista Marco, con la scelta del verbo squarciare, che poi riutilizzerà in occasione della morte di Gesù, ci aiuta a rapportare questo mistero della vita di Cristo alla nostra possibile relazione con Dio, soprattutto nella preghiera. Dalla Bibbia sappiamo che una delle conseguenze del peccato di Adamo fu la sua cacciata dal giardino dell’Eden (il Paradiso), per indicare con ciò la rottura di quell’amicizia che c’era tra Dio e l’uomo, prima che questi, cedendo alla tentazione, lo tradisse. Questa incomunicabilità è durata fino a quando Gesù, nuovo Adamo, non ha ristabilito la piena comunione tra il cielo e la terra, tra Dio e l’umanità. Il cielo si squarciò per il gesto di Cristo che, facendosi immergere nell’acqua, accettò anticipatamente la sua morte, trasformandola da condanna universale in salvezza per tutti noi. Gesù, anche come uomo, vede – lui solo – “i cieli aperti”, ha cioè libero e pieno accesso al Padre suo. Poi, quando egli morirà, il velo del Tempio, segno invalicabile della separazione tra Dio e gli uomini, si squarcerà (come il suo costato), per indicare che in Gesù tutti, senza alcuna esclusione, abbiamo ormai accesso a Dio. Gesù è la via nuova e vivente che ci permette d’entrare nel santuario celeste (il cuore paterno di Dio), per fare anche noi l’esperienza di figli amati, nei quali il Padre si compiace. E noi, oltrepassato quello “squarcio”, cosa dovremmo dire? Guidati dallo Spirito Santo, far nostra la confessione di fede del Centurione: “Gesù, tu sei veramente il Figlio di Dio”.
Preghiera
In ricordo del nostro battesimo, preghiamo il Salmo 42: «Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio. L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio? Perché ti rattristi, anima mia, perché su di me gemi? Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto e mio Dio».
Agire
Dopo la santa Messa, mi fermerò al battistero della mia chiesa e reciterò, con fede, il Padre nostro.
Meditazione a cura dei Monaci dell’Abbazia di Sant’Eutizio (Piedivalle di Preci – Perugia), tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it