"Coprimi con il manto protettivo del tuo amore"

Meditazioni poetiche per la Vergine Maria

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Un tormentato spirito religioso dell’Ottocento, grande poeta, ci ha lasciato un’opera dal titolo emblematico che rappresenta anche il suo capolavoro. La prima edizione delle Meditazioni poetiche di Alphonse de Lamartine fu pubblicata anonima nel 1820: poesie d’amore e d’ispirazione religiosa che ebbero subito un grande successo; poesie che sembravano “uscire dal cuore”, in sintonia con l’atteggiamento spirituale del romanticismo.

In effetti, il concetto di “meditazione” si presta assai bene ad essere associato alla creazione letteraria, diremmo quasi che ne costituisce il nucleo più autentico.

La dimensione meditativa è spesso presente anche nei brani creativi che giungono alla redazione di ZENIT, inviati dagli autori che pubblichiamo in questa rubrica: “meditazioni” tanto in prosa quanto in poesia, al punto che la differenza fra i due stili espressivi diventa sfumata…

Ecco cosa ci scrive Maria Cristina Corvo, insegnante di religione, collaboratrice di ZENIT e titolare del blog www.intemirifugio.it: “Stamattina mi sono alzata presto. In cucina ho una piccola statua della Madonna che mia sorella mi ha regalato dopo un pellegrinaggio. La guardavo e ci parlavo, nella speranza che Maria non faccia molto caso al fatto che noi abbiamo bisogno di vedere qualcosa per alzare lo sguardo fino a Lei. Per avere la sensazione di non parlare da soli… E così è nata questa riflessione… questo balbettio verso la Madre di tutti noi. Una Madre che ho sempre faticato un po’ a sentire vicino. Ho dovuto lavorarci tanto interiormente. E così oggi, giorno della sua festa, ho scritto questo farfugliamento spirituale…”.

A questa riflessione di Maria Cristina segue un suo brano in prosa dedicato a Maria, Madre di Dio, che ha tutto il sapore delle “meditazioni poetiche” alle quali accennavamo. Un brano molto bello, che siamo lieti di proporre ai nostri lettori.

IL PIANTO DI UNA NASCITA: È IL MIO

di Maria Cristina Corvo

Maria, Madre di Dio, sii la madre mia!

Tu che hai assistito alla mia nascita, raccogli tutte le lacrime che ho versato nella vita quando soffrivo perché ero costretta a partorirmi di nuovo, e illuminale con un “senso”.

Guarisci la mia anima sfiorata dai sensi di colpa per gli errori fatti nel passato e fammi toccare il cielo con il perdono dato a me stessa.

Ora (proprio ora, né ieri e né domani: ora!) coprimi con il manto protettivo del tuo amore ed io, per fede, chiuderò gli occhi e mi riposerò dalle paure del futuro.

Prendi la contentezza per ciò che di buono ho fatto e riempila di gratitudine verso Dio, Vasaio ispiratore di ogni piccolo vaso modellato sulla terra.

Afferra tutte le amiche e gli amici sinceri che hanno colorato di Speranza i tunnel bui che ho dovuto attraversare, ed abbracciali tutti, uno ad uno, rendendo loro il centuplo di ciò che hanno dato a me.

Ascolta il respiro di ogni ragazzo a cui ho tentato di essere vicina come insegnante e rimedia ai miei errori facendo entrare l’ossigeno del coraggio nei loro polmoni affinché non si accontentino mai dell’orizzonte, ma puntino all’Infinito.

Stringi forte i figli che ho messo al mondo e dilata il loro cuore fino a Dio, donando loro quella fede che, come mamma, io posso solo malamente testimoniare ma non regalare.

Annaffia l’amore che è spuntato anni fa dall’incontro con mio marito, e rendi le sue radici così inestricabilmente unite da darci la gioia di presentarci un giorno davanti a Dio tenendoci ancora per mano.

Chiedi a Dio di benedire l’intera mia famiglia: quella che ha scritto le pagine del mio passato e quella che sta venendo pian piano al mondo. Tutte voci di un coro polifonico dove nessuno deve mancare all’appello dell’amore che crea e sostiene.

E infine carissima Madre, nell’attesa di sapere “perché” io sono venuta la mondo, mi puoi abbracciare forte, stringermi fino a farmi mancare il respiro e dirmi sottovoce in un orecchio: “Perché Dio ti ha amata da sempre!”.

Se me lo dici tu, io ci credo!

*

E giacché siamo in tema di brani in prosa, ecco un breve racconto in forma di dialogo di Andrea Mazzi, scritto durante il recente periodo natalizio, che l’autore desidera condividere con i nostri lettori. Un brano molto particolare e creativo riguardo al quale non anticipiamo nulla, preferendo lasciare alla penna dell’autore (e alla sua conclusione in corsivo) la morale che ne scaturisce. Una morale di cui dovremmo tutti fare tesoro!

UNA VOLTA, TANTI E TANTI ANNI FA…

di Andrea Mazzi

– Ciao Sara, finalmente ti incontro, è tanto che non ci vediamo!

– Sì, Susanna, hai ragione, è davvero tanto. Ma grazie a Dio sto bene e così anche mio marito e i miei figli. Pensa: anche Davide, il mio ultimo figlio, finalmente si è fidanzato! Sai, ero così preoccupata, ha già 18 anni ed era per me un disonore che non avesse ancora trovato moglie. Anche il capo dell’assemblea la scorsa settimana diceva che è volontà di Dio che l’uomo si sposi presto.

– Sono tanto contenta per voi, che Dio benedica lui e la sua futura sposa! Pensa però che vergogna, ci sono alcuni giovani in paese che hanno anche tanti anni di più e non hanno ancora una moglie.

Anche poco fa passando ho visto per strada il cugino di Giacomo. Quanta pena mi fa la sua famiglia! Ti rendi conto che lui ha tanti anni in più di Davide eppure, guarda, non ha ancora messo su famiglia! Anzi, sembra proprio che non gli interessi per nulla cercar moglie!

– Lo so, sai! Quante volte mi sono detta che quel giovane è davvero strano, è spesso da solo, e anche Lia mi ha detto di averlo sentito fare dei discorsi strani… Però io l’ho sempre detto: con i ragazzi ci vuole del polso, anche la frusta se necessario, come dicono i sacri testi, perché se no crescono storti! Lui appena adolescente già era scappato dai suoi per alcuni giorni. Poveretta, sua madre a momenti ci moriva di crepacuore… ma niente, sono tornati a casa e neanche una punizione! Ti dico che il suo povero padre era troppo buono, gliene ha fatte passare troppe lisce, ed ecco il risultato!

– Povero giovane! E povera madre, che brutta disgrazia ritrovarsi con un figlio simile!

– D’altra parte però bisogna essere chiari: quella famiglia è maledetta da Dio! Loro hanno disubbidito a Dio, e lui li sta punendo! Non solo lei non ha avuto altri figli, ma l’unico che ha non gli ha dato una discendenza! Un disonore così non si era mai visto!

– Già, mi ricordo ancora quei fatti, anche se sono passati tanti anni, sembra ieri.

– Come dimenticarsi? Chi non ricorda quella pancia rotonda, il giorno del suo matrimonio? Giuro per Dio che mai nella mia vita ho assistito a una cosa così! Uno scandalo e una vergogna per tutto il paese. Eppure loro due, come se niente fosse… Ah, ma ti dico che io non ho voluto essere complice di tutto questo: pensa, da allora ho tolto il saluto a tutta la famiglia, e non sono mai andata nella loro bottega!

– D’altra parte sappiamo che lei è sempre stata un carattere ribelle, la sua povera mamma Anna non è mai riuscita a tenerle testa! Anche prima del matrimonio, lei di punto in bianco ha lasciato i genitori e il fidanzato, e senza chiedere il loro permesso è andata per dei mesi da sua cugina. E per giustificarsi ha addirittura raccontato di avere avuto delle visioni! Ma nessuno le ha creduto, a partire dal capo della nostra comunità. E del resto, neanche nei tribunali ascoltano le testimonianze delle donne, come si fa a credere a una cosa così incredibile?

– Povera donna, che Dio abbia misericordia di loro!

Noi non sappiamo se questo dialogo sia veramente avvenuto… sappiamo però che potrebbe esserlo. E comunque ci aiuta a capire cosa hanno passato per davvero alcune persone che conosciamo bene. Perché, se non l’avete ancora
capito, il cugino di Giacomo si chiama Gesù, sua mamma Maria, suo papà Giuseppe, e il paese di cui si parla è Nazareth…

La morale è semplicemente: non fermiamoci alle apparenze ed evitiamo i facili giudizi!

*

E per concludere, torniamo all’espressione poetica in versi, vero “leitmotiv” di questa rubrica, con una poesia inviataci da Fabiano Caso, psicologo clinico e psicanalista residente a Piano di Sorrento (NA). Fabiano ha pubblicato nel 2008, con l’Editore Guida, un testo dal titolo Pensieri all’Alba, opera con la quale partecipa, in un linguaggio semplice e coinvolgente, la sua lunga esperienza clinica.

“Vi invio una mia preghiera alla Vergine – ci scrive l’autore – che voi potreste anche classificare come poesia, ma è soprattutto preghiera, che dovrebbe chiudere una mia prossima opera…”.

PREGHIERA ALLA VERGINE

di Fabiano Caso

O Vergine Maria,
madre di tutte le madri e madre mia,
indelebile icona della mia anima,
soffusa melodia,
che, al calar del giorno, dava voce ai silenzi,
“Ave Maria”,
che ti spegnevi nel silenzio della notte stanca.
Compagna delle notti serene e dei miei sonni,
che al ritmo sempre uguale dello scorrere dei grani del Rosario
chiudevi gli occhi miei,
“Ave Maria”
“Ave Maria” al sorgere del sole,
“Ave Maria con l’Angelo al suon delle campane
“Ave Maria”, al tramontar del giorno.
Ave Maria!

***

I poeti interessati a pubblicare le loro opere nella rubrica di poesia di ZENIT, possono inviare i testi all’indirizzo email: poesia@zenit.org

I testi dovranno essere accompagnati dai dati personali dell’autore (nome, cognome, data di nascita, città di residenza) e da una breve nota biografica.

Le opere da pubblicare saranno scelte a cura della Redazione, privilegiando la qualità espressiva e la coerenza con la linea editoriale della testata.

Inviando le loro opere alla Redazione di ZENIT, gli autori acconsentono implicitamente alla pubblicazione sulla testata senza nulla a pretendere a titolo di diritto d’autore.

Qualora i componimenti poetici fossero troppo lunghi per l’integrale pubblicazione, ZENIT si riserva di pubblicarne un estratto.

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Massimo Nardi

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