Indipendentemente dal fatto specifico, cioè la reazione alle vignette che sono state considerate blasfeme e offensive nei confronti del profeta dell’Islam, quello che è accaduto rappresenta un chiaro attacco alla cultura su cui è stata costruita la civiltà europea. “Barbarie contro civiltà” è il titolo scelto da molti giornali nel mondo.
Per cercare di capire cosa stia accadendo nel mondo islamico e soprattutto quali strategie l’Europa dovrà adottare per respingere una minaccia che sta crescendo, ZENIT ha intervistato il professor Paolo Sorbi, docente di sociologia Università Europea di Roma
Il professor Sorbi, intellettuale cattolico, si è formato alla facoltà di sociologia di Trento e ha militato nella sinistra comunista italiana. Per contrasti relativi alla difesa della vita nascente e del fine vita, è uscito dal Partito Comunista ed è diventato presidente del Movimento per la Vita della Lombardia. Scrive su Avvenire e tiene una rubrica radiofonica su Radio Maria. Insieme a Giuseppe Vacca, storico e Presidente della Fondazione Gramsci, Mario Tronti, uno dei maggiori filosofi marxisti italiani, dirigente del Pci, poi parlamentare del Pds e del Pd, e Pietro Barcellona, intellettuale autorevole e deputato del Pci, recentemente scomparso, è stato coautore del manifesto dei ,“marxisti ratzingeriani”.
Nel corso di un colloquio telefonico il docente di sociologia ha raccontato a ZENIT di aver conosciuto alcuni membri della redazione di Charlie Hebdo durante il maggio francese del 1968. “Ero a Parigi per prendere contatti con alcuni personaggi della sinistra francese da portare all’Università di Trento”, ha precisato.
In merito all’attacco terroristico contro la sede della rivista francese, il professor Sorbi ha sostenuto che il commando sembra essere espressione della fase sociologica dei “primi fuochi”.
“Non si tratta cioè di un alto livello di criminalità politica e per evitare che la cosa cresca con effetti drammatici bisognerebbe tagliare le radici del fondamentalismo islamico nelle sue basi di origine”.
“Non si ancora bene a quale centrale o gruppo sono legati. Il problema è – ha sottolineato il professore – il clima diffuso che si respira nell’islam su scala mondiale”.
“Anche se in numero minoritario – ha detto – c’è una tendenza di un numero imprecisato di giovani della media e ricca borghesia che sono affetti da nichilismo. Cercano e diffondono la morte, un fenomeno di sessantottismo pervertito”.
“Dobbiamo capire che questa dinamica non ha a che fare con la teologia dell’Islam ma, allo stesso tempo, non possiamo non riflettere sui collegamenti tra estremismo terroristico e comunità islamiche, non c’è completa contiguità ma neanche nessuna contiguità”.
Alla domanda su cosa pensi dei diversi autorevoli intellettuali che hanno sollevato la necessità che avvenga una rottura tra Islam moderato e terroristi, il prof. Sorbi ha ricordato che “bisognerebbe operare esattamente come accadde in Italia quando il sindacalista Guido Rossa denunciò la presenza di cellule terroriste nella sua fabbrica. Per questa denuncia venne ucciso, ma da allora il Partito Comunista Italiano cambiò strategia e non accettò più nessuna ambiguità”.
Per questo “bisognerebbe interrompere ogni relazione tra l’Islam moderato e la minoranza terrorista. Credo che l’Islam moderato dovrebbe essere unito con le forze della democrazia occidentale contro il terrorismo fondamentalista”.
In Francia sembra che la situazione sia più complicata. I dirigenti dell’Islam moderato hanno preso le distanze dai terroristi, ma nelle periferie francesi la comunità islamica sembra proteggere o comunque coprire gli estremisti.
A questo proposito Sorbi ha precisato che “gli agitatori delle periferie non rappresentano la popolazione che vive nelle banlieue, c’è un problema sociale ed i terroristi stanno cercando di sfruttare la situazione”. I terroristi “vogliono distruggere innanzitutto il moderatismo islamico”, per questo motivo “è importante che tutto ciò che produce la cultura occidentale non deve dare pretesti alle forze del fondamentalismo islamico”.
In merito alla pretesa di difendere il Profeta dell’Islam rivendicata dai terroristi, Sorbi ha spiegato che la questione è complessa. “C’è una cultura radicale che propone una società occidentale che non ha limiti morali, una cultura senza limiti di sorta nell’etica, nei comportamenti sociali nei comportamenti educativi, nella formazione (…) per fortuna sembra che questo tipo di cultura stia iniziando a declinare, e questo dimostra che la secolarizzazione non è il destino dell’Occidente”.
“La presenza di islamici che vogliono fuggire ai destini dei loro paesi di provenienza dove c’è la guerra, è un fenomeno che se viene affrontato in maniera serio e con processi di controllo adeguati può essere un occasione per la rinascita di valori e istanze religiose”.
“A mio parere di fronte a questo fenomeno – ha proseguito Sorbi – i cristiani dovrebbero comportarsi con un progetto di grande apertura, di dialogo, di confronto sul piano naturale, educativo, sui valori della famiglia, dell’educazione, del pluralismo e, con prudenza, anche sul piano del dialogo teologico. L’uso della forza non deve essere abusato per reprimere le religioni ed i buoni valori insiti nelle religioni. Paradossalmente l’attentato in Francia è avvenuto proprio nel momento in cui sono sempre di più gli Imam e gli esponenti islamici che si stanno avvicinando e stanno ascoltando le parole di pace di Papa Francesco. All’udienza generale di mercoledì scorso a piazza san Pietro erano presenti quattro Imam provenienti dal paese transalpino”.
Alla domanda se è vero che è stata la politica repressiva dell’occidente ad incendiare il Medio Oriente, Sorbi ha risposto sostenendo che “i fondamentalisti islamici hanno deciso di distruggere l’Occidente molto prima del 2001. Vogliono distruggere l’Occidente perché rifiutano il pluralismo, la libertà di coscienza, la libertà religiosa, l’educazione scolastica delle donne. Questo però non vuol dire che l’Occidente deve prendere posizioni radicali, estremiste e libertine. L’Occidente deve pensare ad un intervento nei territori dove si forma e addestra il terrorismo, un intervento complessivo di tipo educativo, politico, sanitario e militare. Propongo di rimanere unitissimi con Israele e con gli stati arabi moderati e continuare, se possibile, il dialogo con l’Iran”.
E perché l’Occidente continua a rifiutare l’alleanza con la Russia per combattere l’estremismo islamico? Secondo Sorbi “è un problema che ha delle radici storiche oltre che geopolitiche. Ancora non si è capito il ruolo storico che potrebbe svolgere la Russa post-sovietica. Putin è un personaggio da prendere con le pinze, ma bisogna capire che c’è la necessità di trovare delle mediazioni. Se la Russia cede al terrorismo islamico saranno guai per tutti”.