La Santa Sede ha espresso il suo “vivo apprezzamento” alle Chiese Cattoliche locali di Guinea, Liberia e Sierra Leone per la loro “tempestiva risposta alla crisi causata dall’Ebola”.
Secondo quanto riferisce un comunicato della Sala Stampa Vaticana, “per potenziare maggiormente i loro sforzi, e come risposta concreta all’emergenza, la Santa Sede offre un contributo finanziario”.
I fondi saranno a disposizione di strutture sostenute dalla Chiesa per migliorare l’assistenza che esse offrono attraverso istituzioni sanitarie, iniziative comunitarie e la cura pastorale dei malati e del personale sanitario.
La Santa Sede incoraggia anche “altri benefattori, privati o pubblici, a contribuire ad accrescere tali fondi in segno di solidarietà con i nostri fratelli e sorelle che soffrono grandemente in queste regioni colpite dalla malattia”.
Le somme offerte dalla Santa Sede saranno utilizzate, tra l’altro, per l’acquisto di forniture sanitarie di prima necessità, per il trasporto dei malati e per il rinnovamento delle strutture. Parte del contributo della Santa Sede sarà destinato ai residenti di aree circoscritte al fine di sviluppare e potenziare strategie tese a fermare l’espansione dell’Ebola.
Vi saranno anche fondi destinati ad aiutare le famiglie colpite dal virus e i minori rimasti orfani. Nella sua risposta pastorale, la Santa Sede contribuirà all’assistenza delle persone in aree colpite dal virus attraverso la formazione e l’aiuto fornito ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose e ai laici impegnati in attività pastorali, affinché siano meglio preparati ad affrontare i bisogni di ordine fisico, psichico e spirituale dei malati e di quanti soffrono.
La Santa Sede concentrerà i suoi interventi sulle parrocchie, in quanto gran parte dell’attività della Chiesa si svolge a livello della parrocchia, che, come riferisce il comunicato, è “un’importante istituzione basilare nella lotta alle conseguenze causate dall’Ebola, che stanno emergendo come un problema serio, particolarmente per i sopravvissuti”.
L’accresciuto impegno della Chiesa Cattolica nella lotta alla diffusione dell’Ebola è descritto nel documento Potenziare l’impegno della Chiesa Cattolica nella risposta all’emergenza Ebola, a cura del Pontificio Consiglio di Giustizia e Pace. Il documento descrive, per la prima volta, una risposta pastorale a una malattia relativamente nuova che ha devastato individui, intere famiglie ed anche comunità, specialmente nei Paesi dell’Africa Occidentale di Guinea, Sierra Leone e Liberia.
La Chiesa Cattolica è impegnata da molti decenni a fornire aiuto umanitario e di sviluppo nell’Africa Occidentale. La Chiesa quindi, si legge nel comunicato, “conosce bene come le istituzioni sanitarie di ogni tipo – che già stanno affrontando pesanti sfide derivanti dalla povertà e da annose difficoltà sociali e politiche – sono grandemente impegnate dalla presente crisi”.
Oltre all’attività della Chiesa nella regione, il documento presenta gli sforzi compiuti da numerosi Dicasteri della Curia Romana, tra cui il Pontificio Consiglio Cor Unum, il Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari (per la Pastorale della Salute), Propaganda Fide, il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, come pure l’attività di Caritas Internationalis e le organizzazioni ad essa collegate.
Questo si somma agli sforzi delle Agenzie Cattoliche presenti in molti altri Paesi, quali Catholic Relief Services (USA), Missio (Austria), Misereor e Medical Mission Institute (Germania). “Gli intensificati sforzi della Chiesa permettono una maggiore risposta a livello parrocchiale e di conseguenza rafforzano le misure atte a contenere la malattia”, afferma il comunicato della Santa Sede.
Potenziare l’impegno della Chiesa Cattolica nella risposta all’emergenza Ebola fa leva sulle comunità locali. La Chiesa “non viene e va; le persone si rivolgono a Dio in situazioni di paura e di bisogno. Questa Chiesa è una testimonianza visibile della presenza di Gesù Cristo in ogni tempo ma particolarmente in tempi di difficoltà”, si legge nel documento.