“Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra”. Il noto radiomessaggio di Pio XII diffuso in prossimità dell’inizio della Seconda guerra mondiale, trova nuova eco nelle parole dell’osservatore della Santa Sede all’Onu, mons. Silvano Maria Tomasi. In un’intervista rilasciata alla Radio vaticana, il presule fa il punto sulle crisi internazionali seguite dal Comitato Onu per i Diritti umani.

Iraq, Siria, ma anche Africa, con particolare attenzione alla Repubblica Centrafricana. Sono queste le zone del pianeta che - riferisce mons. Tomasi - hanno catalizzato l’attenzione del Consiglio dei diritti umani. “La preoccupazione alla radice di questi sforzi, di questi tentativi di trovare una strada per la pace, è di non sciupare vite umane e di non consumare tutte le risorse che sono disponibili in conflitti inutili e dannosi, invece di utilizzare queste forze positive per lo sviluppo della vita dei popoli”.

Mons. Tomasi sottolinea che “in Medio Oriente, in particolare, si è posto l’accento sulla necessità non solo di raggiungere un armistizio, in modo da facilitare l’aiuto umanitario, ma anche di garantire libertà alle persone di vivere i loro diritti umani in maniera degna”. In questo senso - spiega ancora - si fa leva sul tentativo di sensibilizzare l’opinione pubblica e sull’impegno dei Patriarca cattolici e di alcuni vescovi delle comunità ortodosse.

Pur precisando che “come cristiani, dobbiamo sempre essere ottimisti, sapendo che la Provvidenza guida la Storia”, l’arcivescovo spiega che “ci troviamo di fronte a una certa mancanza di volontà politica di risolvere soprattutto le situazioni di violenza, che vediamo evidenti in varie parti del mondo, ma specialmente nelle regione del Medio Oriente”.

Di qui la sua riflessione: “La violenza non porta nessun risultato costruttivo. Dobbiamo andare al di là della mentalità secondo la quale se ci sono difficoltà e problemi, l’unica strada sia quella del conflitto violento per risolverli”. L’alternativa proposta dal rappresentante vaticano consiste nel “costruire fiducia, in modo da potersi parlare e trovare compromessi ragionevoli che permettano a tutte le persone, di qualsiasi credo religioso, di qualsiasi opinione politica, di convivere senza farsi del male e creando una convergenza di sforzi per il bene comune”.

È questo, secondo mons. Tomasi, “l’obiettivo da porsi per il 2015”. Obiettivo che può essere raggiunto cominciando a mettere “in secondo piano” il commercio di armi e “gli interessi di vari poteri”, a beneficio degli “interessi delle persone e le loro ispirazioni giuste”. Il ruolo della Santa Sede - ha detto infine - è quello di essere “voce della coscienza che ricorda che i valori più importanti per il futuro comune della famiglia umana sono la pace, il rispetto reciproco, la solidarietà con i più bisognosi”.