Una pastorale a favore degli "esclusi" e dei "diritti umani"

L’8 maggio, alla Pontificia Università Antonianum, l’intervento di padre Gabriele F. Bentoglio, sotto-Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti

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“Esclusi e diritti umani: pastorale per i migranti e i rifugiati”. Sarà questo il tema al centro dell’intervento di padre Gabriele F. Bentoglio, sotto-Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, durante la conferenza che si svolgerà, il prossimo 8 maggio, presso la Pontificia Università Antonianum di Roma.

L’intervento – riferisce un comunicato del Dicastero – si colloca all’interno del corso accademico su “Giustizia, pace e integrità del creato”, promosso e organizzato dall’Ateneo, che si svolgerà dal 29 aprile al 9 maggio e al quale parteciperanno gli Animatori degli Uffici GPIC (giustizia, pace e integrità del creato) dell’Ordine dei Frati Minori, oltre agli studenti universitari e a quanti sono interessati ai temi trattati.

Una decina di professori, esperti e studiosi proporrà argomenti di particolare interesse nel quadro attuale del fenomeno delle migrazioni, che coinvolge circa 232 milionidi lavoratori migranti internazionali, mentre si calcolano almeno16 milioni di rifugiati (tra cui i richiedenti asilo e i Palestinesi sotto l’Agenzia di soccorso e lavoro delle Nazioni Unite); 28,8 milioni di sfollati interni a causa di conflitto; 15 milioni di profughi a motivo di pericoli e disastri ambientali e 15 milioni di profughi a causa di progetti di sviluppo. A questi bisogna aggiungere tutti coloro che vivono e lavorano sulle strade, nei traffici via mare e via aria.

“Si tratta di masse di genti in movimento, che hanno bisogno di una cura pastorale specifica, da sempre riconosciuta dalla Chiesa, anche per combattere piaghe orrende come il traffico di esseri umani”: così esordirà padre Bentoglio, che traccerà poi alcuni elementi descrittivi del fenomeno prima di passare in rassegna le principali risposte pastorali della Chiesa, nella linea degli orientamenti del Magistero e della Dottrina sociale della Chiesa.

Il sotto-Segretario – informa ancora la nota – indicherà anche alcuni itinerari che possano indirizzare la sollecitudine pastorale delle Chiese locali nell’affrontare le situazioni varie e complesse in cui oggi vivono migranti e rifugiati. In particolare, ricorderà che “il Magistero indica alcune piste preferenziali che hanno come meta finale l’annuncio esplicito del Vangelo, passando però attraverso canali di mediazione.

Da una parte, infatti, è sempre più importante percorrere la via della testimonianza della carità e, in genere, della promozione umana, in termini di accoglienza, solidarietà e comunione: su questo versante non è difficile trovare consensi e creare sinergie con tutte le persone di buona volontà. Dall’altra parte, poi, per coloro che condividono il medesimo spirito religioso, si sollecita la via del dialogo, con i temi connessi del pluralismo etnico e culturale, della libertà religiosa e dell’inculturazione della fede. Dove, infine, vi è compartecipazione alla stessa fede, emerge l’impegno dell’annuncio della salvezza in Gesù Cristo.

Questi percorsi, avvalorati da positive esperienze e dai successi prodotti da sforzi comuni, hanno portato a maturazione la consapevolezza che i migranti hanno un proprio patrimonio culturale, sociale e spirituale che va preservato, e ciò implica scelte pastorali specifiche, un continuo rinnovamento delle strutture e un aggiornamento permanente nella formazione degli operatori”.

“In ogni caso – sottolinea padre Bentoglio – sia che si parli di individui migranti sia che ci si riferisca a gruppi e collettività, in situazione anche di irregolarità, la Chiesa guarda essenzialmente alla persona in quanto soggetto in relazione, aperto a Dio e al prossimo. Si tratta della persona con i suoi diritti e con i suoi doveri, che vanno ricordati anche in situazione di irregolarità. E qui entra in gioco l’amore per gli altri. Se, infatti, il rapporto con essi viene interrotto, scompare il senso e il dovere di solidarietà. Ecco perché la Chiesa tiene vivo il forte senso di cooperazione di tutti i popoli, che può servire da coscienza critica per l’impegno a realizzare un mondo diverso, dove tutti siamo chiamati a tutelare la libertà – in tutti i suoi aspetti e, soprattutto, mediante adeguati programmi formativi – come pure a promuovere il riconoscimento che siamo membri dell’unica famiglia umana, nei confronti della quale abbiamo tutti una responsabilità e, quindi, dobbiamo assumerci dei doveri”.

Quindi, il sotto-Segretario metterà a fuoco l’importante ruolo del volontariato dei laici, l’urgenza di offrire un’adeguata formazione del clero e degli operatori pastorali laici, soprattutto mediante Giornate annuali di formazione specifica e Incontri periodici di aggiornamento e di sensibilizzazione.

A questo riguardo, saranno citate anche alcune iniziative locali, come il duplice indirizzo accademico previsto dalla Pontificia Università di Comillas in “Especialista Universitario en Inmigración” e il “Master Universitario en Inmigración”; il Master internazionale sulle migrazioni dell’università di Valencia, in Spagna, e quello di Zacatecas, in Messico, come pure la costituzione di un istituto accademico, incorporato alla Pontificia Università Urbaniana, a Roma, gestito dai Missionari Scalabriniani, per la specializzazione in teologia pastorale della mobilità umana (lo Scalabrini International Migration Institute – SIMI).

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ZENIT Staff

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