La fede cattolica a confronto con quella dei Testimoni di Geova (Seconda parte)

Un’analisi apologetica e non polemica dei principi di fede della minoranza geovista, il secondo gruppo più diffuso in Italia e di proselitismo più insistente

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[La prima parte è stata pubblicata martedì 22 ottobre]

Continuiamo nelle premesse necessarie per:

1) Non scandalizzare chi paventasse nella nostra critica una offesa alla tolleranza e al dialogo.

Nella critica, che intendiamo come valutazione critica del vero e del falso, c’è sì intolleranza ma solo verso l’errore che, quando è consapevole, diviene imbroglio e truffa. Quindi è una intolleranza che si risolve in amore verso le persone perché, come insegna la CEI, quanto alla verità religiosa: “E’ veramente buono soltanto ciò che è vero; questo è il metro di giudizio che deve guidarci.”  Anche i Testimoni sono figli di Dio che hanno diritto alla verità per il loro bene, e la nostra critica tende proprio a fargliela scoprire, sia a loro che ai fratelli cattolici.

Quanto al dialogo, esso non viene offeso. Anzitutto bisogna distinguere il dialogo ecumenico, che si fa tra i credenti in Cristo in vista della ricomposizione dell’Unico Ovile sotto un Unico Pastore (e quindi riguarda solo i cristiani); dal dialogo interreligioso, che si fa tra i credenti in Dio nelle svariate religioni; dal dialogo umanitario (o sui valori) che ogni denominazione religiosa fa con uomini atei, agnostici o laici, ma “di buona volontà perché amano l’umanità. Quello che riguarda il confronto tra il cattolicesimo e il geovismo sarebbe dunque un dialogo di tipo interreligioso, poiché i Testimoni di Geova non si riconoscono tra i normali cristiani che essi schedano in blocco come “cristianità apostata”, riservandoa  se stessi la qualifica di cristiani e di “veri cristiani”, senza però esserlo (2).

Ben venga dunque il dialogo tra il cattolico e il Testimone, che noi ci prefiggiamo augurandoci di trovare un Testimone aperto ad esso, e perciò non tanto ligio ai dettami dei suoi capi che hanno irriso sia l’ecumenismo (senza capire che non era tale) della preghiera interreligiosa ad Assisi, sia ogni forma di dialogo con coloro che essi sono mandati solo ad “indottrinare”. La qualifica di “proclamatori” data ai loro evangelizatori è ben studiata…

2) Smorzare la lamentela dei Testimoni di Geova ai quali non piace che si usi il sostantivo “geovismo” e l’aggettivo “geovista” ritenendoli (anche qui a torto) spregiativi. In realtà la terminazione “geovismo” è analoga a quella usata per altre religioni: buddismo, induismo, islamismo, ebraismo, taoismo, animismo… Una piccola variante la troviamo nel termine confucianesimo, che ha terminazione analoga al nostro cristianesimo (che un tempo fu detto anche cristianismo senza lamentele da parte nostra).

Insomma per noi “geovismo/sta” sono termini usati per praticità e brevità; ma anche e soprattutto per distinguere bene e sottolinerare che non siamo contro i Testimoni di Geova persone, ma che è la loro dottrina l’oggetto della nostra valutazione critica. Come persone nel geovismo ci vediamo coinvolti i vertici del Movimento, La Società Watchtower (o Torre di Guardia) come ente; lasciando comunque a Dio la valutazione morale circa la responsabilità dei singoli dirigenti che non sappiamo se e fino a che punto sono consapevoli di seminare errori. Abbiamo anzi prove che alcuni “Unti”, che di per sé dovrebbero far parte dei responsabili in quanto membri del “Canale di comunicazione adoperato da Geova per trasmettere la sua “verità” sono stati in disaccordo su certe cose che la Dirigenza esecutiva ha fatto stampare. E forse non sbagliamo nel ritenere che siano proprio i capi ad inculcare la lamentela suddetta nei loro adepti, al fine di ottenere che chi critica i Testimoni di Geova critichi non il “geovismo” ma le persone dei Testimoni di Geova, così da farli sentire dei perseguitati e donare loro “vitamine” di entusiasmo perché… perché Gesù aveva predetto che i suoi veri seguaci sarebbero stati perseguitati! Allo stesso fine potrebbe essere stata fatta circolare la lamentela di “persecuzione religiosa” di cui abbiamo parlato nella puntata precedente. Perciò ci guarderemo bene dal fare il gioco della Watchtower e procederemo come abbiamo stabilito.

3) Sfatare il luogo comune che “l’erba cattiva si secca da sé” e perciò sarebbe bene non dar loro troppa importanza.

Rispondiamo che dipende da quale erba si tratti, di quale virulenza abbia. Se si tratta di gramigna, non solo non secca ma infesta, inquina e distrugge la vitalità di tutte le altre erbe. Lo stesso discorso fu fatto in passato alla Conferenza di Puebla (America Latina) quando si stabilì che le sètte erano un “fenomeno marginal“. Poi, visto quanti milioni di cattolici erano caduti vittime di quel fenomeno, ci si convinse che era meglio cercare di informarsi meglio sulla loro natura e tecniche di proselitismo. Lo stesso è accaduto in Italia, come abbiamo scritto. Un gruppo di appena 200 denominazioni, contate nel 1995, lasciate in pace e curandosi solo della evangelizzazione positiva, trascurando quella preventiva e valutativa di confronto, hanno permesso lo sviluppo di ben 820/30 denominazioni presenti ai nostri giorni. E quanto al danno effettivo sulla fede dei cattolici, abbiamo già detto che se la percentuale di chi ha optato per fedi alternative è del 2,5/3%, quella di chi ha ricevuto contagio alla purezza e pienezza del proprio credo sale di sicuro al 30%.

Ma abbiamo anche dal geovismo stesso l’indicazione di cosa sia meglio fare. E’ infatti proprio dagli stessi Testimoni di Geova che viene fatta circolare la lamentela di avercela solo con loro (vedete? non dicono con la loro dottrina ma con loro!) e il relativo invito di lasciarli in pace, di ignorarli. Qualcuno ha analogato il geovismo ad un bruco nella mela che, se lasciato in pace mette su famiglia fino a mangiarsela tutta. Anche il bruco, in piena attività penserebbe che per lui è meglio essere ignorato…

4) Il Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova esorta caldamente i suoi adepsti ad avere una “attidudine bereana”. La qualifica di “bereano/nità”, tratta da Atti 17,10-11, comporta mente aperta, acribia di analisi e cioè criticità, concentrazione, massima premura di mente, atteggiamento che sospende il giudizio finché non si è appuranto che “le cose stiano realmente così” ecc… Ebbene noi non chiediamo di meglio per intessere il nostro confronto dialogico critico. Anche se sappiamo che (ahimé!) alcuni Testimoni limitano questo accertamento al controllare se le citazioni bibliche esibite negli stampati geovisti corrispondano esattamente alla loro versione della Bibbia. Noi esigiamo che tale principio vada esteso a qualunque tipo di accertamento; anche – e stavolta saranno i capi dei Testimoni ad esclamare “ahimé” – anche quando si tratta di accertarsi se la traduzione della loro Bibbia sia esatta o no; o se siano pertinenti all’argomento i versetti esibiti; e se ogni citazione portata a conferma della dottrina sia stata usata onestamente (3) cosa che, come vedremo, spesso non corrisponde alla realtà. Ed è per questo che noi qualifichiamo i Testimoni come le prime vittime di quel movimento.

5) Sfatare un altro luogo comune derivante dalla diffusa immagine di perbenismo ostentata dai proclamatori (ma per ora ne diamo solo l’annuncio perché richiede più spazio del poco che ci resta per chiudere l’articolo). È quello che fa credere che i Testimoni siano in fondo brava gente, pieni di zelo e attivismo per la loro fede (cosa che suona sia di ammirazione che di rimprovero per l’atteggiamento comune dei cattolici esclusivamente “domenicali”), innamorati della Bibbia, di condotta esemplare ecc… In questo ci serviremo sia di qualche valutazione sociologica, sia di varie testimonianze di ex; ma solo all’occorrenza…

6) Spiegare l’origine della cosiddetta “verità” biblica che i Testimoni ritengono di propagare. Abbiamo già accennato che la Congregazione geovista dice di essere diretta
“teocraticamente da Geova” tramite un suo “Canale di comunicazione” che comprende: Geova, Gesù Cristo, Gli Angeli, lo Schiavo (cioè i 144.000 Unti, ma rappresentati dal Corpo Direttivo). Questo Canale eroga verità e direttive ai fedeli.(4) Tale direttività è spinta fino ad affrancare del tutto la Società Torre di Guardia dalla responsabilità di errori, che sono esclusi con insistita assolutezza. Né Geova né il Canale può farne. Si assicura perfino (chissà con quale coerenza poi viste le ripetute variazioni di dottrina) che l’ultimo componente del Canale, cioè la Società Torre di Guardia “ha solo la responsabilità editoriale di ciò che riceve dall’alto. (5) Il che corrispnde perfettamente ad una gestione davvero teocratica, ma noi vedremo “bereanamente” se le cose stanno davvero così.

Dalla prossima puntata fino alla prima Domenica di Avvento daremo una panoramica del danno che l’ideologia geovista arreca alla fede cattolica, esaminando, a confronto, come il nostro Credo domenicale viene punto per punto: negato, ridimensionato, maciullato, sostituito dal Credo geovista.

***

NOTE

1) L’impegno della Chiesa di fronte ai nuovi movimenti religiosi e alle sette, n. 42

2) “Ci sentiamo in dovere di dichiarare con franchezza che i Testimoni di Geova non appartengono alla comunione cristiana e non solo a quella cattolica. Rifiutano infatti esplicitamente verità fondamentali della nostra fede, innanzitutto quella del Dio uno e trino, Padre, Figlio e Spirito Santo, e quindi della divinità del Signore Gesù Cristo; negano la spiritualità e l’immortalità dell’anima; interpretano in modo letterale e fondamentalista, e persino falsificante la Sacra Scrittura.” (ibid. n. 39)

3) “Usate cautela. Ogni evidenza [intendi “prova” – Ndr] dev’essere usata onestamente. Non togliete una citazione dal contesto. Accertatevi che ciò che dite sia esattamente ciò che l’autorità citata voleva dire.” (Manuale per la Scuola di Ministero Teocratico, p. 155)

4) Cf Rivelazione il suo grandioso culmine è vicino! (p. 16-17)

5) “Geova Dio, dunque, è l’unica Corte Suprema d’interpretazione della Sua Parola ispirata. … A tale rimanente di servi fedeli di Geova [gli Unti rimanenti sulla terra o Schiavo fedele e discreto – Ndr] Cristo Gesù ha affidato tutti «i suoi beni» e interessi terreni del Regno. Questo non significa che il rimanente fedele o la società degli unti testimoni di Geova siano un tribunale di interpretazione terreno, delegato ad interpretare le Scritture e le sua profezie. No; Cristo Gesù, il Re, non ha affidato loro questa funzione. La Corte Suprema interpreta ancora, grazie a Dio; e Cristo Gesù, il portavoce ufficiale dell’interpretazione della Corte, si riserva quella funzione come Capo della classe dello «Schiavo fedele e discreto». Egli adopera la classe dello «schiavo» semplicemente per pubblicare l’interpretazione, dopo che la Corte Suprema, tramite Cristo Gesù, la rivela” (Torre di Guardia del 1 luglio 1943, pp. 202-203).

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Sandro Leoni

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