L'"arma" dei discepoli: una preghiera costante e fiduciosa

L’omelia del cardinale Caffarra durante il pellegrinaggio di ieri sulla tomba di San Pietro

Share this Entry

Ieri, sabato 19 ottobre, il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo d Bologna, ha guidato il pellegrinaggio diocesano sulla tomba di San Pietro per la chiusura dell’anno della Fede. Riprendiamo di seguito il testo dell’omelia tenuta dal porporato nella Messa celebrata nella Basilica vaticana.

***

Cari fratelli e sorelle, vorrei fermarmi qualche momento su un duplice ordine di considerazioni. L’uno desunto dal santo Vangelo e dalla prima lettura; l’altro dalla seconda lettura.

1. Nel santo Vangelo Gesù ancora una volta, come alcune domeniche orsono, ci sconcerta. Alcune domeniche orsono per insegnarci che non dobbiamo subire le situazioni, ma in esse discernere la volontà di Dio, aveva usato l’esempio di un amministratore ladro. Oggi per donarci un insegnamento, lo vedremo subito di grande importanza, usa l’esempio di un giudice senza fede e senza legge.

Dobbiamo fare alcuni brevi accenni alla prassi processuale ai tempi di Gesù. Se una donna povera rimaneva vedova, restava priva di qualsiasi protezione; ed in caso di ingiustizie subite, poteva solo affidarsi alla onestà e rettitudine dei magistrati. E qui comincia il racconto di Gesù; una vedova povera incappa in un magistrato privo di coscienza. Dunque la sua condizione era disperata? No. Non ricorre né ad avvocati o procuratori, ma si serve della solo arma di cui dispone: la lingua. Ella continuamente va dal giudice, e gli dice: «rendimi giustizia». Non fa altro, ma lo fa con tale insistenza, che alla fine il giudice cede, per non essere più scocciato da quella donna. Ed è a questo punto che Gesù ci dona il suo insegnamento. «Se un giudice privo di ogni coscienza» ci dice Gesù «alla fine cede, perché quella donna non lo lascia in pace, Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui?»

Tenete conto che S. Luca scrive il suo Vangelo in un momento in cui i cristiani vivono in uno stato di persecuzione. A loro sembra che il Signore Gesù non mantenga la promessa di un suo ritorno, a rendere giustizia. Allora Luca trasmette ai fedeli questo insegnamento: ci possono essere situazioni nelle quali ai discepoli di Gesù resta solamente “un’arma”, la preghiera costante, fiduciosa. Ed è un’arma invincibile. Come è attuale anche per noi questa pagina del Vangelo! Forse non dimentichiamo che comunque la preghiera è la nostra forza? Noi pregando diventiamo onnipotenti, perché agiamo sul cuore del Padre nostro, che è nei cieli.         

2. La seconda riflessione la desumo dalla seconda lettura. Cari fratelli e sorelle, è un riassunto bellissimo di ciò che vi ho detto nella Catechesi. «Rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto». La fede non è il risultato di percorsi individuali, di studi e di ricerca. La fede “va imparata”. Essa cioè nasce dentro una trasmissione di generazione in generazione: impari la tua fede nella tradizione della Chiesa.

Ma essa non è mero apprendimento: diventa un intimo convincimento. «Con il cuore…si crede» [Rom 10, 10] ci dice S. Paolo, poiché una volta imparata, una volta ascoltata la Parola di Cristo, diventa nel cristiano risposta. Donde viene questo insegnamento della fede? «Sapendo da chi l’hai appreso e che fin dall’infanzia conosci le Sacre Scritture». Ci sono persone attraverso le quali ci arriva l’insegnamento della Chiesa, in primo luogo i genitori e i successori degli Apostoli. Insegnamento che si basa sulle Sacre Scritture.

 «Rimani saldo», dice a ciascuno di noi l’Apostolo. Cari fratelli e sorelle, molte sono oggi le difficoltà che il credente può incontrare, le insidie da cui guardarsi. Varie volte vi ho messo in guardia. «Perciò» vi dico ancora con Paolo, «fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete apprese così dalla nostra parola come dalla nostra lettera» [2 Tess 2, 15]. E qui incontriamo l’insegnamento di Gesù nel Vangelo. Gesù si chiede se, al suo ritorno, troverà ancora la fede sulla terra: rimaniamo saldi, anche se il Signore tarda nell’adempiere le sue promesse. La nostra forza è l’attesa, piena di coraggio e di pazienza, nella preghiera.

Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione