"E' lo Spirito Santo che mantiene la Chiesa in Cristo"

Catechesi del cardinale Caffarra nella Chiesa di S. Giovanni Battista dei Fiorentini

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Oggi, sabato 19 ottobre, il cardinale arcivescovo d Bologna, Carlo Caffarra, guida il pellegrinaggio diocesano sulla tomba di Pietro per la chiusura dell’anno della Fede.

Riportiamo di seguito la catechesi sul tema della fede tenuta questo pomeriggio dal porporato nella chiesa di San Giovanni Battista dei Fiorentini.

***

Carissimi, fra poco compiremo un gesto pieno di significato: professeremo la nostra fede sulla tomba di S. Pietro. Perché faremo questo, durante l’Anno della Fede? Perché la nostra fede è la fede apostolica. Vorrei, in primo luogo, spiegarvi che cosa significa «fede apostolica».

1.         [Apostolicità della fede]. Ciò che noi crediamo, è ciò che ci hanno predicato gli apostoli. E’ questo che noi intendiamo, quando diciamo «fede apostolica».

            E che cosa ci hanno predicato gli apostoli? Sentiamo che cosa dice uno di loro, l’apostolo Giovanni, scrivendo ai suoi fedeli: «ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita […], quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi» [1Gv 1, 1-3].

            Fate bene attenzione ad ogni parola. Gli apostoli hanno incontrato e vissuto con una persona, il Verbo della vita: la divina persona del Verbo che ci rende partecipi della stessa vita di Dio. Di che natura è stato questo incontro? E’ stata una visione mistica concessa ad alcuni privilegiati? E’ stato il risultato faticosamente raggiunto dopo aver percorso vie faticose di ascesi? assolutamente no. E’ stato un incontro accaduto come accadono tutti gli incontri umani. La persona che incontri ti rivolge la parola, e tu ascolti; essa vive ed agisce in un certo modo, e tu lo vedi, anzi la osservi attentamente: ti incuriosisce; non è un’allucinazione, un fantasma,  ma qualcuno in carne ed ossa, e tu lo tocchi. Tutto questo è accaduto agli apostoli a riguardo della divina persona del Verbo: hanno ascoltato le sue parole; hanno visto come si comportava e viveva; hanno potuto toccarlo. Ovviamente, tutto questo è stato possibile perché la divina persona del Verbo ha assunto una natura umana, come la nostra.

            Una volta che l’esperienza di questo incontro è terminata, gli apostoli non hanno tenuto per sé questo evento. Non lo hanno comunicato solo a pochi eletti, ad un circolo chiuso. Al contrario. S. Paolo parlando degli apostoli, dice: «per tutta la terra è corsa la loro voce, e fino ai confini della terra le loro parole» [Rom 10, 18].

            Quando noi dunque diciamo: “la nostra fede è la fede degli apostoli; è fede apostolica”, intendiamo dire: ciò che noi crediamo, è ciò che gli apostoli ci hanno predicato. E che cosa ci hanno predicato? “ciò che hanno udito, ciò che hanno visto…”. Dunque, la nostra fede nasce dalla predicazione apostolica e dobbiamo aggiungere dalla testimonianza apostolica, poiché ci hanno predicato ciò che avevano visto.

            Andremo dunque sulla tomba dell’Apostolo, e professeremo la nostra fede. E’ come se dicessimo: “Pietro, noi siamo qui sulla tua tomba a professare la nostra fede, perché questo è ciò che hai predicato ed hai testimoniato”.

            Vorrei ora approfondire un aspetto dell’apostolicità della nostra fede, assai importante.

            Un vero incontro con una persona si realizza non solo ascoltando le sue parole, ma anche comprendendone il significato profondo. Non solo stando qualche ora con essa, ma vivendo a lungo assieme. In una parola: l’incontro accade quando e se da una parte l’altro si rivela nella sua intimità più profonda, dall’altra chi ascolta e chi guarda, ha la capacità di accogliere la rivelazione che l’altro fa di se stesso.

            Anche agli apostoli accade questo. Per passare da un “incontro corporeo” ad una “conoscenza corporea-spirituale”, è stato necessario che Gesù morisse e risorgesse: Gesù si è rivelato nella sua identità profonda quando apparve agli apostoli nella gloria della Risurrezione.

            Ma era necessario anche che gli apostoli fossero dotati di una capacità sovrumana di “vedere” l’identità di Gesù: questa capacità è il dono dello Spirito Santo che Gesù risorto fece loro. Essi comprendono ed interpretano quanto hanno vissuto prima della Pasqua, poiché Gesù risorto era lo stesso che essi avevano prima conosciuto per una lunga frequentazione. Hanno occhi capaci di vedere.

            Cari amici, spero di essere stato chiaro su questo punto. Trattasi di qualcosa di molto importante. La testimonianza, la predicazione apostolica è una testimonianza, è una predicazione qualificata dall’esperienza fatta dagli apostoli che Gesù è risorto.

            Poiché la nostra fede è una fede apostolica; poiché la qualificazione della predicazione apostolica è costituita dall’incontro loro col Risorto, la nostra fede è una fede pasquale. Fede apostolica e fede pasquale è la stessa cosa.

            Qualcuno a questo punto potrebbe chiedersi: “perché andiamo a professare la nostra fede sulla tomba di Pietro? perché tanta importanza a Pietro? non abbiamo detto che la nostra fede è fede apostolica? non dovremmo allora dire piuttosto che la nostra fede è la fede di Pietro?” Ora cercherò di rispondere brevemente a questa domanda.           

2.         [La testimonianza petrina]. Se leggiamo attentamente i quattro vangeli, non possiamo negare che Pietro, fra i dodici, è chiamato da Gesù ad una speciale partecipazione all’autorità e alla responsabilità di Gesù medesimo.

            La professione di fede in Gesù da parte di Pietro, la sua testimonianza è la “pietra” su cui Egli edifica la sua Chiesa. Prevedendo tutte le difficoltà, le insidie, le tentazioni cui sarebbero andati incontro i discepoli di Gesù, Pietro riceve da Gesù l’incarico di “confermarli”. Per questo è fatto “oggetto” di una preghiera speciale da parte di Gesù: Egli ci confida che ha fatto una preghiera speciale per Pietro. Non solo, ma soprattutto, il Signore risorto affida a Pietro la sua comunità, il suo gregge. In breve: la Chiesa intera è affidata a Pietro; essa è edificata sulla sua testimonianza di fede; egli deve confermare nella fede i suoi fratelli e sorelle.

            Questa collocazione di Pietro nella Chiesa datagli da Gesù, comporta per Pietro una partecipazione speciale ai sentimenti di servizio che sono nel cuore di Cristo; una profonda disponibilità alla sofferenza, fino alla Croce. Pietro è il primo a cui Gesù lava i piedi. Pietro morirà crocifisso come Gesù.

            Possiamo e dobbiamo dire che la nostra fede è una «fede apostolico-petrina»: così ha voluto il Signore Gesù.

            Ma a questo punto dobbiamo chiederci: “dove e come oggi io posso accogliere la testimonianza apostolico-petrina, dal momento che gli Apostoli e Pietro sono morti da molto tempo? Dove risuona oggi la loro predicazione? Dove è resa la loro testimonianza, oggi?”

            Dedicherò il terzo punto della mia catechesi a rispondere a questa domanda.

3.         [La Chiesa, madre della nostra fede]. Per rispondere a questa domanda, pensiamo brevemente ad un’esperienza che ciascuno di noi ha vissuto e vive. Noi non siamo venuti al mondo perché….abbiamo deciso di venirci, come se entrassimo in un deserto disabitato e privo di strade. «In primo luogo, i nostri genitori [che] ci hanno dato la vita. Il linguaggio stesso, le parole con cui interpretiamo la nostra vita e la nostra realtà, ci
arriva attraverso altri, preservata nella memora viva di altri» [Francesco, Lett. Enc. Lumen fidei, 38]. Ciascuno di noi nasce dentro un mondo, una cultura custodita di generazione in generazione dalla memoria di quel popolo a cui apparteniamo.

            Avviene qualcosa di analogo colla predicazione apostolica, e la nostra fede personale. Il Concilio Vaticano II dice che la predicazione apostolica ha come depositato nella prima comunità cristiana «tutto quello che serve per vivere la vita santa e per accrescere la fede del popolo di Dio, e così nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto la Chiesa perpetua e trasmette a tutte le generazioni tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede» [Cost. Dogm. Dei verbum 8]. La tradizione apostolica giunge fino a noi attraverso la tradizione ecclesiale. Ed in questo modo ciascuno di noi può avere l’incontro reale con Gesù, il Signore risorto.

            Quali sono i mezzi fondamentali attraverso i quali la Chiesa ci trasmette la predicazione e la testimonianza apostolica? Sono fondamentalmente quattro: la Professione della fede, i Sacramenti, la Legge santa della Carità, la Preghiera insegnataci dal Signore.

            Non posso ora fermarmi su ciascuno di essi. Mi limito a dire qualche parola sui primi due.

            – [La professione di fede]. La Professione di fede [è chiamata anche il Credo] esprime in grado eminente e normativo la fede della Chiesa: ciò che la Chiesa crede. Essa cioè esprime l’obbedienza della Chiesa alla predicazione e alla testimonianza apostolica. Dicendo la sua fede, professando la sua obbedienza, la Chiesa, e ciascuno di noi con essa ed in essa, non dà il suo assenso semplicemente ad una serie di proposizioni che veicolano verità astratte. Narra, invece, quella storia della salvezza che inizia dall’atto creativo del Padre e termina colla visione della vita eterna.

            Mediante la professione della fede noi entriamo dentro alla realtà di questa storia, che ha nel Padre – per mezzo del Verbo incarnato, nello Spirito Santo – la sua origine e la sua meta finale.

            Cari amici, voi comprendete quindi come sia necessario sapere, conoscere ciò che professiamo nella Professione della fede. Questo lo compie la catechesi.

            – [L’Eucarestia]. E’ nei sacramenti che la Chiesa, e ciascuno di noi in essa, incontra realmente quell’Evento che la predicazione degli apostoli ci ha narrato. In modo perfetto ciò accade nella celebrazione eucaristica.

            Come è bello il modo con cui l’apostolo Paolo narra la istituzione dell’Eucarestia! Egli inizia il racconto colle seguenti parole: «ho ricevuto dal Signore quello che io stesso vi ho trasmesso» [1 Cor 11, 23]. Ed altrove: «vi ho trasmesso…quello che anch’io ho ricevuto» [1 Cor 15, 3].

            Considerate attentamente. L’apostolo riceve il racconto di ciò che è accaduto. Questo stesso evento ora non è però solo ascoltato: viene celebrato. E così ciascuno di noi ha la possibilità di vivere l’incontro reale con Cristo.

4.         [La custodia della fede apostolica]. Bisogna essere molto ingenui per non pensare che una tradizione, trasmessa di generazione in generazione, non possa “corrompersi”: si perde, o si aggiunge qualcosa di estraneo. Gesù conosceva troppo bene l’uomo per non porre rimedio a questa possibilità. E lo ha fatto in modo meraviglioso: in tre modi, strettamente connessi fra loro.

            – Primo modo: la Sacra Scrittura. La predicazione e la testimonianza apostolica è stata messa in iscritto dagli apostoli stessi o da persone vicine ad essi, mossi a fare questo dalla Spirito Santo. La Scrittura era assai utile perché la Chiesa potesse continuamente verificare la sua fedeltà alla predicazione apostolica: nella sua vita, nelle sue istituzioni, nella sua predicazione. Questa verifica è fattibile solamente attraverso un documento scritto e duraturo.

            La S. Scrittura quindi è necessaria alla Chiesa per questi motivi: «primo, perché la Chiesa trovi nella Rivelazione il suo “punto di riferimento normativo” e, in secondo luogo, perché sia in possesso di un documento con il quale provare la sua singolare origine e con cui documentare la sua unità con la stessa» [L. Scheffczyk – A. Ziegenaus, Dogmatica cattolica 1, Lateran University Press, Roma 2010, pag. 90].

            – Secondo modo: la successione apostolica. Gli apostoli prima di morire, hanno eletto successori ai quali hanno affidato la cura della fede. Questi, a loro volta, hanno eletto altri successori, e così via fino a noi. E’ la successione apostolica.

            Ma esiste anche nella Chiesa una successione petrina. Come abbiamo visto, Pietro aveva una responsabilità speciale, che non poteva cessare colla sua morte. La Chiesa, fin dall’inizio, ha riconosciuto che i successori di Pietro sono i vescovi di Roma. Essi quindi – i vescovi di Roma – ricevono da Gesù, come era accaduto a Pietro, il compito di custodire e di confermarci nella fede, ed il compito di guidare tutta la Chiesa.

            Attraverso la successione apostolica-petrina, «risulta garantita la continuità della memoria della Chiesa ed è possibile attingere con certezza alla fonte pura da cui la fede sorge. La garanzia della connessione con l’origine è data dunque da persone vive, e ciò corrisponde alla fede viva che la Chiesa trasmette» [Francesco, Lett. Enc. Lumen fidei 49].

            – Terzo modo: il dono dello Spirito Santo. E’ il modo più importante di tutti e quello che fa esistere gli altri due. E’ lo Spirito Santo che mantiene la Chiesa in Cristo, e la rende infallibile nella sua fede.

            E’ lo Spirito Santo che ha ispirato le Sante Scritture; è lo Spirito Santo che, mediante l’imposizione delle mani, pone i Vescovi a reggere la Chiesa; pone i Vescovi ad insegnare alla Chiesa la vera fede, assicurando la celebrazione dell’Eucarestia. E’ l’Eucarestia celebrata dal Vescovo nella sua Cattedrale con i suoi presbiteri, diaconi, e fedeli l’espressione più alta della Chiesa.           

            Ho terminato. Vedete che realtà bella è la Chiesa, fondata su Cristo mediante la predicazione apostolica. Fermatevi a pregare sulla tomba dell’Apostolo, perché vi custodisca sempre nella fede apostolica. Paolo ha perfino scritto che se venisse un angelo dal cielo a predicare qualcosa di diverso, non dobbiamo ascoltarlo. E’ la fede apostolica la via della nostra salvezza.

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ZENIT Staff

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