La LEV pubblica "Cristo. I ritratti"

Il volume raccoglie duemila anni di storia e di immagini di Gesù nell’arte

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“Com’era l’aspetto di Gesù, il rabbi di Nazaret in Galilea, che i suoi seguaci hanno chiamato il Cristo?”. Ha inizio con questa domanda il volume artistico Cristo. I ritratti, firmato dallo scrittore e critico d’arte, cinema e musica Mario Dal Bello per la Libreria Editrice Vaticana, nuova pubblicazione che si aggiunge alle precedenti monografie dell’autore, dedicate a Lorenzo Lotto, Raffaello e Tintoretto.

La copertina ritrae un particolare del Giudizio Universale di Michelangelo, proprio il volto di Cristo. “Non esiste un ritratto autentico di Gesù” nota Dal Bello. “Eppure, di ‘ritratti’ di lui ne esistono molti, a partire dai primi secoli dell’era che da lui stesso prende nome, fino ai nostri giorni”. Ha così inizio un percorso attraverso l’arte europea, lungo duemila anni di storia e di immagini del Cristo. Con una certezza: “Rappresentare il Cristo, che ha dimostrato di conoscere e di amare così tanto l’uomo, significa raffigurare, attraverso la sua storia, quella dell’umanità, del suo viaggio lungo i secoli fra drammi e attese di luce”.

Si comincia con l’epoca paleocristiana e il Cristo dei primi secoli, poi l’alto Medioevo e il periodo Gotico, proseguendo con il Rinascimento, il Barocco, per concludere con il Cristo della modernità. A questa prima sezione, che fornisce una ricostruzione storico-artistica, fa seguito un’ampia rassegna di opere: mosaici, pitture, sculture, vetrate, e perfino un fotogramma del Vangelo secondo Matteo di Pasolini. Da un anonimo marmo del IV secolo, che rappresenta il Cristo docente, al Cristo di san Giovanni della Croce di Salvador Dalì, passando per Cimabue, Duccio di Buoninsegna, Giotto, Masaccio, Beato Angelico, Perugino, Leonardo, Raffaello, Michelangelo, Tiziano, Caravaggio, El Greco, Rubens, Rembrandt, Gaugin, Guttuso, Francis Bacon e la Resurrezione di Pericle Fazzini, nell’Aula Paolo VI.

Alla fine del viaggio, emerge come delle vicende del Messia l’arte occidentale abbia privilegiato il tema della Passione e quello della Risurrezione. “Il motivo risiede forse nel fatto che Cristo si è così identificato con l’avventura umana da rappresentare di essa ciò che la caratterizza. Da una parte l’aspirazione all’immortalità, dall’altra l’incontro con il dolore”.

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ZENIT Staff

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