30 anni del CTV: la televisione che porta Cristo nelle "sofisticate periferie tecnologiche"

Nel messaggio per la ricorrenza, il Papa loda il lavoro dell’emittente svolto sempre “in un’ottica ecclesiale e non mondana” ed esorta a mantenere la prospettiva evangelica nell’autostrada globale dei media

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Dalle elezioni ai viaggi dei Pontefici, dalle Gmg alle udienze pubbliche e private, fino ai grandi eventi che hanno segnato la storia della Santa Sede. Se il mondo può vantare un ricordo personale di tutto questo è grazie al CTV, il Centro Televisivo Vaticano, che da trent’anni racconta il Papa “in un’ottica ecclesiale e non mondana” che rende vicina la Chiesa ad ognuno. Lo afferma Papa Francesco, nel messaggio inviato oggi a mons. Dario Edoardo Viganò, Direttore del CTV, in occasione del Convegno che celebra il 30° anniversario dell’emittente, in corso alla Stampa Estera di Roma.

“Il vostro lavoro è un servizio al Vangelo e alla Chiesa”, sottolinea subito il Pontefice nel messaggio, ricordando i 50 anni dell’approvazione dell’Inter Mirifica, il Decreto Conciliare “che annovera tra i meravigliosi doni di Dio gli strumenti della comunicazione sociale, compreso, appunto, il mezzo televisivo”.

La memoria va quindi a questi decenni in cui “la tecnologia ha viaggiato a grande velocità”, creando una sorta di “autostrada globale della comunicazione”, in cui però – afferma il Santo Padre – “è necessario mantenere la prospettiva evangelica”. Francesco ricorda infatti le parole del beato Giovanni Paolo II quando, istituendo il CTV, manifestò la volontà di favorire “un’azione più efficace della Chiesa per quanto riguarda le comunicazioni sociali, al fine di offrire nuovi strumenti con cui svolgere nel mondo l’universale missione della Chiesa”.

Benedetto XVI fu ancora più specifico affermando, nel discorso del 2008: “Mettendo le immagini a disposizione delle più grandi agenzie televisive mondiali e delle grandi televisioni nazionali o commerciali, voi favorite un’adeguata e tempestiva informazione sulla vita e sull’insegnamento della Chiesa nel mondo di oggi, a servizio della dignità della persona umana, della giustizia, del dialogo e della pace”.

In linea con i predecessori, Bergoglio sottolinea allora: “Non dimenticate quindi che il vostro è un servizio ecclesiale, all’interno della missione evangelizzatrice della Chiesa”. Per questo – aggiunge – “nel presentare gli eventi la vostra ottica non può essere mai ‘mondana’, ma ecclesiale”.

Un compito non facile, considerando che, nel mondo di oggi, “non esiste quasi nulla che non abbia a che fare con l’universo dei media”. Sono questi “strumenti sempre più sofisticati” – osserva il Santo Padre – che “rafforzano il ruolo sempre più pervasivo giocato dalle tecnologie, dai linguaggi e dalle forme della comunicazione nello svolgersi della nostra vita quotidiana”. Tuttavia, la loro presenza è divenuta “indispensabile” per narrare al mondo “gli eventi della storia contemporanea”.

E se già “non è cosa semplice raccontare gli eventi della storia”, “ancora più complesso è raccontare gli avvenimenti legati alla Chiesa” – rimarca il Pontefice – la quale è “segno e strumento dell’intima unione con Dio, è Corpo di Cristo, Popolo di Dio, Tempio dello Spirito Santo”.

A chi opera in questo campo, è richiesta dunque “una responsabilità particolare”: saper “leggere la realtà in chiave spirituale”. Concretamente ciò significa avere “una visione rispettosa degli avvenimenti che si vogliono raccontare”, essere consapevoli che “la selezione, l’organizzazione, la messa in onda e la condivisone dei contenuti richiede una particolare attenzione perché usano strumenti che non sono né neutri, né trasparenti”. 

Da questo punto di vista, Francesco non può far altro che ringraziare il Centro Televisivo Vaticano, “per la capacità di tessere relazioni con realtà differenti di tutto il mondo, per costruire ponti, superando muri e fossati, e portare la luce del Vangelo”.

“Convergere anziché concorrere” è, secondo Bergoglio, la strategia delle iniziative mediali nel mondo cattolico. Anche perché – ribadisce – la loro funzione non è “puramente documentale”, ma contribuisce “ad avvicinare la Chiesa al mondo, azzerando le distanze, facendo arrivare la parola del Papa a milioni di cattolici, anche là dove spesso professare la propria fede è una scelta coraggiosa”.

Come ogni cristiano chiamato ad “andare nelle periferie”, anche la Tv vaticana è quindi chiamata, grazie alle immagini, a “portare Cristo nelle tante forme di solitudine dell’uomo contemporaneo, raggiungendo anche le ‘sofisticate periferie tecnologiche’”. Perché, conclude il Papa, “è solo l’incontro con Gesù che può trasformare il cuore e la storia dell’uomo”.

L’incoraggiamento è quindi “a procedere con parresia nella vostra testimonianza del Vangelo, dialogando con un mondo che ha bisogno di essere ascoltato, di essere compreso, ma anche di ricevere il messaggio della vita vera”. Infine, la duplice preghiera al Signore affinché “ci renda capaci di arrivare al cuore dell’uomo, oltre le barriere della diffidenza”, e alla Madonna perché possa “vegliare sui nostri passi di pellegrini della comunicazione”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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