La recente intervista di Eugenio Scalfari a Papa Francesco ha consentito ad alcuni eminenti commentatori di affermare che la Chiesa oggi ha cambiato stile di azione ponendo fine al “Magistero della condanna”, del negativo, delle cose proibite da non fare. Citando questa espressione il prof. Francesco D’Agostino, docente di Filosofia del Diritto presso l’Università Roma Tre, presidente dell’Unione Giuristi Cattolici – intervenendo ad un incontro promosso dal Serra Club di Catania sul tema: “Le nuove tensioni sulla libertà religiosa” – ha puntualizzato che nonostante il Papa si apre alla misericordia, al perdono, all’accoglienza, al dialogo, permane sempre in molti l’aria del sospetto, del rifiuto, della “condanna del Magistero”. Anche se le piazze sono affollate e in molti accorrono per salutare Papa Francesco, secondo il docente, si è ancora molto lontani dalla vera conversione, che implica la condivisione piena del Vangelo e l’applicazione delle norme dettate dal Magistero della Chiesa.
Da una recente indagine risulta che l’84% di atti vandalici in Francia sono stati fatti contro la Chiese cristiane e la lotta contro i segni religiosi esterni e l’uso del velo per i musulmani nei luoghi pubblici, non può essere considerata una manifestazione di libertà e di rispetto. E’ convinzione diffusa che la religione e la pratica religiosa sia un fatto privato, personale, soggettivo e mentre si teme non si accetta che possa influire sull’azione pubblica.
La rivista tedesca Der Spiegel qualche anno fa, nell’ondata di attacchi alla Chiesa, ha titolato “fallita” la missione di Joseph Ratzinger e anche se oggi l’effetto Bergoglio appare in controtendenza e produce un risveglio di attenzione verso il religioso permane la posizione della Chiesa che contrasta con i programmi laicisti, i quali pongono al primo posto lo Stato, come avviene in Francia, dove si afferma con palese giacobinismo, che gli studenti “sono prima figli della repubblica e poi figli dei genitori”. Il cammino verso la liberalizzazione dei matrimoni delle coppie gay con il diritto all’adozione conferma, infatti, che si diventa “figli della Repubblica” scritti in un registro e nati da “Genitore A” e “Genitore B”, i quali non sono né “padre”, né “madre”.
Secondo i parametri del mondo, il papato di Benedetto XVI, riproponendo in modo puntale e adatto ai tempi il messaggio fondamentale e profondo del Cristianesimo: fede, speranza e carità, è stato straordinario, perché la Chiesa è stata guidata e avvicinata, con amore, alla cultura, conservando sempre saldo il principio presente nell’enciclica “Caritas in veritate”, in cui il Papa Benedetto XVI ricorda che: “Senza Dio l’uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia” (n. 78).
Nel dialogo con Scalfari, Papa Francesco chiede: “Lei, laico non credente in Dio, in che cosa crede?”; “Lei è uno scrittore e un uomo di pensiero, crederà dunque in qualcosa, avrà un valore dominante?”. E Scalfari risponde: “Io credo nell’Essere, cioè nel tessuto dal quale sorgono le forme” e poi continua: “L’Essere è un tessuto di energia, energia caotica, indistruttibile e in eterna caoticità ”, ma l’energia, afferma D’Agostino è un mezzo, uno strumento, non può essere considerato un valore e quindi non può diventare oggetto di fede.
La libertà religiosa proclamata da Costantino nel 313 con l’Editto di Milano, del quale si celebra l’anno costantiniano, resta sempre un valore da difendere e un diritto da tutelare. Magdi Allam, una delle poche voci chiare del nostro tempo, ha rilevato l’esistenza di “un nesso tra la fragilità interiore dell’Europa e dell’Occidente succubi del relativismo religioso, del laicismo, del buonismo, dell’islamicamente corretto e l’arbitrio, l’arroganza, la violenza degli islamici. Il fatto –ha aggiunto– che non abbiamo più la certezza di chi siamo, che preferiamo presentarci come se fossimo una banda deserta sul piano delle radici, della fede, dei valori, dell’identità delle regole e della civiltà, ci fa percepire dagli islamici come una terra di conquista”.
Lo storico Roberto de Mattei scrive che l’Europa tra il IV e il V secolo dopo Cristo apparve ai barbari, una terra di conquista, così come appare oggi per gli islamici che avanzano e conquistano, utilizzando tutte le strategie di morte e di potere. Relegare la religione nel privato di un boungalow, come avviene in alcuni villaggi turistici, dove solo lo spazio comune della piazzetta, con l’edicola e il bar, è soggetto ad un minimo di regole, mentre tutto il resto è lasciato alla libera azione degli ospiti, i quali fanno quello che vogliono, significa andare contro la storia e far morire la ricchezza di un patrimonio storico religioso e culturale che dà vita alla comunità umana.
In questo contesto, “la grande sfida di questi anni è che le religioni da un lato e le culture, anche le culture laiche, dall’altro, non possono più dare per scontato questo bisogno di costruire il ponte tra una generazione e l’altra” Non si può, dunque, rimanere estranei o inerti dinnanzi a tanto malessere e a tanta vuotaggine, intrisa a volte di falsi problemi che afferiscono alla superficie delle cose.
Il presidente della Conferenza episcopale USA, l’arcivescovo Timothy Dolan, ha affermato che nella democratica America la libertà religiosa “nelle sue molteplici e diverse accezioni per i cristiani e le altre persone di fede, si trova minacciata sempre di più e in forme inedite”.
Come fa notare il prof. D’Agostino anche l’economia, elemento prevalente della vita sociale, ne soffre e lo dimostra il fatto che le famiglie numerose applicano la cultura del sacrificio e del risparmio, e sono proiettate verso un investimento che guarda al futuro dei figli e dei nipoti; le coppie senza figli al contrario, non avendo prospettive di continuità e di futuro, sono più facili al consumismo, al benessere immediato e non alla logica del risparmio.
Guardare dentro, leggere il presente e progettare il futuro alla luce del Vangelo è certamente un vero impegno cristiano che si concretizza in gesti di vera presenza e testimonianza cristiana. Il sogno di una società secolarizzata non è altro che un’utopia, così pure la ricerca forzata della modernità appare spesso una negazione di valori e di futuro. Sbandierare un cristianesimo “moderno” ed una Chiesa “modernizzata” può determinare una forte caduta di valori che la tradizione ha gelosamente custodito per le future generazioni.
La religione non può restare, quindi, un fatto privato, singolo e solitario, ha necessità di una manifestazione esterna e di una coralità plurale. Nella preghiera insegnata da Gesù, l’aggettivo possessivo plurale “Padre nostro” implica una dimensione comunitaria, non è, infatti, una preghiera personale e segreta: “Padre mio” che coinvolge soltanto la singola persona, bensì allarga le braccia ed accoglie l’umanità intera e quel “nostro” ci rende tutti fratelli, figli del medesimo Padre che è nei cieli.