Per Dante è tutta una questione di desiderio: così Franco Nembrini ha dato il via ieri sera agli incontri sulla Divina Commedia presso la parrocchia di San Bernardo di Chiaravalle a Roma. Professore di italiano e storia e preside dell’Istituto bergamasco “La Traccia”, autore di Dante poeta del desiderio, edito in tre volumi da Itaca, Nembrini è già da tempo protagonista di una vicenda singolare che lo porta a viaggiare in lungo e in largo per l’Italia e non solo. Si è recato in paesi come l’Ucraina, il Brasile, l’Ungheria, la Spagna, la Repubblica Ceca, la Sierra Leone: anche lì ha avuto modo di constatare, davanti alle espressioni meravigliate degli ascoltatori, che Dante fa breccia, perché il cuore dell’uomo è lo stesso ovunque.
Ti guardano con gli occhi sgranati, perché per intraprendere il viaggio di Dante bisogna spiegare loro i luoghi, cos’è l’inferno, il purgatorio, il paradiso; poi ci sono Dio, la Madonna, i santi… Un mondo che questa gente non conosce, delle categorie che non possiedono nel loro orizzonte culturale, davanti alle quali rimangono estasiati.
Una volta, mentre era in Ucraina ed un amico gli aveva chiesto di fare una lezione davanti ad un gruppo di studenti universitari, si presentò a Nembrini un ragazzo disabile affetto da nanismo, che gli raccontò di come fosse vissuto in un internato per bambini con problemi di crescita: un’esperienza terribile e disumana. Alla domanda di quale fosse stata la cosa più bella della sua vita il ragazzo aveva risposto che “fortunatamente” un giorno era diventato cieco. Il professore, che pensava in un primo momento ad un equivoco di comunicazione, chiedendosi il perché di quell’assurdità che aveva appena ascoltato, ricevette una risposta altrettanto inaspettata: “Quando sono diventato cieco mi hanno trasferito nell’internato per i ciechi, e lì ho conosciuto un mondo bellissimo: chi imparava uno strumento, chi ne suonava un altro, chi leggeva gli audiolibri… Lì era tutta una musica”. Impressionato da queste parole, alla fine dell’incontro Nembrini chiese al ragazzo se vi era qualcosa in particolare che desiderava (chissà, magari un libro): “il mio desiderio è quello di riveder le stelle” fu la frase fulminante che fece rimanere sbigottito il professore, il quale da quel giorno, sta cercando di raccogliere i fondi per poter far curare quello studente geniale qui in Italia.
Ma come è nata la contagiosa passione dantesca del nostro impavido cultore bergamasco? Quarto di dieci figli, Franco Nembrini racconta sempre un episodio che ha segnato indelebilmente la sua vita, quando all’età di undici anni, a causa della malattia del padre, aveva cominciato a lavorare in una rosticceria: “Mi sentivo un esule, badate bene”, precisa lui ricordando quella situazione… “Una sera tardi arrivò una consegna inaspettata da parte di un fornitore, e mi trovai così a dover trasportare delle pesanti casse di vino: facevo su e giù per le scale che portavano al magazzino, con un sentimento di oppressione, e all’improvviso venni folgorato da una terzina del poema dantesco che mi era affiorata alla mente: “Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro callelo scendere e ‘l salir per l’altrui scale”. Rimasi sbalordito: ‘Dante sta parlando a me, Dante ha a che fare con la mia vita, con la nostra vita…’. Quella terzina mi ha salvato”.
Così è cominciato tutto, da questa vocazione semplice è scaturita la missione di un insegnante, una scelta di vita, e il sogno di raccontare la Divina Commedia e di farla assaporare a tutti, soprattutto ai ragazzi.
La prossima tappa di questa avventura è prevista per il prossimo 24 novembre a Roma.