L’atteggiamento con cui si prega è importante – ha sottolineato il Vescovo di Roma – perché “una preghiera che non sia coraggiosa non è una vera preghiera”. Il Papa ha spiegato che quando si prega ci vuole “il coraggio di avere fiducia che il Signore ci ascolta, il coraggio di bussare alla porta”. “Il Signore lo dice, perché chiunque chiede riceve e a chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto” ha affermato.
“Quando noi preghiamo coraggiosamente, il Signore ci dà la grazia, ma anche ci dà se stesso nella grazia – ha proseguito il Pontefice – mai il Signore dà o invia una grazia per posta: mai! La porta Lui! E’ Lui, la grazia!”. “La nostra preghiera – ha aggiunto – se è coraggiosa, riceve quello che chiediamo ma anche quello che è più importante: il Signore”.
Anche se “alcuni ricevono la grazia e se ne vanno” – come i dieci lebbrosi che nel Vangelo vengono guariti da Gesù, ma uno solo torna a ringraziarlo – per Papa Francesco occorre pregare con il “coraggio della fede” spingendoci a chiedere anche ciò che la preghiera non osa sperare: cioè, Dio stesso.
Il Santo Padre ha concluso affermando: “Non facciamo la brutta figura di prendere la grazia e non riconoscere Quello che ce la porta, Quello che ce la dà: il Signore”. L’auspicio è quindi “che il Signore ci dia la grazia di darci se stesso, sempre, in ogni grazia. E che noi lo riconosciamo, e che noi lo lodiamo come quegli ammalati guariti del Vangelo. Perché abbiamo, in quella grazia, trovato il Signore”.