Lettura
Al centro della prima lettura c’è la Torah, proclamata a tutto il popolo di Israele, reduce dai grandi disastri nazionali: la fine del Regno di Samaria (721 a. C.) e la deportazione da Gerusalemme a Babilonia (587 a.C.). Esdra, guida religiosa, e Neemia, guida civile, sono gli artefici della rinascita. Di loro si serve Dio per alimentare in esilio «la nostalgia per la città santa, l’amore per la legge e lo zelo per il culto del tempio» (C. Colafemmina). Il clima di speranza laboriosa anticipa il brano del Vangelo, in cui settantadue discepoli sono inviati ad annunciare che il regno di Dio è vicino.
Meditazione
Sul volto di Gesù oggi contemplo lo scenario della missione universale: va a Gerusalemme, si offre per amore, perché vuole la rinascita religiosa e civile di tutti i popoli della terra, vuole donare la buona notizia dell’amore di Dio Padre e ricostruire l’unità della famiglia umana. Gesù invia «altri settantadue discepoli a due a due avanti a sé»: il numero settantadue evoca la totalità delle nazioni così come sono segnalate in Genesi 10, dopo il diluvio universale. Li manda a due a due, in ogni città e luogo, dove sta per recarsi: essi prolungano la missione di Giovanni Battista e quella degli Apostoli. Quali sono le loro caratteristiche? Non sono numerosi: devono pregare il Signore della messe perché dia loro fratelli nell’annuncio; non sono forti: sono come agnelli di fronte ai lupi; non sono ricchi: devono rinunciare ai mezzi che sono normali per chi viaggia, cioè, al denaro (la borsa), alle riserve (la sacca), alle garanzie per lunghi percorsi (i sandali), alle relazioni che rallentano il passo (fermarsi per salutare o visitare parenti e non); sono essenziali, il loro messaggio deve essere di poche parole: «Dite pace a questa casa». A questa famiglia, a questa città, a questo popolo, a questo mondo! Non devono pretendere altra ricompensa aldilà del cibo dell’ospite e dell’operaio. Hanno un obbligo speciale verso i malati: possono guarirli con l’annuncio del Regno di Dio che è vicino. Non devono avere paura del rifiuto di città o culture: bisogna mettere nel conto che va annunciata la vicinanza del Regno di Dio e va riconsegnata la polvere attaccatasi ai piedi a quanti si chiudono al Vangelo. Anche il gesto simbolico – liberare i piedi scuotendoli – diventa paradigmatico: la polvere dice la condizione mortale di chi non si è aperto al soffio del Suo Spirito. Mi chiedo: alla luce di questo elenco, per cosa devo dire un grazie speciale al Signore? Di cosa devo rimproverarmi?
Preghiera
Signore, da’ alla Chiesa la vera ricchezza: tenerezza e coraggio, lacrime e sorrisi. Disperdi le ceneri dei suoi peccati, fa’ che sia un roveto che arde di amore per gli ultimi. Mandaci discepoli santi a continuare la tua missione.
Agire
Oggi rinnoverò la mia fede in Dio spogliandomi di false sicurezze.
Meditazione del giorno a cura di monsignor Pietro Maria Fragnelli, vescovo eletto di Trapani, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti:info@edizioniart.it