Lungo la prima metà del corrente mese di settembre si susseguono, nella Liturgia, riferimenti espliciti a Maria Santissima: festeggiata, in particolare, nel giorno della sua Natività (l’8) e celebrata nella memoria del suo Santo Nome (il 12). Il popolo di Dio, da secoli, eleva il cuore alla Vergine, quasi a voler associare, nel breve arco di una settimana, il ricordo affettuoso del “compleanno” e dell’“onomastico” della sua dolcissima Madre.
Ella compare, sullo scenario della Storia – prima di Gesù – quale fecondo terreno di Grazia, disposto dalla sapiente mano di Dio per accogliere il suo Figlio prediletto. Nulla della “vita nascosta” di Maria, condivisa con i suoi cari nella intimità della sua dimora, sembra interessare il mondo, che segue altre vie e continua, in ogni epoca, a perseguire i suoi idoli e le sue illusioni.
Nel silenzio e nella umiltà di quel “piccolo mondo”, benedetto dal Cielo, apre gli occhi alla vita Colei che – unica tra le creature umane – non conobbe il contagio della colpa e attraversò indenne i nostri stessi sentieri. La sua presenza, tenerissima e casta, illuminò l’esistenza di Gioacchino e Anna, per abbracciare poi, di generazione in generazione, la vicenda e la storia di ogni uomo. Un angelo – secondo la narrazione degli Apocrifi – annunziò profeticamente a sua madre: “Anna, Anna, il Signore ha esaudito la tua supplica: concepirai e genererai; della tua prole si parlerà su tutta la terra” (Protovangelo di Giacomo, IV).
Il mistero di quella vita immacolata sorprende, per la sua disarmante semplicità, che la renderà gradita e facilmente accessibile a chiunque; e, al tempo stesso, stupisce per la sua impenetrabile profondità, che la riveste di una luce soprannaturale, di inarrivabile grandezza.
La Chiesa si manifesta, nello scorrere dei secoli, in quella medesima luminosità, discreta e solenne, propria della Vergine, riflesso vivo della limpida bellezza delle “cose di Dio”, che affascinano e invitano alla imitazione e alla contemplazione.
Umiltà, fervore, custodia incessante della presenza di Dio e della sua Santa Volontà scandiscono i giorni di Maria che – come ancora riportano gli Apocrifi – sarebbe stata accolta nel Tempio, seppur bambina, a tutela del suo candore. Il racconto della sua infanzia, redatto con tratti ingenui e con finissima delicatezza, parla della sua permanenza nella Casa del Signore, nutrita dalle mani di un angelo (cfr. Protovangelo di Giacomo, VIII).
In realtà, come sappiamo, i quattro Vangeli “canonici” nulla ci attestano dei primi anni di Maria, lasciando spazio alla nostra devota immaginazione e alla penna di molti autori, dai primi secoli fino alle “visioni” e alle intuizioni di mistici e di Santi.
Il mistero, che si realizza tra quelle mura, ha il sapore famigliare delle cose comuni, di tutti i giorni: del vociare domestico, del lavoro, dell’aria che rinfresca le nostre stanze, ogni mattino. Ma trasmette anche il riverbero della onnipotenza di Dio, che si compiace del cuore degli umili, perché in loro ritrova se stesso, come in uno specchio vivo e santo.
La salvezza del mondo sarebbe passata attraverso il Cuore di una sconosciuta fanciulla di Nazareth, aperta alla Grazia, colma dello Spirito del Signore. I pensieri di Dio, come sempre, non coincidono con le prospettive troppo anguste dell’uomo.
Anche la pace, sempre minacciata e sempre tanto invocata da tutti, passa attraverso canali inattesi e spesso disprezzati dalla “sapienza” mondana ed è impetrata e favorita dalla nostra supplica, dalle nostre ginocchia piegate, dalle mani congiunte per ottenere luce e propositi, finalmente retti, ai cosiddetti “grandi” della terra.
Là, dove imperano l’incomprensione e la violenza, Dio parla il linguaggio del perdono, del dialogo, dell’ascolto e del reciproco rispetto e cancella il crepitio delle armi per la disarmante forza della preghiera.
Ancora una volta il Papa – come i suoi predecessori – ha convocato le sue “divisioni”, ha passato in rassegna le “truppe scelte” di un esercito che non ha velleità di potere e di conquista, che non sia quello della carità e dell’amore. Ancora una volta Pietro ha testimoniato al mondo, incredulo, la onnipotenza della Grazia che, sola, può risanare alla radice la fonte ultima del male, purificando il cuore dalla lebbra dell’egoismo, della cattiveria e del peccato.
A Fatima la Madre di Cristo interpellò la generosità di tre bambini, nel 1917, chiedendo loro di pregare perché finisse la guerra – la prima grande Guerra Mondiale – e di lì a pochi mesi la pace tornò a regnare tra i popoli, seppure quale possesso precario e mai definitivo, almeno quaggiù in terra.
Oggi si rivolge a noi, con lo stesso assillo e con la medesima materna preoccupazione, perché apriamo il cuore alla supplica fiduciosa e con la nostra stessa vita ci rendiamo autentici “operatori di pace”. Guardando a Lei, impariamo, ancora una volta, le “strategie del Cielo” e anche noi ci rendiamo disponibili a collaborare per il vero bene dell’Uomo, nel tempo e nella Eternità.
Padre Mario Piatti icms è direttore del mensile “Maria di Fatima”