Secondo le dichiarazioni di alcuni organizzatori delle attuali proteste in Brasile (1), si denota come le manifestazioni vengano organizzate da gruppi profondamente ispirati dal credo marxista, i quali giudicano l’attuale governo non radicale come in realtà dovrebbe e avrebbe dovuto essere (2).
Per questo si vuole cambiare ogni sistema sfruttando persone di buona volontà, che giustamente vorrebbero cambiamenti nella vita sociale. In tal modo, persone ben intenzionate sono utilizzate, se non proprio sfruttate, da gruppi radicali che analizzano la realtà in una forma dialettica e che, al fondo, pretendono una rivoluzione violenta, popolare ma nient’affatto democratica.
Qualcosa di simile accade in diversi paesi del mondo. Non appena questi gruppi radicali non ottengono voti sufficienti, impongono le loro idee mediante la forza di alcuni “eroi” e la manipolazione emotiva delle masse. Stando così la situazione, si trasmette l’idea di manifestare pacificamente, incitando però e provocando i sentimenti e la buona volontà di molti.
Vengono attratte così molte persone che davvero vogliono manifestare in maniera pacifica. Ad un certo punto, però, si finisce con il trascendere in misure violente di protesta, soffrendo poi l’inevitabile e giusta risposta degli ordini di sicurezza e presentandosi, per giunta, anche come vittime di uno Stato oppressore.
L’obiettivo è di destabilizzare i governi e l’insieme dei partiti politici manipolando il sentimento popolare. Si vuole poi trasmettere l’idea per cui la violenza non sarebbe stata intenzionale, ma causata da alcuni “infiltrati” che avrebbero provocato scontri e saccheggi.
In sintesi, in questo momento è doveroso mantenere uno spirito ed un equilibrio critico, al fine di verificare se i violenti abbiano “approfittato” o si siano infiltrati nelle manifestazioni, oppure se non siano gli stessi organizzatori ad approfittare dell’appoggio popolare in modo da giustificare le proprie idee e i propri metodi rivoluzionari.
Ad ogni modo, riguardo alle manifestazioni popolari si può affermare che esistano in tutti i paesi democratici e che deve essere comunque protetto tale diritto di manifestare nelle strade, sia con i cortei, sia con gli scioperi. Ma questo deve essere fatto con ordine.
In altre parole, ciò significa che:
1) Le manifestazioni pubbliche devono essere programmate e devono appoggiarsi sull’autorizzazione del potere pubblico. Devono essere determinati il giorno, l’ora e il luogo. La polizia deve essere presente per garantire il diritto delle persone di manifestare liberamente, senza subire violenze. Ugualmente la polizia di giorno non può essere aggredita, così come i beni pubblici o privati non devono essere oggetto di vandalizzazioni e saccheggi. Per costruire un paese migliore non è necessario distruggere ciò che si dispone attualmente.
2) Le manifestazioni non possono paralizzare città intere, infatti coloro che hanno diritto di protestare devono rispettare il diritto di chi non vuole partecipare. Il diritto di protestare non può negare a nessuno il diritto di andare e venire, per esempio. Le strade pubbliche importanti non possono essere completamente chiuse al traffico, non può essere impedita la circolazione di ambulanze, della polizia, dei pompieri o di chi semplicemente non vuole partecipare alle proteste. Per questo l’ideale sarebbe che questi atti si svolgano nelle domeniche o nei giorni festivi, Gli scioperi dovrebbero essere credibili e creativi senza causare gravi danni alle imprese o alla nazione. In Italia, ad esempio, di recente un gruppo di muratori ha scioperato continuando a lavorare un giorno per la ricostruzione di piazze pubbliche. In questo modo dimostravano che il lavoro non manca e che i lavoratori devono essere premiati e valorizzati.
3) Infine, le manifestazioni devono avere obiettivi concreti e perseguibili. Al tempo stesso rivendicare ogni cosa non significa assolutamente niente, giacché se tutto è diritto, nulla lo è. In parole più chiare: “I diritti individuali, svincolati da un quadro di doveri che conferisca loro un senso completo, impazziscono e alimentano una spirale di esigenze praticamente illimitata e senza criteri. L’esasperazione dei diritti si traduce in un oblio dei doveri. Questi delimitano i diritti perché rinviano ad un quadro antropologico ed etico la cui verità è ambito dove gli stessi si inseriscono non degradandosi nell’arbitrio. Per tale ragione i doveri rafforzano i diritti e ne sono loro difesa e promozione quale compromesso per svolgere un servizio al bene comune. […] La condivisione dei doveri reciproci stimola molto di più della mera rivendicazione dei diritti” (Papa Benedetto XVI, Caritas in Veritate, n. 43).
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[2] Il “Movimento Passe Livre” che sta organizzando manifestazioni a San paolo ha il statuto pubblicato su internet. Si sostiene semplicemente che la strada parlamentare non deve fungere da sostegno per il MPL; ma al contrario la forza deve provenire dalle strade”. Si dice inoltre di avere come prospettiva la mobilitazione dei giovani e dei lavoratori per l’espropriazione del trasporto collettivo, elimanolo dall’iniziativa privata, senza indenizzazione, per metterlo sotto il controllo dei lavoratori e della popolazione”. Cfr. http://mpl.org.br/node/1