Chiara Corbella: l'esperienza di vivere vicino ad una santa del nostro tempo

Ricorre oggi il primo anniversario della scomparsa della giovane 28enne che aveva rimandato le cure di un tumore per far nascere il suo bambino. Le cugine la ricordano

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Esattamente un anno fa, sulle pagine dei giornali e sulla bocca di ogni persona c’era un solo nome: Chiara Corbella Petrillo. La storia della giovane ragazza romana, morta a 28 anni dopo aver rimandato le cure di un carcinoma alla lingua pur di portare a termine la gravidanza del suo bambino, aveva colpito la sensibilità dell’opinione pubblica e più di qualcuno aveva parlato di un caso di santità dei nostri giorni.

Chiara saliva alla Casa del Padre il 13 giugno 2012, dopo una dura lotta contro la malattia. Un lungo tempo di sofferenza fisica, che però questa splendida ragazza ha trasformato in occasione di conversione per sé e per gli altri, a cui ha donato un vero insegnamento di amore cristiano. Quell’amore, cioè, che va oltre la morte, che mira ad un bene più grande, ovvero quello del figlio portato in grembo e non il proprio, e che non rende vane le gravidanze di due bambini bollati dai medici “incompatibili alla vita”, perché, diceva, saranno “compatibili alla vita eterna”.</p>

La storia della giovane donna ha commosso, ha sconvolto, ha fatto sorgere interrogativi, ma soprattutto ha posto agli occhi di tutti una verità: la vita eterna inizia già su questa terra. E, con la fede, puoi continuare a sorridere anche tra mille operazioni, anche se hai perso la vista di un occhio, anche se probabilmente sai che il tuo bambino non conoscerà mai la sua mamma…

Oltre che una testimonianza, quella di Chiara è stata un pugno allo stomaco per questo mondo egoista che continua a sopprimere la vita nascente. E la gente questo l’ha apprezzato, l’ha capito. Lo dimostra l’attenzione per la sua vicenda, in Italia così come Oltreoceano. O le oltre mille persone intervenute al funerale, il 16 giugno, nella parrocchia di Santa Francesca Romana. Tra cui anche il cardinale vicario Agostino Vallini, che ha voluto dare il suo personale saluto a colei che ha definito “una seconda Gianna Beretta Molla”.

Ad un anno dalla scomparsa, il ricordo di Chiara Corbella è più vivo che mai. Soprattutto nel cuore del marito Enrico e della famiglia che vive oggi la sua dipartita con serenità, perché “era questo ciò che voleva: che non fossimo tristi, ma gioissimo con lei perché raggiungeva il suo Sposo”.

Lo affermano le cugine Giulia, Elena e Laura che hanno condiviso con ZENIT i loro personali ricordi. “Di Chiara non potrò mai dimenticare il suo sguardo solare al funerale dei primi due figli” racconta Elena. “Era contenta perché quella era la volontà di Dio e sapeva che Lui si sarebbe preso cura di loro. Erano lei ed Enrico a ‘consolare’ la gente che li circondava, scossa dagli eventi dolorosi della loro vita. Loro però, grazie alla fede, avevano dato un senso a tutto ciò” afferma la ragazza.

“Ricordo l’attenzione che sapeva dimostrare agli altri anche nei momenti più improbabili” riferisce invece Laura. “Due anni fa subii un banale intervento al naso per problemi respiratori. Mi telefonò per sapere come stavo; la cosa mi sorprese molto, perché stava attraversando un momento difficilissimo: di lì a poco sarebbe nato suo figlio Francesco e avrebbe dovuto iniziare la chemioterapia”.

Anche Giulia, la primogenita, coetanea di Chiara, ricorda l’innata propensione della cugina a dare sempre la precedenza al bene degli altri. “Qualche mese prima del mio matrimonio – racconta – io e Andrea, attualmente mio marito, dopo una grossa crisi avevamo deciso di lasciarci. Molte persone mi sono state vicino, ma Chiara, che in quel periodo era incinta del suo secondo figlio, è stata l’unica a trasmettermi davvero la serenità”.“Mi diceva: ‘Coraggio, bisogna passare per il Venerdi Santo, ma dura poco… Ci credi che Dio ha preparato per te il tuo Tobia?’. Mi ha insegnato a dare un senso dove io vedevo solo disperazione. Ed è straordinario che l’abbia fatto in un momento come quello, con tutti i problemi della gravidanza (Davide è nato morto un mese dopo per delle malformazioni viscerali e l’assenza di arti inferiori)”. “Mi è stata così d’aiuto che la scelsi come mia testimone di nozze!” conclude Giulia.

In particolare, le tre sorelle portano nel cuore l’esperienza del viaggio a Medjugorie: un desiderio che vollero realizzare Chiara ed Enrico appena saputo che il cancro era diventato incurabile e le sarebbe rimasto poco da vivere. La coppia prenotò un aereo per la Croazia dal 17 al 19 aprile e portò con sé amici e parenti, “perché tutti potessimo ricevere la grazia di accogliere la grazia”.

“Di fronte ad un’ennesima prova – dice Laura – la più difficile di tutte quelle che il Signore gli aveva dato, la loro reazione è stata: ‘Andiamo a ringraziare la Madonna di Medjugorie per come ci ha sostenuti ed aiutati fin qui’”. “La cosa che mi ha colpito maggiormente nel viaggio – aggiunge Elena – è una frase che Chiara disse dopo aver parlato con uno dei veggenti: ‘Ora che ho la certezza che il Paradiso è stupendo, quasi non mi dispiace raggiungerlo’”.

Nell’ultima Messa, riferiscono le sorelle, Chiara volle che tutte le coppie di fidanzati presenti ricevessero un Rosario, “perché ci disse che era uno strumento potente che aveva sostenuto lei ed Enrico in tutte le prove”. “Nostra cugina rappresenta l’esempio eclatante di come una persona normale possa fare grandi cose semplicemente abbandonandosi al Signore” concludono, “e l’eredità che ci ha lasciato è tutta racchiusa nelle sue tre P: Piccoli Passi Possibili”.

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Oggi pomeriggio, alle 17, al Santuario del Divino Amore sarà celebrata la Santa Messa per il primo anniversario della nascita al Cielo di Chiara. Presiederà Don Fabio Rosini. Seguirà un incontro con la testimonianza del marito Enrico, dei familiari, di Padre Vito D’Amato e di altri amici che le sono stati accanto. L’ingresso è libero.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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