“Levatasi”, Maria raggiunse in fretta, nella regione montuosa, una città di Giuda. Il Vangelo di Luca (1,39 ss) usa il medesimo verbo che indica la Resurrezione del Signore: anístemi. Senza voler forzare a tutti i costi il testo né urtare la sensibilità degli esegeti, sembra di poter scorgere un profondo legame spirituale tra il “risollevarsi” di Cristo, dalla morte, nella luce di una vita nuova, di una condizione definitiva e gloriosa, e il “levarsi” di Maria Santissima. Non si tratta di una banale annotazione dell’evangelista: nella Sapienza di Dio ogni termine ha una sua logica, che si coglie -nella sua imprevedibile fecondità e ricchezza- nel raffronto e nella comparazione dei passi, in una lettura che dal testo sappia elevarsi al “senso spirituale”. Anche espressioni simili -come, a esempio, stans Petrus, in greco statheìs (Atti 2,14), participio del verbo ístemi, di cui anístemi è un composto- in altri contesti neo-testamentari pare superino la semplice connotazione fisica, “posturale”, per sottolineare piuttosto -come nel passo citato degli Atti- la autorità dell’apostolo, che parla, colmo della Grazia dello Spirito e in nome del Risorto, di fronte ai Giudei.
Nel caso della Visitazione, è la forza stessa dello Spirito che muove la Vergine Maria, è la vita di Dio che pervade il suo Cuore e la guida sulle vie della carità. Tutto è fatto da Lei per amore di Dio, nella Volontà del Padre e per il bene del prossimo. Tutto è missione di luce, per portare a tutti l’ineffabile dono ricevuto -il Verbo Incarnato- accolto nel suo spirito e poi nel suo purissimo seno.
Davvero in quel “levarsi” si realizzano le parole di San Paolo, che hanno mosso i Santi, in ogni epoca: “caritas Christi urget nos”, la carità di Cristo ci spinge, “ci costringe” a operare il bene; a soccorrere i poveri e i bisognosi; a visitare gli infermi; a prodigarci per la formazione e la educazione dei piccoli e dei giovani; a inventare forme sempre nuove ed efficaci di evangelizzazione e di promozione umana e sociale.
Quale distanza tra l’ardore verginale di Maria, la santa brezza spirituale che si irradia dal suo Cuore Immacolato e si diffonde intorno alla sua persona, e le nostre tristi levate mattutine, il nostro pigro incedere nelle vie della Fede, segnato spesso dalla tristezza e dalla tiepidezza, che forse svanirebbero, se ci fidassimo veramente, come Lei, del Signore!
Maria si lascia condurre dalla Grazia, “non vede l’ora” di raggiungere la sua anziana parente; in Lei la tristezza della vita e l’angoscia -pure avvertite e assaporate in tutta la loro amarezza, fino alla Croce del Figlio- non hanno mai il sopravvento, perché Lei vive di Dio solo e tutto ricompone e trasfigura nella carità che la spinge a operare.
La conclusione di questo straordinario mese di maggio, in Piazza San Pietro -la preghiera mariana presieduta da Papa Francesco- è, ancora una volta, un anello vivo di quel pellegrinaggio nello Spirito che la Madonna iniziò duemila anni fa e che continua a compiere, silenziosamente ma efficacemente, nella Chiesa e nei cuori. L’ardore che ci comunica il Santo Padre, con le sue parole, semplicissime ma vere e concrete, ci invita ogni giorno a ripartire, a “levarci in fretta”, come Maria: per raggiungere, non più stancamente ma con la letizia di Cristo nell’anima, il luogo di lavoro, la scuola, le trafficate vie delle nostre città e per portare ovunque -fino alle “periferie” della vita- l’annunzio della Fede, la misteriosa forza della Risurrezione, la testimonianza di un amore che non si arrende mai.
In Piazza San Pietro -fatta quasi un Cenacolo a cielo aperto, sotto la volta stellata di Roma- si rinnova la bellezza di quel “tragitto nella Fede” attraverso il quale la Madre di Dio giunge a incontrare la nostra vita, donandoci, nella desolata solitudine di tante coscienze, almeno un raggio della sua ineffabile gioia e della sua incrollabile fiducia.
Grandi cose ha fatto in Lei l’Onnipotente e grandi cose ancora va compiendo, nella Chiesa, l’Altissimo attraverso l’umile Figlia di Sion, che tutte le generazioni -compresa la nostra, pur incredula, confusa e disorientata- diranno Beata. Sia ancora Lei a guidarci, nella sequela di Cristo, nella comunione dei cuori e nella condivisione della medesima Grazia (cfr. la omelia di Papa Francesco nella Messa del Corpus Domini, sagrato della Basilica lateranense, 30 maggio 2013).
Padre Mario Piatti icms è direttore del mensile “Maria di Fatima”