Un nostro lettore nigeriano ha posto la seguente domanda a padre Edward McNamara:

Sono un sacerdote cattolico, che crede che tutto quello che viene benedetto da un sacerdote validamente ordinato è benedetto. Non esiste una benedizione a metà. Mi sento dunque a disagio quando vedo sacerdoti che benedicono l’acqua per la consacrazione prima di metterla nel calice e utilizzano il resto di questa acqua benedetta per il lavaggio delle mani e per le abluzioni. L’acqua rimasta viene anche conservata per la celebrazione successiva. È liturgicamente corretto? -- C.I., Stato di Imo, Nigeria

Ecco la risposta di padre McNamara:

In primo luogo, vorrei ricordare che le rubriche non prevedono che il sacerdote benedica o faccia il segno della croce sopra l’acqua prima di versarla nel calice.

Il Messale Romano dice semplicemente: “Il diacono, o il sacerdote, versa il vino e un po’ di acqua nel calice...”.

Perciò, se un sacerdote che usa la forma ordinaria, segue correttamente il rito, il problema non si pone.

La pratica di fare un segno della croce sopra l’ampolla dell’acqua deriva probabilmente dalla forma straordinaria. In questa forma il sacerdote fa un segno di croce sopra l’ampolla quando il ministrante gliela porge e comincia la preghiera: “Deus, qui humanae substantiae”; arrivando alle parole “da nobis per huius acque et vini mysterium” prende l’ampolla nella mano destra e versa l’acqua nel calice.

Qualunque sia l’origine della pratica, fare il segno di croce sopra un oggetto non equivale automaticamente a benedirlo. La forma straordinaria, per esempio, ha molti segni di croce che non sono, strettamente parlando, benedizioni. Infatti, visto che alcuni di questi segni di croce vengono fatti sulle Sacre Specie stesse, non possono mai essere considerati benedizioni in quanto nessuno può impartire una benedizione sulla Divinità.

Inoltre ci sono vari tipi di benedizioni. Ad esempio, la Chiesa ha un proprio rito per ottenere acqua benedetta o santa e questo richiede molto di più che un semplice segno della croce. Richiede una lunga preghiera, la quale esprime le intenzioni e scopi della Chiesa nel benedire l’acqua per uso devozionale. Questa preghiera dovrebbe di norma essere utilizzata, anche se, in caso di emergenza, può essere abbreviata. Vengono chiamate “benedizioni costitutive”, che cambiano lo scopo dell’oggetto, riservandolo per l’uso sacro o liturgico.

Non è lo stesso caso di quando un sacerdote benedice la tavola prima dei pasti. Qui il cibo non diventa sacro e può essere riutilizzato se avanza. Vengono spesso chiamate “benedizioni invocative”, poiché invocano semplicemente la benevolenza di Dio su persone o oggetti, senza cambiarne la natura o rendendoli sacri.

Quindi non è vero che una volta che un sacerdote ha benedetto qualcosa, ciò è sempre e permanentemente benedetto. La Chiesa riconosce vari gradi di benedizioni, e varie situazioni, e, in questo modo, organizza di conseguenza i suoi riti.

*I lettori possono inviare domande all’indirizzo liturgia.zenit@zenit.org. Si chiede gentilmente di menzionare la parola “Liturgia” nel campo dell’oggetto. Il testo dovrebbe includere le iniziali, il nome della città e stato, provincia o nazione. Padre McNamara potrà rispondere solo ad una piccola selezione delle numerosissime domande che ci pervengono.