Il Consiglio d'Europa difende la Libertà di coscienza

Adottata una Risoluzione sulla protezione delle comunità religiose di fronte alla violenza che include anche le persone che si riconoscono nella famiglia e nella morale naturale

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Il 24 aprile 2013, l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa ha adottato a larga maggioranza una Risoluzione sulla protezione delle comunità religiose di fronte alla violenza: Safeguarding human rights in relation to religion and belief and protecting religious communities from violence, Doc. 13157, Risoluzione 1928 (2013). 

Congiuntamente si è svolto un seminario, organizzato da ECLJ (www.eclj.org) e da Christian Concern, sui nuovi attentati alla libertà di coscienza causati in Europa dalle leggi relative al matrimonio e all`adozione omosessuale e alla non discriminazione. 

Vi è un crescente clima di ostilità e intolleranza verso il cristianesimo in Europa e verso le persone che si riconoscono nella famiglia e nella morale naturale. “Questa ostilità si traduce in una violenza sempre più palese e tollerata – spiega Grégor Puppinck, Direttore dell’European Centre for Law and Justice (ECLJ) – ed è appoggiata dai grandi media e partiti politici”.

“Le molteplici aggressioni perpetrate da gruppi come le Femen e l’impunità della quale beneficiano – prosegue Puppinck – sono stati vivamente denunciati, mentre in Francia numerosi manifestanti in favore della famiglia, pacifici, sono stati oggetto di violenze sproporzionate da parte della polizia, fino ad essere arrestati”.

Il Seminario, presieduto dall’on. Luca Volonté, presidente del Gruppo PPE e relatore della Risoluzione, si è svolto alla presenza di deputati europei, ambasciatori e funzionari del Consiglio d`Europa. Grazie anche ad un audiovisivo su queste violenze e aggressioni, numerosi  deputati hanno deciso di approfondire il tema e di informare meglio il Comitato dei Ministri del Consiglio d`Europa.

Si è parlato a lungo dei crescenti attentati verso la libertà di coscienza legati alle questioni della famiglia e della morale naturale. In particolare, sono state prese in esame le cause McFarlane e Ladele contro il Regno Unito sulla violazione del diritto fondamentale all’obiezione di coscienza. Più nello specifico, le suddette cause riguardavano il licenziamento di un’impiegata all’ufficio Stato Civile del Municipio, e di un consulente matrimoniale, poiché avevano espresso, in coscienza, la loro incapacità di consigliare sessualmente una coppia gay e di celebrare la loro unione civile.

La Corte europea dei diritti dell’uomo, a cui era giunta la causa, non ha giudicato spropositata la decisione. Ciò dimostra che la facoltà di un impiegato di non sentirsi costretto a compiere certe funzioni contrarie alle sue convinzioni morali oggi è in grave pericolo.

Per questo la Risoluzione sulla libertà di coscienza e di religionericorda che gli Stati hanno l’obbligo di rispettare la libertà di espressione, il diritto all’obiezione di coscienza delle persone e delle comunità di persone, così come i diritti educativi dei genitori «in relazione alle questioni sensibili dal punto di vista etico» .

Le risoluzioni dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa non sono direttamente vincolanti, ma sono una fonte del diritto e hanno un’autorità politica. La Corte europea ne tiene conto e il Comitato dei Ministri deve dare seguito alle richieste contenute. Le istituzioni internazionali, come il Consiglio d’Europa, hanno anche un ruolo di sorveglianza e di denuncia degli attentati ai diritti fondamentali perpetrati da o all’interno degli Stati membri. Queste istituzioni sono spesso il solo ricorso legale che permette di denunciare tali attentati, di obbligare i governi a risponderne e di fare pressione sui governi stessi perché vi pongano fine.

Inizialmente la Risoluzione si concentrava sulla violenza perpetrata contro le minoranze religiose fuori dell’Europa. Dopo l’aumento delle violenze e delle ostilità antireligiose in Europa, i deputati hanno integrato la Risoluzione anche in funzione dei paesi europei, richiamando i principi fondamentali della libertà di coscienza e libertà religiosa che sono attualmente minacciati.

La Risoluzione potrà essere citata da chi difende i diritti genitoriali – in particolare in ambito di educazione – dai difensori dell’obiezione di coscienza e dalle istituzioni religiose, al fine di preservare la loro autonomia istituzionale e morale di fronte ai tentativi di imporre una nuova morale ufficiale (aborto, eutanasia, LGBT, ideologia di gender, ecc).

Conclude Puppinck: “La libertà delle coscienze, delle famiglie, delle scuole, delle comunità religiose, cosi come la libertà di espressione, dovranno essere difese: questa risoluzione è un aiuto”.

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Elisabetta Pittino

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