ZENIT il 29 aprile scorso, ha comunicato che è stata pubblicata la terza edizione dell’Enciclopedia delle Religioni in Italia, Elledici 2013. Da essa si apprende che nella nostra nazione, tutti i raggruppamenti di credenti, dai minimi ai massimi compresi, sommano a 835 denominazioni religiose diverse dalla cattolica (tutte definite “religioni” per semplificare). Il direttore del CESNUR, Dott. Massimo Introvigne, ha concluso la sua analitica presentazione dicendo: «836 religioni e denominazioni mostrano che l’Italia è un Paese caratterizzato da un pluralismo religioso crescente, che non va sopravvalutato – quella cattolica rimane la religione ampiamente maggioritaria – ma nemmeno sottovalutato».
Esatto. Nè sopravvalutato né sottovalutato
Non va sopravvalutato perché, fatti i conti, “gli appartenenti a minoranze religiose sono il 2,5% dei cittadini italiani”, quindi, si direbbe, una realtà quasi trascurabile, a prima vista forse solo folkloristica. Invece non va nemmeno sottovalutato perché sono in continua crescita e soprattutto perché in genere questi gruppi minoritari, essendo lanciati alla… conquista del territorio, richiedono ai loro adepti un attivismo proselitistico, o comunque diffusivo della nuova religione, che tra noi si ritrova solo nei grandi convertiti. Ad esempio, è ben difficile che una parrocchia disponga di 5 laici adulti nella fede disposti a percorrerla tutta, ogni anno, famiglia per famiglia, per riagganciare i “lontani” come invece fanno i Testimoni di Geova. E, anche se è vero che le proposte di nuove fedi riscuotono spessissimo un rifiuto, è anche vero che, laddove esse riescano a instaurare un dialogo (sia pure motivato da mera curiosità se non da illusione di “conoscere quel misterioso libro che è la Bibbia”) alla meno peggio inoculano molti dubbi sulla fede cattolica e diffidenza nella guida dei nostri pastori.
I volontari del GRIS poi, come già detto, ispirandosi all’atteggiamento di Gesù verso la pecorella smarrita, non si sentono affatto tranquillizzati dall’esiguità di quel 2,5%, (che supera di una volta e mezza la statistica evangelica!) perché Gesù è venuto – pagando il prezzo che sappiamo! – per dare al Padre quegli “adoratori in spirito e verità” che Egli desidera. E, quanto alla verità soprannaturale creduta dai suoi figli, Dio non si contenta che essa sia approssimativa o mescolata all’errore. Gesù, ultimo e pieno rivelatore del pensiero di Dio e del suo disegno salvifico, è venuto “affinché tutti abbiano la verità e l’abbiano in abbondanza”. Tutti i figli di Dio, effettivi o potenziali, hanno diritto al top del cibo più eccellente possibile, senza sconti o sofisticazioni. Senza dire dei danni che l’errore e le illusioni producono alle persone nello loro scelte di vita. Basti pensare alla alienazione e alla fuga dalla vita reale inculcata dalle sette finemondistico-millenariste; alla divisione tra i membri della famiglia, parenti e amici; perfino a decisioni di… immolazione della vita basate sul credere ad idee che non hanno alcun fondamento né logico né biblico…
La religione cattolica resta quella ampiamente maggioritaria?
Sì ma a questo riguardo – e oltre il dato sociologico che non può andare oltre una certa superficie – i pastori del gregge dispongono di un dato teologico-pastorale più preciso! Essi sanno bene che non è stato per gioco che Benedetto XVI ha deciso di indire un Anno della Fede! Se si pensa che altrettanto fece Paolo VI mezzo secolo fa – e agli scarsi risultati ottenuti, tanto che oggi i Vescovi denunciano uno “spaventoso analfabetismo religioso” – questo vuol dire che le forze che remano contro lo sviluppo santificante del popolo di Dio non cessano di giocare a braccio di ferro con la nostra pastorale. Una pastorale che, ad onor del vero e con assoluta abnegazione, si inventa mille e più modi per attirare verso una fede “celebrata, professata, vissuta”. Chi non sa dell’enorme sviluppo realizzato in campo biblico? E della moltiplicazione dei mezzi catechistici per educare alla fede? Eppure sia la Fides QUAE (la dottrina creduta) che la Fides QUA (la pratica cristiana) lasciano ancora, come sempre, molto a desiderare. Abbiamo tutti sotto gli occhi il corrosivo fenomeno del relativismo, sia in morale che in rapporto alla verità, che riesce a far vivere la maggioranza dei cattolici “etsi Deus non daretur” (come se Dio non ci fosse) o, per dirla con Garelli “nella religione dello scenario”; una religiosità cioè che sta sullo sfondo e viene riesumata solo nelle occasioni sacramentali (ahimé!) catalogate laicisticamente come cose di prassi tradizionale da sbrigare e archiviare.
La verità è dunque che questa forma di “maggioritarietà” della religione cattolica (che poi alcuni si piccano di distinguere dalla fede, confondendo le idee a chi non afferra certe sottigliezze) non è assolutamente tranquillizzante. E il pericolo più grande, a mio avviso, è quello che l’Anno della Fede, pur con le migliori iniziative, non guarisca la radice del problema che fa vivere “etsi Deus non daretur“. Esso richiede infatti una cura a monte, più radicale di quella intesa solo a recuperare, approfondire, consolidare la fede.
Occorre, forse anche per credenti attivi, una rifondazione della Fede
E dicendo questo faccio appello allo specifico della attività del GRIS che consiste nell’aiutare, chi è stato affascinato da fedi alternative, a vedere che esse non hanno fondamento. Peccano di credibilità quanto alla loro pretesa di essere di fede divina, e/o quanto alla promessa di far raggiungere all’uomo il fine della sua salvezza (intramondana o trascendente che sia).
Tra tutte le proposte alternative alla fede cattolica il GRIS vede come più pericolosi quei MRA (Movimenti Religiosi Alternativi) che pretendono di avere base biblica. Come evidenziato dal Dott. Introvigne, sono del numero non solo i numerosi Testimoni di Geova ma anche il nutrito gruppo protestante, soprattutto dei pentecostali e delle ADI (Assemblee di Dio in Italia)
Applicando alla nostra problematica cattolica questa finalità del GRIS, tesa alla valutazione critica delle “radici” o fondamenta credibili della fede, noi quindi ci occupiamo anche di far scoprire il fondamento, ragionevolmente credibile, della fede cattolica ai nostri fratelli di fede, soprattutto in occasione di confronti critici con gli esponenti delle “altre campane”. Riesumiamo cioè le ragioni della Fede cattolica per quei nostri fedeli che dichiarano, o mostrano in pratica, di non credere più in essa. Questi non sono del numero di quelli che l’anno trascurata ma mai rinnegata e che accampano mille scuse per tale loro trascuratezza. No, essi sono tra quelli che se ne disinteressano perché non la ritengono più credibile e aprono la porta a nuove speranze.
(La seconda puntata segue domani, lunedì 6 maggio)