Antoine è un avvocato di successo, ha una bella moglie con due figli, una vita agiata e soddisfacente. Eppure proprio perché ha raggiunto la pienezza dei quarant’anni sente di dover fare di più verso suo figlio adolescente, verso il padre anaffettivo e suo fratello con il quale è sempre in rotta. Un giorno il professore del figlio Antoine lo convoca a scuola per un colloquio e successivamente gli manda un biglietto di invito per partecipare a una catechesi per adulti organizzata da un sacerdote cattolico…

Antoine esercita da avvocato: un lavoro che lo appaga pienamente. Ha una moglie, Claire, molto affettuosa verso di lui e due bambini: un adolescente, Arthur, non più irrequieto di quanto ci si potrebbe aspettare e l’adorabile piccolina di casa. Antoine è insomma un borghese tranquillo di quarant’anni, che non ha nessun vizietto né hobby particolari e le sue giornate scorrono su binari tranquilli fra lavoro, famiglia e serate con gli amici.

Eppure Antoine percepisce un senso di incompletezza: non riesce a gestire il figlio adolescente con il quale non c’è dialogo. Se Arthur si chiude in camera ad ascoltare dischi appena gli è possibile, il padre non ha altro da dirgli se non chiedergli che voti ha preso e se ha fatto i compiti. Anche i rapporti con i suoi familiari sono difficili: con il padre che fin da ragazzo lo ha trattato duramente e con il fratello ribelle Alain che ha avuto molto meno fortuna di lui e che forse per questo non niesce a nascondere l’astio che prova nei suoi confronti. Solo con sua sorella Emilie riesce ad avere un rapporto affettuoso e confidenziale.

Durante un incontro con i professori della scuola di suo figlio, Antoine conosce un insegnante con cui ha modo di parlare apertamente delle difficoltà che trova nel comprendere Arthur. Il professore percepisce in quel padre delle aspettative irrisolte e gli fa pervenire un invito a un corso serale di catechesi per adulti gestita da un sacerdote cattolico. Antoine, incuriosito, finisce per andarci una prima volta e continuerà a parteciparvi anche nelle settimane successive.

Sono interessanti le reazioni dei suoi familiari, significative di quanto sia difficile inserire delle tematiche religiose nella realtà di un “laico anonimo” (il film è tratto dal libro Catholique anonyme di Thierry Bizot, racconto autobiografico del marito della regista Anne Giafferi) : la moglie pensa all’inizio che si tratti di un vezzo da intellettuale; la sorella gli confida che preferisce risolvere i suoi problemi con quello che considera un metodo più efficace: sottoporsi a sedute psicoanalitiche e che in fondo avrebbe preferito per lui un interesse per il buddismo: sarebbe stata una soluzione più “innocua”.

Si tratta di una diffidenza che non colpisce solo i familiari di Antoine: all’interno stesso dei partecipanti agli incontri serali una donna afferma di sentire il grande fascino della Parola di Dio ma di non poter sopportare la Chiesa con la sua pletora di cardinali e vescovi, in particolare quelle terribili scarpe rosse di Benedetto XVI.

Antoine medita e va avanti; ogni tanto ama rifugiarsi in una chiesetta diroccata sulla costa e decide di fare tutto ciò che è necessario per migliorare i suoi rapporti con il figlio, il padre e il fratello anche se spesso questi buoni propositi non approdano alle soluzioni sperate.

Alla fine la reazione peggiore verrà proprio da sua moglie: quando Antoine le confessa di aver trovato la fede, Claire teme che ciò voglia dire per lui iniziare a trascurare i doveri e gli affetti familiari, andando a frequentare chissà quali ritiri spirituali.

Non vogliamo certo svelare il finale dei risvolti familiari della storia, ma alla fine gli incontri di catechesi, tenuti in un locale alquanto disadorno dove sono sempre più le sedie vuote che quelle piene, avrà termine e tutti i nodi arriveranno al pettine.

Chi aveva frequentato con un atteggiamento esclusivamente razionalista, quasi un completamento delle proprie riflessioni filosofiche, dichiarerà di non esser rimasto convinto; la signora che era venuta per cercare emozioni, confesserà di non sentirsi toccata dalla fede; solo Antoine che non si era limitato a frequentare il corso ma che aveva cercato di vivere la scoperta della fede calandola all’interno della propria vita, ora può dire di sentirsi trasformato, nudo di fronte all’amore di Dio e desideroso di chiedere perdono a tutti i presenti, che all’inizio aveva trattato con sufficienza.

L’amore inatteso è un film strano: è molto ben sviluppata la vita di Antoine e dei suoi familiari nei suo momenti belli e brutti (un realismo che sa molto di vita vissuta, quella del marito scrittore e della moglie regista) ma è stranamente reticente proprio nel raccontare l’evoluzione spirituale del protagonista. Non ci vengono presentati i dettagli degli incontri di catechesi, (se non la domanda di inizio corso: “chi ha desiderio di venire amato?” che dà il titolo alla versione originale del film) e siamo costretti ad immaginarci, vivendo i piccoli progressi di Antoine, quali siano state le sue riflessioni.

La regista sviluppa molto bene la cronaca famigliare di Antoine e Claire ma è stranamente reticente nel darci visibilità sulle motivazioni della conversione.

A quarant’anni, il protagonista si accorge che deve fare di più per la propria famiglia e trovare con gli altri una comunione più profonda che non riesce a raggiungere se non riconoscendo l’esistenza di un Dio che è amore.

Sarebbe stato meglio conoscere maggiori dettagli sulla sua vita lavorativa, sarebbe stato meglio se la moglie si fosse accorta della conversione del marito proprio per aver scoperto una maggiore attenzione nei suoi confronti, invece del sospetto del contrario; sarebbe stato meglio se la regista avesse immesso un poco più di entusiasmo nel film.

Indubbiamente siamo lontani dai lavori dei professionisti della conversione cristiana (Flywheel, October Baby, Fireproof) dove vienne sempre mostrata una diretta connessione fra la Parola di Dio e la maturazione spirituale del protagonista ma dobbiamo lo stesso essere lieti per la scelta della regista di non aver ceduto alla tentazione di arricchire la narrazione con qualche evento spettacolare ma di aver fatto in modo che la conversione risaltasse proprio sullo sfondo della vita familiare di un borghese qualunque, che ora è diventato un cattolico anonimo.

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Titolo Originale: Qui a envie d'être aimé?
Paese: Francia
Anno: 2010
Regia: Anne Giafferi
Sceneggiatura: Anne Giafferi
Produzione: FRANCE 3 CINÉMA, PARABOLE FILMS, LES 3 BIZ, BELVISION FRANCE, GPB, ODDO, CON LA PARTICIPAZIONE DI CANAL + ET CINÉCINÉMA, FRANCE TÉLÉVISIONS
Durata: 89'
Interpreti: Éric Caravaca, Arly Jover, Valérie Bonneton, Jean-Luc Bideau

Per ogni approfondimento: http://www.familycinematv.it