L’ateismo e il relativismo sono essenzialmente contraddittori [I]. L’ateismo per il fatto di pretendere d’essere vero e relativista allo stesso tempo, “decostruendo” ogni verità e norme morali a partire da una verità certa: la non-esistenza di Dio. Da questa verità l’ateismo ne deduce una regola morale assoluta, cioè quella di proibire il porsi delle regole. L’ateismo relativista vuole così negare il valore di ogni dogma e certezze morali partendo invece da un dogma nuovo che dovrebbe creare una nuova moralità.
A sua volta il relativismo è contraddittorio perché insiste sul fatto che ogni affermazione, incluse quelle contraddittorie, sono sempre vere o sempre false. Chi però sostiene che due affermazioni contraddittorie possano essere vere, deve in ogni caso accettare che due contraddizioni non possano essere vere. Tale evidente contraddizione condurrebbe colui che la sostiene a rinunciare di vivere come essere umano: pensando, dialogando e vivendo in società. Peraltro chi non accettasse il principio di non-contraddizione, diventerebbe simile ad un vegetale. Le conseguenze di tutto ciò portano sia il relativismo che l’ateismo assoluti ad escludersi reciprocamente. Il relativismo infatti può essere solo vero quando è parziale al modo di esprimere una verità, e non alla verità stessa.
Tali considerazioni ci inducono a sostenere il giusto relativismo della verità, sempre relativa rispetto all’intelligenza di chi conosce [II]. La verità d’altronde è unica solo nell’intelligenza divina, giacché Dio, nel conoscere se stesso, conosce ogni cosa. La verità umana è molteplice poiché ogni cosa possiede la sua intrinseca verità; tuttavia si conosce tale verità solo parzialmente mediante molti giudizi veri. Infatti la conoscenza umana è progressiva e sino ad oggi nessuna scienza può affermare di conoscere perfettamente l’oggetto studiato. La realtà che ci sta dinanzi è sempre più ricca di quanto ci appare, il che la rende come una finestra attraverso la quale ci arriva la luce della verità e della bontà divine.
Peraltro non possiamo non constatare che viviamo in un ambiente culturale impregnato di relativismo: non però un relativismo assoluto, contrario alla radice e alla ragione umana, piuttosto di un assolutismo relativista. In effetti le filosofie relativiste non hanno ancora distrutto la razionalità umana; si continua a ragionare nella convinzione che è possibile conoscere la verità e che le affermazioni contraddittorie non possono essere allo stesso tempo vere. Anche in questo modo il relativismo dilaga nella cultura attuale, non attraverso la Logica, ma mediante la forza della ripetizione superficiale di alcune idee. Non c’è dubbio che non viviamo in un ambiente dove regna un relativismo assoluto, ma dove regna invece un assolutismo relativista.
Assolutismo relativista significa, in fondo, sforzarsi per imporre una cultura mondiale che tenta di distruggere i valori tradizionali. Tale cultura pretende di convincere i popoli del relativismo di ogni cosa, poiché la verità non esiste (o tutto è verità, il che è lo stesso) e ogni comportamento morale è tanto buono quanto cattivo. Quanto è contraddittorio sembra essere, al giorno d’oggi, sempre più valido e tollerabile. L’unica cosa a non essere tollerata è che le contraddizioni vengono ad essere rivelate insieme all’irrazionalità dello stesso relativismo. L’assolutismo relativista ci chiede di tollerare le menzogne come se fossero delle verità belle e buone, per non “tollerare” le verità come se fossero delle menzogne.
In Etica, l’assolutismo relativista si manifesta in due modi: nel cosiddetto positivismo e nel pensiero debole. Entrambi dicono che l’Etica può essere solo descrittiva giacché può narrare come vivono i popoli, senza dettare norme morali concrete. Il Positivismo afferma che il metodo delle scienze sperimentali deve essere applicato ad ogni scienza. E le scienze descrivono unicamente la realtà, senza prescrivere nulla. Per questo l’Etica deve dire come la gente si comporta.
L’altro sistema etico importante è definito “pensiero debole”. Sostiene che il filosofo morale deve descrivere i modelli di comportamento per poter facilitare il dialogo fra le culture. Si forma così una tavola rotonda, simile ad un gioco di carte dove non si raggiunge alcuna conclusione. Questo sembra essere un’esigenza della “democrazia”. E l’argomento che utilizzano dice: gli uomini sono tutti uguali; quando due uomini hanno opinioni diverse, entrambe devono essere accettate, giacché sarebbe antidemocratico o politicamente scorretto dire che alcuni uomini hanno ragione ed altri si sbagliano [III].
Chi pensa in questo modo dovrebbe prima di tutto chiarire cosa significhi l’affermazione “gli uomini sono tutti uguali”. Se significa che ognuno possiede una stessa dignità, siamo d’accordo; ma se si sostiene che tutto ciò che gli uomini affermano sia sempre vero in virtù di una comune dignità, ciò è assurdo!
Dalla dignità della natura umana non si deduce che la conoscenza di ogni essere umano sia sempre vera; ma neppure che si dica sempre la verità. L’uomo, infatti, non solo può sbagliarsi, ma anche mentire, manipolare e tentare di dominare chi gli sembra più debole. Non è chiaro quindi come l’errore o la menzogna possano aiutare a sostenere la “democrazia”.
Pertanto sia il positivismo sia il pensiero debole rivelano bene l’attuale assolutismo relativista, ovvero il tentativo di imporre, con la forza della ripetizione, affermazioni contraddittorie come se fossero verità assolute, negando quanto di vero e di buono.
L’assolutismo relativista, ultima forma di pensiero universale, non rispetta affatto le culture davvero umane che sono sempre alla ricerca della verità. Ciò costituisce una reale minaccia alla vita sociale che si possa dire veramente umana: infatti se l’Etica fosse soltanto descrittiva, i filosofi potrebbero parlare sulle diverse culture, ma non parlare con esse. Viene offesa dunque la dignità e la razionalità umana, che rimane aperta al dialogo sincero alla ricerca di una verità condivisibile per tutti gli uomini [IV].
Don Anderson Alves è sacerdote della diocesi di Petrópolis, Brasile. È dottorando in Filosofia presso alla Pontificia Università della Santa Croce a Roma.
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NOTE
[I] Cfr. http://www.zenit.org/it/articles/l-ateismo-e-una-scelta-razionale; cfr. anche: http://www.zenit.org/it/articles/il-relativismo-puo-essere-assoluto
[II] Cfr. http://www.zenit.org/it/articles/il-relativismo-relativo-o-la-corretta-relativita-della-verita
[III] Cfr. A. Vendemiati, In prima persona. Lineamenti di etica generale, 3ª ed., UUP, Città del Vaticano 2008, cap. 1.
[IV] Cfr. R. Spaemann, ¿Qué es la ética filosófica? Em Limites, acerca de la dimensión ética del actuar, Ediciones Internacionales Universitarias, Madrid 2003, pp. 19-20.