Preghino tutti per la Chiesa, perché non si perda nella mondanità

Nella Casa Santa Marta, Il Pontefice invita ad affidare al Signore nella preghiera “gli anziani, gli ammalati, i bambini, i ragazzi” e le tribolazioni piccole e grandi della Chiesa

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“Quando la Chiesa diventa mondana, quando ha dentro di sé lo spirito del mondo, quando ha quella pace che non è quella del Signore […] la Chiesa è una Chiesa debole, una Chiesa che sarà vinta e incapace di portare proprio il Vangelo, il messaggio della Croce, lo scandalo della Croce…”.

Se qualcuno aveva dubbi sulla poca autorità di questo Papa, tutto sorrisi e abbracci coi fedeli, da qualche settimana avrà iniziato a ricredersi. Nelle omelie durante le Messe nella cappella della Domus Sanctae Marthae, Bergoglio rende pubblico il suo pensiero con grande libertà. Ed è un pensiero che non vuole sottendere posizioni politiche o ‘punzecchiare’ qualcuno, come indicano forzatamente tanti giornali . Piuttosto è un pensiero “da parroco”, da “catechismo”, che “vuole formare le coscienze” [1].

Le parole nell’omelia della Messa di questa mattina, alla presenza di alcuni dipendenti dell’Apsa, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, sono l’ennesimo monito ad una Chiesa moderna che rischia di perdere di vista il suo centro, Gesù Cristo, e che invitano alla preghiera, quale via di custodia per l’umanità e per la stessa Chiesa. 

La preghiera è, infatti, secondo papa Francesco, lo strumento diretto che collega ogni sforzo umano con l’azione salvifica di Cristo e che rinnova costantemente l’affidamento della Chiesa al Signore. “Si può custodire la Chiesa – sottolinea il Santo Padre – si può curare la Chiesa e noi dobbiamo farlo con il nostro lavoro, ma il più importante è quello che fa il Signore”.

Dio, infatti, “è l’Unico che può guardare in faccia il maligno e vincerlo. Viene il ‘principe del mondo’, ma contro di me non può nulla”. Il Pontefice continua a parlare del demonio, e dice: “Se vogliamo che il principe di questo mondo non prenda la Chiesa nelle sue mani, dobbiamo affidarla all’Unico che può vincere il principe di questo mondo”.

Ma sorge una domanda: quando preghiamo, “noi preghiamo per la Chiesa, ma per tutta la Chiesa?” si interroga papa Bergoglio. Preghiamo “per i nostri fratelli che non conosciamo, dappertutto nel mondo?”; diciamo “Signore, guarda la tua Chiesa… È tua. La tua Chiesa sono i nostri fratelli”? Per il Papa, questa “è una preghiera che noi dobbiamo fare dal cuore, sempre di più”.

E’ facile però – osserva il Santo Padre – “pregare per chiedere una grazia al Signore”, “per ringraziare” o quando “abbiamo bisogno di qualcosa”. Diventa complicato pregare invece per gli altri, per tutti quelli che hanno “ricevuto lo stesso Battesimo” dicendo al Signore “sono i tuoi, sono i nostri, custodiscili”.

“Affidare la Chiesa al Signore” è dunque “un atto di fede” fondamentale, evidenzia il Papa, “una preghiera che fa crescere la Chiesa”. Perché – prosegue – “noi non possiamo nulla, noi siamo poveri servitori della Chiesa”. Solo Dio “può portarla avanti e custodirla e farla crescere, farla santa, difenderla dal principe di questo mondo e da quello che vuole che la Chiesa diventi, ovvero più e più mondana”.

Per il Pontefice, la mondanità della Chiesa “è il pericolo più grande!”. “Quando la Chiesa diventa mondana”, afferma, quando non porta in sé “quella pace di quando Gesù dice ‘Vi lascio la pace, vi do la mia pace’, non come la dà il mondo”, è una Chiesa “vinta”, che ha perso di forza, perché ha mancato la sua missione principale: “portare il Vangelo, il messaggio della Croce, lo scandalo della Croce…”.

Papa Francesco ritorna quindi sul valore della preghiera, come faro che illumina la via verso quella pace “che il mondo non può dare”, che “non si compra”, ma che è “un vero dono della presenza di Gesù in mezzo alla sua Chiesa”.

“Affidare la Chiesa al Signore – ribadisce Bergoglio – affidare gli anziani, gli ammalati, i bambini, i ragazzi. ‘Custodisci Signore la tua Chiesa: è tua!’ Con questo atteggiamento Lui ci darà, in mezzo alle tribolazioni, quella pace che soltanto Lui può dare”.

La Chiesa “è in tribolazione” afferma colui che ne è Capo, “ci sono grandi tribolazioni” come la persecuzione, ma anche “le piccole tribolazioni della malattia o dei problemi di famiglia”. Grandi o piccole che siano vanno comunque affidate nella preghiera, implorando il Signore: “Custodisci la tua Chiesa nella tribolazione, perché non perda la fede, perché non perda la speranza”.

“Fare questa preghiera di affidamento per la Chiesa – conclude papa Francesco – ci farà bene e farà bene alla Chiesa. Darà grande pace a noi e grande pace alla Chiesa, non ci toglierà delle tribolazioni, ma ci farà forti nelle tribolazioni”. 

*

[1] Lo osservava la vaticanista Angela Ambrogetti su Korazym.org, nell’articolo del 28 aprile 2013: “Per Bergoglio come per Raztinger trovare Gesù fuori dalla Chiesa non è possibile” (http://www.korazym.org/index.php/component/content/article/29-le-opinioni/3932-per-bergoglio-come-per-raztinger-trovare-gesu-fuori-dalla-chiesa-non-e-possibile.html)

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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