Riprendiamo di seguito il saluto rivolto oggi dal Magnifico Rettore della Pontificia Università Lateranense, monsignor Enrico dal Covolo, al Seminario inaugurale del Corso di alta formazione “Persona, Governance, Mercato” su “Sicurezza, Economia e Diritti umani nelle relazioni transatlantiche”.
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Signore e Signori,
introducendo questo Seminario – che a sua volta inaugura il Corso di alta formazione Persona, Governance, Mercato promosso dall’Accademia Internazionale per lo Sviluppo Economico e Sociale (“AISES”) – permettetemi di accennare ad alcune feconde “ricadute” di questo stesso Seminario e del Corso.
In particolare, vorrei alludere alle possibili “ricadute” sulle giovani generazioni. Ci troviamo, infatti, in una Università che ha tra i suoi scopi istituzionali non soltanto la ricerca accademica, ma anche – e soprattutto – la preparazione dei giovani alla loro vita futura e la formazione integrale degli studenti, che non può non tener conto dei temi, di cui ci occuperemo oggi: “Sicurezza, Economia, Diritti umani”.
Tali temi necessitano di essere analizzati in una prospettiva internazionale, e ferma rimane la volontà di questa Università nel cogliere tale sfida educativa. Del resto, è ben nota a tutti la forte vocazione internazionale di questa Università, riconosciuta già dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca nel 2004 quale istituzione universitaria di particolare rilevanza scientifica internazionale.
Proprio alla fine dello scorso mese di marzo, questa stessa Università ha ospitato il First International Meeting of Young Catholics for Social Justice, un incontro che ha fatto emergere 137 brillanti giovani, provenienti da tutto il mondo e dedicato ai temi della giustizia sociale, dei diritti civili, dell’educazione, della carità e della comunicazione.
Sono felice che questa medesima Università possa fornire oggi l’occasione per parlare anche dei temi della sicurezza, in un Paese in cui tale genere di tematiche non sempre viene considerato con la dovuta attenzione, anzi talvolta è visto con un certo sospetto, talaltra minimizzato.
Ritengo, viceversa, importante far lievitare una sana cultura della sicurezza, e credo che le Università siano il luogo migliore per promuovere questa istanza.
E’ utile delineare alcuni punti salienti inerenti la tematica odierna. Si tratta di un dibattito che riguarda le aree:
– di sicurezza e difesa;
– geopolitico-economica;
– e finalmente quella dei diritti umani.
1. Direttamente connesso con i temi della sicurezza è sicuramente il fenomeno delle primavere arabe, che – comunque debba essere valutato (ai posteri l’ardua sentenza!) – ha aperto scenari nuovi.
Ciò è avvenuto per una serie di fattori, tra i quali:
– l’indebolirsi dei governi centrali, nonché della loro autorevolezza, che ha creato difficoltà quanto alla guida e al controllo di alcune aree;
– la porosità dei confini, che aggrava il fattore appena indicato;
– la proliferazione degli armamenti e della loro circolazione;
– una crescente commistione tra attività terroristiche e criminalità comune.
Ovviamente, qui prendiamo in considerazione gli aspetti di “criticità”. Bisogna riconoscere tuttavia che le primavere arabe hanno svelato istanze positive, quali soprattutto la volontà di partecipazione e di democrazia autentica, ai fini di un risanamento del tessuto sociale.
Tornando alla “criticità” dei fenomeni, si è assistito altresì a un mutamento delle strategie terroristiche: non più una gestione unitaria, un’unica cabina di regia, ma una progressiva regionalizzazione del fenomeno.
Si va verso un’azione condotta non più a livello globale, ma a livello regionale. Numerosi sono i focolai di crisi ancora drammaticamente aperti, tra i quali soprattutto il post-crisis libico; il conflitto siriano in atto; diversi episodi nel continente africano; la situazione maliana; la situazione somala; la questione dello Yemen; e naturalmente il conflitto arabo-israeliano, che è allo stato attuale tuttora congelato: dalla soluzione di esso dipende, ovviamente, lo sgonfiamento di molte di queste fenomenologie.
2. Dal punto di vista economico, nella nostra prospettiva, Persona, governance e mercato, sono tre voci di un unico sintagma, che non declina mai le questioni economiche al singolare.
In effetti, la nostra prospettiva ritiene che l’economia debba rinviare sempre e comunque a un insieme di problemi, che riguardano il tema dell’uomo in tutte le sue dimensioni.
Un celebre economista tedesco, Wilhelm Röpke, sosteneva che esiste sempre qualche cosa che va “al di là dell’offerta e della domanda”. Ebbene, questo qualche cosa in più è per noi la dignità della persona umana, cifra e parametro di un adeguato ordine economico, inserito in un più ampio ordinamento sociale ed etico. Di fatto, nella prospettiva della Dottrina sociale della Chiesa (perché questa è la nostra prospettiva), l’adeguatezza dell’ordine economico e dell’ordinamento sociale è realizzata dalla loro conformità alla visione biblica dell’uomo: l’uomo è l’immagine visibile del Dio invisibile.
Così, alla fine di tutto, l’ampio orizzonte di riferimento non è soltanto quello etico, ma è piuttosto quello teologico, unico orizzonte capace di una sintesi formativa soddisfacente.
Ma torniamo alle feconde ricadute del nostro Seminario sulle giovani generazioni.
C’è anzitutto un motivo, diciamo così, “prospettico”, che collega tra loro la condizione giovanile di oggi e persona, governance e mercato, quando si considerano con questo sintagma le voci più robuste del paradigma economico.
Noi sappiamo che oggi il lavoro individuale non è pensabile, se non è innervato in istituzioni, ovvero in strutture organizzative ed economiche, che precedono e sostengono l’impegno individuale; e sappiamo, altrettanto bene, che non tutti i modelli economici e sociali sono adeguati all’antropologia cristiana.
Esiste, dunque, da parte di chi opera nell’ambito dell’economia, una precisa responsabilità nei confronti dei più giovani. Essa consiste nell’impegno di coniugare tra loro persona, governance e mercato entro modelli che siano rispettosi della dignità e della vocazione fondamentale dell’essere umano, creato a immagine e somiglianza di Dio.
Non a caso, il Papa Francesco ha eloquentemente sostenuto che la crisi economico-sociale e il conseguente aumento della povertà ha le sue radici in politiche ispirate da certe forme del neoliberalismo, che considerano i guadagni e le leggi del mercato come parametri assoluti, a danno della dignità delle persone e dei popoli.
3. Concludo con il tema della protezione dei diritti umani.
Papa Benedetto XVI affermava: I diritti umani sono basati sulla legge naturale iscritta nel cuore dell’uomo e presente nelle diverse culture e civiltà.
I diritti umani sono violati non solo dal terrorismo, la repressione e le uccisioni – amava dire Papa Francesco quando era ancora arcivescovo di Buenos Aires –, ma anche dall’esistenza di condizioni di estrema povertà e di condizioni economiche ingiuste, che sono all’origine delle grandi diseguaglianze.
Fermo, pertanto, deve essere l’impegno di tutti coloro che ricoprono ruoli nelle istituzioni, per condurre una battaglia contro la povertà, che costituisce una delle più grandi ingiustizie sociali e che viola palesemente i diritti umani.
Possono servire da monito, per noi tutti, le parole di Papa Francesco, sensibile alla preoccupante situazione che stiamo vivendo: La sofferenza degli innocenti e dei pacifici non cessa di schiaffeggiarci, il disprezzo dei diritti delle persone e dei popoli più vulnerabili non sono
poi così lontani da noi; l’impero del denaro con i suoi effetti demoniaci – la droga, la corruzione, il traffico di persone, perfino di bambini – insieme alla miseria materiale e morale sono ormai moneta corrente.
Bisogna, quindi, concentrare le energie nella lotta contro il disprezzo dei diritti della persona, difendendo i diritti universali, troppe volte schiacciati o peggio ancora, ignorati.
E allora vi dirò anche che occuparsi di Persona, governance e mercato sarà tanto più efficace, quanto più chi lo fa sarà ricco di umanità, saprà farsi maestro, testimone e compagno di strada dei giovani. Gli adulti, così, sapranno ascoltare i giovani, ridestare e ricondurre a Gesù Cristo le domande sul senso della vita e del futuro, per sfidarli a prendere sul serio la proposta cristiana, facendone esperienza nella comunità.
Sappiamo che questo susciterà anche nuove e positive energie di impresa e di impegno lavorativo, e giungerà a ridimensionare la sterile indignazione, e – più ancora – la frustrazione, la ribellione e la rabbia.
Ho detto sappiamo, perché questa è stata già l’esperienza di alcuni grandi educatori di giovani, tra i quali mi piace ricordare il mio Fondatore, san Giovanni Bosco, attivissimo non solo nella cura dell’anima dei suoi ragazzi, ma anche intraprendente promotore di centri di formazione professionale. Tuttavia, egli rimase sempre consapevole che l’educazione è cosa del cuore, e che solo Dio ne è il padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l’arte e non ce ne mette in mano la chiave.
Ci tengo a ripetere a tutti voi l’augurio che i lavori di questo Convegno possano contribuire a incrementare i rapporti di reciproca fraternità – e dunque l’autentico sviluppo – nell’impresa, nel lavoro e nella salvaguardia dei diritti fondamentali.
Grazie per la vostra attenzione, e buon lavoro a tutti!
+ Enrico dal Covolo