Si è aperto venerdì 26 aprile con il saluto di monsignor Mariano Crociata, vescovo segretario della CEI, il Congresso Nazionale di Pax Christi Italia.

Monsignor Crociata ha citato il vescovo presidente di Pax Christi Italia monsignor Giovanni Giudici: “La violenza è diventata non solo più il confronto fra campi avversi, ma una questione presente in maniera endemica nella vita sociale dei Paesi nelle varie aree del mondo, per cui c’è questa spinta a considerare l’agire violento come quasi un fatto di cui non possiamo liberarci, non possiamo tenere in aree separate della nostra vita sociale” e ha indicato ai circa duecento partecipanti tre punti essenziali attinti agli Orientamenti pastorali della Chiesa in Italia per il decennio che stiamo vivendo: curare la memoria, cioè il radicamento nel Vangelo e nella Chiesa; testimoniare la fede, per avere adulti che possano  promuovere lo sviluppo integrale della persona, e infine profezia, “tornare a Gesù Cristo”.

Monsignor Giovanni Giudici, vescovo di Pavia e da quattro anni presidente di Pax Christi Italia, ha svolto il suo intervento su due punti principali: “collocare Pax Christi nel tempo. Occorre infatti ricordare la sorgente da cui siamo nati, così da prendere ispirazione per il nostro presente”   e collocare Pax Christi Italia nella Chiesa Italiana: “Collocarlo nella Chiesa italiana è pure un dovere; noi siamo parte del Popolo di Dio che cammina in Italia. In questa Chiesa noi siamo chiamati a vivere il nostro carisma e ad arricchire così la comunità del dono che Dio ci ha affidato. Uomini e donne del nostro movimento che, nella comunità italiana sono cresciuti, hanno in essa dato voce a istanze evangeliche che si venivano manifestando. Nello stesso tempo, noi siamo stati e siamo arricchiti dai doni degli altri cristiani. Abbiamo in questi anni ricevuto un contributo di sensibilità e di pensiero dalle caratteristiche di questa Chiesa”.

È intervenuto José Henriquez, segretario generale di Pax Christi International, che ha ricordato il carattere internazionale del movimento, la sua capacità di dialogo e di espressione ai massimi livelli nelle sedi internazionali e l'esigenza di “fare rete”, di cercare il dialogo per una maggiore condivisione degli obiettivi. “La nostra rete è grande... La nostra famiglia è viva e dinamica. Pax Christi è un movimento di pace, internazionale fin dalla sua genesi. Oggi è un movimento di portata mondiale con più di 100 organizzazioni in 50 paesi e parecchie di queste organizzazioni sono a loro volta delle reti. Siamo una rete di reti con tante lingue e culture. È importante sentirci e pensarci in questa maniera. Siamo tutti interessati alla costruzione della pace anche al di là delle nostre comunità”.

Evento centrale, la presentazione ufficiale della campagna “Scuole Smilitarizzate”: i giovani di Pax Christi ritengono sia urgente riaffermare che la scuola deve educare alla nonviolenza e alla pace come espressione di quella cittadinanza attiva sempre presente nelle indicazioni ministeriali, per formare costruttori di pace, tessitori di dialogo e di relazioni tra i popoli, nella ricerca di risoluzioni autenticamente pacifiche dei conflitti. Questo perché oggi la scuola italiana, attraverso molteplici iniziative inserite nei percorsi formativi, apre spesso le porte ad attività presentate, come 'orientamento scolastico', direttamente dalle Forze armate, da tempo impegnate a raggiungere capillarmente il mondo giovanile.

Destinatari della proposta del Collettivo giovani di Pax Christi sono dirigenti scolastici, insegnanti e studenti delle scuole secondarie superiori.

Oggi, sabato 27 aprile, i lavori del Congresso Nazionale proseguono con lavori di gruppo: i partecipanti si occuperanno di disarmo bene comune, giustizia sociale ed economia democratica, democrazia e cittadinanza, Chiesa in cammino e profezia della pace, respirare col mondo, educare alla pace nonviolenta, e si proseguirà con le operazioni di voto per rinnovare il Consiglio direttivo.

La serata sarà dedicata alla figura di don Tonino Bello con la proiezione del film su don Tonino “L'anima attesa” e successivamente con la rappresentazione dell'Opera teatrale su Don Tonino Bello, di e con Laura Gambarin e Gianluigi La Torre

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